| 16/05/2007 | 00:00 Vita da cani, quella dei ciclisti. Vite registrate sotto sigle da decrittare con nomi canini: ecco il filo conduttore. Prima Birillo, adesso Piti, poi Urko, ma ce ne sarebbero altri, come altri sono i corridori ancora nascosti in quella montagna di carte che l’Uci non ha ancora avuto modo di leggere e visionare, ma altri sì.
Vita da cani fare l’organizzatore, sperando di arrivare ad un vincitore, almeno uno. Il Tour lo sta attendendo da un anno. Dopo aver rispedito a casa un anno fa da Strasburgo Ullrich, Basso e compagnia, tenendosi bene stretto Valverde, il volto pulito del ciclismo, e acclamando l’americano mennonita Floyd Landis, il fachiro della fatica, che pedalava con una gamba sola, perché l’altra era quasi in necrosi e necessitava di operazione, adesso attende di sapere se Landis è davvero da considerare un corridore dopato, come i referti del laboratorio di Chatenay Malabry hanno detto, oppure no.
Se Landis è considerato anche dalla Usada e da tutti i tribunali sportivi realmente colpevole, la vittoria passerà automaticamente a Oscar Pereiro, compagno di squadra di Alejandro Valverde, che dopo il ritiro per caduta del capitano murciano, sbalordì tutti con una gara strepitosa, tanto da ottenere un secondo posto che potrebbe valergli la vittoria. Il condizionale è però d’obbligo, non solo per l’affaire Landis che è ancora in piedi, visto che è in corso il processo, ma perché il nome di Pereiro figurerebbe nel dossier dell’Operacion Puerto e a tirarlo in ballo sarebbe sempre il nome di un cane: questa volta Urko.
Lo scorso mese di gennaio Le Monde scosse il mondo del ciclismo e del Tour con la notizia di una doppia positività, proprio di Oscar Pereiro, al Tour de France. Il vincitore in pectore della corsa francese, se e quando arriverà la squalifica di Landis, è risultato positivo a due controlli: il 17 luglio al termine della 14ª tappa Montélimar-Gap e due giorni più tardi, dopo la Bourg d’Oisans-La Toussuire.
La sostanza ritrovata nelle urine di Pereiro è il salbutamolo, generalmente prescritto a chi soffre di asma, ma vietato dalle norme antidoping. L’Uci, che ha rilasciato a Pereiro un’autorizzazione all’assunzione del prodotto, ha archiviato il caso senza problemi. Ma l’Agenzia francese di lotta al doping (Afld) è convinta che non ci sia alcuna giustificazione medica per tale autorizzazione.
Poi la giustificazione arrivò, tardiva, via fax e la questione fu chiusa. Adesso però le attenzioni si poserebbero su di lui per quel nome di cane nel dossier «Puerto», per diversi indizi che non lascerebbero dormire sonni tranquilli nemmeno al secondo classificato, che sogna di arrivare primo e che lo scorso mese di dicembre disse a gran voce: «Se non mi diranno prima del prossimo Tour chi ha vinto quello dell’anno scorso, io la Gran Boucle non la vado a correre». Forse non la correrà. Ma non sarà lui a deciderlo.
da Il Giornale del 16 maggio 2007
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