Petacchi sconfitto in casa, pensa di... tornarci presto

| 22/05/2007 | 00:00
Davanti a Petacchi, a casa di Petacchi e ai suoi tifosi. Proprio un bel modo di festeggiare la prima vittoria al Giro d’Italia, lui che fin da piccino sognava di farlo, per emulare il suo idolo: Mario Cipollini. Danilo Napolitano come una furia entra nel salotto buono di casa Petacchi e manda tutto a carte quarantotto. «Ho fatto una volata bellissima – dice questo 26enne siciliano di Vittoria (Ragusa), tracagnotto e arcigno -. Avevo preso la ruota di Alessandro, sapevo che sarebbe stato lui l’uomo da controllare, poi ad un certo punto sono stato affiancato e superato da McEwen: l’ho fatto passare, per rispetto. Ma non mi sono fatto prendere dal panico, non mi sono demoralizzato. Io le volate me le gioco fino in fondo. Ho sfruttato l’occasione, certo che è sempre duro seguire Petacchi alla ruota. Comunque ho vinto, sono davvero contento, era ora che ottenessi qualche successo». Velocista puro Napolitano, che soffre le salite e ama la pista (5° l’anno scorso ai mondiali nello scrach). Siciliano di Vittoria, da nove vive sul Lago di Iseo, nel bresciano, dove ha svolto anche l’attività giovanile: 34 vittorie in cinque anni da dilettante. «Eppure ho fatto fatica a passare professionista». Non regge il passo di Napolitano Alessandro Petacchi, che ingoia il boccone più amaro, e mai come ieri il suo volto da velocista Pierrot è davvero l’immagine della tristezza. «Avrei preferito fare cambio con Danilo: lui primo al Mugello e io qui a casa mia». Avrebbe voluto andare a casa per festeggiare con i suoi amici, invece ci va per fare la doccia e per maturare il desiderio nemmeno tanto nascosto di fermarsi qui: Milano non sembra un approdo scontato. «Devo fare anche il Tour, il mio Giro è già soddisfacente: cercavo delle risposte e le ho avute», sono le parole che hanno il tono del commiato. Gli chiedono se Napolitano è il suo erede naturale, il velocista triste ha un sussulto di orgoglio. «Sono tornato, non ho intenzione di abdicare. Ho ripreso a vincere e sono convinto di poterlo fare ancora per un po’. Danilo è bravo, negli ultimi 50 metri è quasi imbattibile, ma lo invito a non avere fretta». E a non rompere più le uova nel paniere quando le feste sono già preparate: Petacchi non lo dice, ma dalla sua espressione si capisce benissimo che la pensa così. E l’ingegner Pinotti? La maglia rosa vede assottigliarsi il suo vantaggio ma resiste e guarda avanti: «Domani (oggi per chi legge ndr) dovrei tener d’occhio una ventina di corridori, cercherò di stare davanti. Cosa devo fare? Devo arrivare prima di Noè». da Il Giornale del 22 maggio 2007
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