MARTINELLI E I SEGRETI PER BATTERE IL FREDDO

PROFESSIONISTI | 14/04/2018 | 07:51
In primavera il freddo in alcuni Paesi è ancora pungente, soprattutto in certe aree dell’Europa dove si corrono le grandi classiche del Nord. Quelle del pavè, del freddo e del fango. Le corse che hanno fatto la storia del ciclismo e che si vincono grazie alla classe, alla buona sorte e curando dettagli impensabili che solo uno specialista, come Davide Martinelli, atleta del Team Quick Step Floors, ci può svelare.

“Direi che si gareggia in condizioni particolari e ci vogliono accorgimenti adeguati - racconta subito Davide - e voglio farvi un esempio. Tutti pensano che la crema riscaldante vada messa solo nelle parti esposte. In realtà la si applica su tutto il corpo. Su mani e piedi è fondamentale. Ne spalmiamo un tipo più leggero sotto l’abbigliamento e una più pesante fuori. Ho suggerito questi accorgimenti ad amici per l’ultima Eroica e si sono trovati bene. Anche i polsi e le caviglie vanno trattati con la crema pesante. Sono punti sottovalutati ma il gambale o il manicotto li lasciano spesso scoperti”.

Questo della crema è un trucco dei belgi?
“Sì, me l’hanno insegnato loro. Ma non solo questo ovviamente. Ad esempio ci sono dei cerotti da applicare sulla schiena: 2 dietro le spalle e 2 nella parte dell’addome basso e addominale esterno, che è la zona in cui passa molto sangue che va nelle gambe. Non si mette invece la crema sulla schiena perché lì non arriva aria e se esce un po’ di sole a riscaldare allora è la fine”.
 
E ancora: “Ci sono poi altri dettagli da considerare come le calze pesanti. Se ne trovano anche di lana e quando fa veramente freddo le uso volentieri, sono quelle ufficiali del team (De Feet) usate anche dagli sciatori. Mani e piedi sono sempre punti cruciali”.
 
Entrando più nel dettaglio ecco un’altra chicca: “Io metto all’interno della scarpa uno scaldino foot warmer da 5×10 cm che crea un ambiente più caldo. Una specie di sauna per il piede che per qualche ora è a posto. Poi entri nel vivo della corsa e il più è fatto. L’attenzione sale al top e il freddo passa in secondo piano”.
 
La parte meccanica ha bisogno di particolari adattamenti?
“Sicuramente il tubolare da 25 mm va gonfiato un paio di atmosfere in meno. Da 8 a 6 atmosfere. E’ un accorgimento che si adotta per migliorare l’aderenza con l’acqua e per affrontare meglio i tratti di pavé (in quel caso anche a 5.5 di pressione per uno come Davide di 70 kg). Altro dettaglio che da circa 3 anni funziona bene è il parafanghino posteriore”.

Vi sono poi accorgimenti legati all’alimentazione.
“Una cosa che si fa spesso è preparare dei gel sotto il pantaloncino, nella salopette, sull’addominale. 3 a destra e 3 a sinistra e sai che sei a posto. Altro dettaglio è quello di posizionare un paio di barrette tra la maglia da corsa e la mantellina. Anche per l’idratazione ci sono accorgimenti particolari. Al posto di bere acqua si preferiscono maltodestrine e bevande molto zuccherate. C’è molto stress in questo tipo di gare e s’introducono più calorie possibili privilegiando le bevande ricche di carbo rispetto ai sali minerali visto che si suda meno rispetto alle gare estive”.
 
L’equipaggiamento è importante in particolare un dettaglio che riguarda i guanti.
“Ci vogliono guanti in neoprene sicuramente. Ci sono quelli usati dai sub. Da 2, da 5 mm o da 1 cm quello dipende dalla sensibilità. Si prendono spunti anche dagli altri sport. L’importante è sentire bene la frenata. A me piace uno spessore da 5 mm, se ci sono 2 gradi 1 cm”.

Altro aspetto è la gestione dei guanti in corsa.
“Non vanno cambiati quando sono bagnati. Lo ritengo un grave errore perché l’acqua che penetra all’interno viene comunque scaldata dal corpo. Cambiarli in corsa è negativo, ti gelano le mani”.

Un altro dettaglio importantissimo: “Se smette di piovere invece conviene cambiarli.
Non ricordo chi me lo ha insegnato ma ho subito fatto tesoro dei questo insegnamento. Quando fa molto freddo si cerca di mandare più sangue alla periferia magari sbattendo le mani. Il problema è che quando si va piano si soffre veramente il freddo. Allora si cerca di stare al vento: Quei 10-15 battiti in più ti servono per scaldare il corpo e restare caldo. Sopravanzare il gruppo e tenere 120-130 battiti che non ti stancano. Essere gelati è un punto di non ritorno: quando sei gelato sei finito non freni e non cambi più”.

intervista realizzata da www.sportplushealth.com sito che ospita il blog del corridore bresciano

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