PROFESSIONISTI | 16/03/2018 | 14:25 Domani c’è la Milano-Sanremo, prima delle grandi classiche di ciclismo, e Peter Sagan, il più forte specialista nelle corse di un giorno che da 3 anni è campione mondiale (un record), non l’ha mai vinta.
Peter Sagan, in quale stato di forma arriva alla Sanremo? «Sono in buona condizione. Abbiamo fatto una bella preparazione alla fine del 2017, sono andato bene in Australia e poi mi sono allenato per quasi un mese in altura in Spagna. Nella Tirreno-Adriatico ho avuto buone sensazioni».
La Sanremo le è spesso sfuggita di pochissimo: 2 secondi posti, 2 quarti e sempre fra i primi 20 nelle 7 partecipazioni, ma senza mai una vittoria. Perché? «Per vincere una Sanremo ci vogliono tante cose, anche fortuna. Dipende dagli avversari, dal tempo, dallo svolgimento che cambia ogni anno, anche dalle cadute. È una corsa molto difficile da interpretare e anche da controllare».
Non è che rischi di diventare un’ossessione, per lei? «Nessuna gara sarà mai un’ossessione per me, non è nella mia filosofia. Io provo sempre a fare del mio meglio, poi accetto il risultato perché so di aver dato tutto. Non ha senso recriminare. L’ho imparato ai Mondiali».
In che senso, scusi? «Pensavo sempre alla maglia iridata che non arrivava mai, poi un giorno ho cambiato atteggiamento: dovevo semplicemente correre. E così è arrivata la prima vittoria e poi un’altra e un'altra ancora. Così adesso faccio lo stesso in tutte le corse cui partecipo».
E che cosa ha imparato invece dalle tante Sanremo perse? «Intanto che non è importante soltanto la vittoria, ma anche dare spettacolo e far divertire le persone che ci guardano. E io cerco di riuscirci».
Senza dubbio. Ma poi? «Ogni anno la Sanremo mi ha insegnato qualcosa in più, ma non so se basterà perché qui le variabili sono infinite. Per esempio una volata è diversa se viene dopo 200 km o dopo 300».
L’anno scorso attaccò sul Poggio: ci riproverà? «Mi chiedete sempre la stessa cosa. Non lo so, dipende dalle gambe. Andrò a sensazione».
Fra le cinque classiche monumento è questa la sua preferita? «Sono cresciuto in Italia, la Sanremo e il Lombardia per me hanno un significato speciale. Ma le grandi classiche sono tutte affascinanti perché diverse e con la propria storia. Il Fiandre sono riuscito a vincerlo, ma non per questo mi piace di meno».
I suoi favoriti per la Sanremo? «Tutti. E non scherzo, perché possono davvero vincere tanti corridori. Sarebbe un errore controllarne 4 o 5, si rischia di essere beffati da un outsider».
Spesso il percorso della Sanremo è cambiato e pare che nel 2019 si voglia tornare al traguardo sul lungomare. Che ne pensa? «È comunque una corsa mitica, una piccola modifica non cambierebbe il suo fascino».
Nessuno come lei ha vinto tre Mondiali di fila, ma il poker pare difficile visto il percorso durissimo di Innsbruck 2018: rinuncia? «Devo essere realista e ammettere che sarà un Mondiale per scalatori, molto duro per me, con quasi 4700 metri di dislivello, una tappa alpina. Ma voglio esserci e almeno ci proverò».
Lei conosce bene il nostro Paese: perché i corridori italiani non riescono più a vincere Sanremo, Fiandre, Roubaix e Liegi? «Non lo so, ma l’Italia ha grande tradizione ciclistica e milioni di appassionati. Avete avuto campioni leggendari e in mezzo al gruppo ci sono comunque ottimi corridori italiani».
A proposito: crede che Viviani possa vincere questa Sanremo? «Certo che può, ma ve l’ho detto: ce ne sono tanti altri che possono vincere come lui».
Il presidente Uci si è espresso in modo molto drastico sul caso doping di Froome e sulla lotta alle bici elettriche. Che ne pensa? «Scusatemi, ma anche per politica del team non voglio parlare di cose che non conosco bene e non mi competono».
Di recente lei ha voluto incontrare Papa Francesco: perché? E che cosa ha detto al Santo Padre? «Papa Francesco mi ha chiesto di pregare per lui, gli ho detto che lo farò sicuramente. Il Papa prega per ognuno di noi, per tutto il mondo, allora deve avere tanta forza, quella forza che deriva dalle preghiere degli altri per lui. Un’occasione così, di conoscere il Papa, ti capita una volta nella vita. O anche mai».
Dunque lei è credente? «Sì, come tutta la mia famiglia e infatti ho portato dal Papa anche i miei genitori. Credere in Dio può darti una direzione, aiutarti a vedere un aspetto buono anche nelle cose negative, ricordarti di non giudicare gli altri prima di esserti guardato dentro. Papa Francesco mi piace, è simpatico. Ha il dono di riuscire a spiegare concetti difficili con parole e paragoni semplici. Così si fa capire da tutti».
Sagan, lei dopo questa Milano-Sanremo sarà contento se avrà ottenuto che cosa? «Sarò contento se mi sarò divertito e avrò dato spettacolo».
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