LAPPARTIENT: PENSO A GIRO E VUELTA PIÙ CORTI

PROFESSIONISTI | 27/02/2018 | 08:00
Il francese David Lappartient, 44 anni, da settembre è il nuovo presidente dell’Uci, la Federciclismo mondiale: succede a Brian Cookson, inglese, battuto a sorpresa ma nettamente (37 voti a 8). Ha subito annunciato molti cambiamenti nel ciclismo, come la già realizzata riduzione del numero dei corridori per squadra (da 9 a 8) nei grandi giri.

Signor presidente, da sindaco di Sarzeau, nella sua Bretagna, a presidente Uci: perché?
«Per cercare di rilanciare il ciclismo nel suo complesso, con idee e coraggio. Amo questo sport, da ragazzo correvo e  vengo da una famiglia di ciclisti. Ho guidato la Federazione francese e poi l’Unione europea del ciclismo, non temo l’importanza e la gravità dei problemi da affrontare».

Come il caso Froome. Che cosa pensa della sua positività?
«Froome ha il diritto di correre e l’Uci glielo riconosce. Ma la cosa crea una situazione difficile per tutto il ciclismo. Spetta a Froome e al suo team assumere il comportamento più appropriato. Altre squadre in casi simili hanno sospeso i propri corridori. Spero solo in un verdetto rapido».

Si deve fare qualcosa di più o di diverso contro il doping?
«Il ciclismo va citato ad esempio per come lotta contro chi bara. Siamo fra gli sport più controllati, con le norme più severe, e i risultati si vedono. Ma vorrei convincere la Wada a vietare altri farmaci, come i corticosteroidi, che possono portare ad abusi e creare sospetti sulle cosiddette esenzioni per uso terapeutico. Inoltre sono per bloccare i corridori con parametri fisiologici anomali, per esempio un livello basso di cortisolo. Nomineremo un direttore medico responsabile di questi controlli».

L’Europa ha sempre meno corse, aumentano invece quelle nei Paesi esotici. È il ciclismo del futuro?
«Con 37 gare World Tour in 4 continenti siamo andati troppo oltre, va bene la globalizzazione ma senza esagerare. Il ciclismo deve appoggiarsi sulle sue radici, che sono in Europa».

Che cosa va cambiato rispetto alla gestione Cookson?
«Mister Cookson è un brava persona, innamorata del ciclismo, e certi risultati, come l’impulso al ciclismo femminile, sono merito suo. Ma non aveva leadership e delegava troppo. Voglio portare personalmente i miei progetti alle  Federazioni».

Il problema della bici a motore è davvero così grave?
«Sì e ho delle riserve sulla tecnologia della risonanza magnetica adottata da Cookson. Non basta e stiamo studiando altre metodologie che annunceremo a marzo con un piano per combattere le frodi tecnologiche. Sarà una priorità del mio mandato, perché c’è di mezzo la credibilità del ciclismo».

Radioline, mini-computer, misuratori di potenza: che ne pensa?
«Sono contrario agli auricolari dei corridori e non mi piacciono i misuratori di potenza. Dovremo trovare un compromesso».

Non sarebbe utile un salary cap per i team professionistici?
«Se ci fosse un tetto di spesa meno big si concentrerebbero in poche squadre e le corse sarebbero più equilibrate».

È vero che vuole accorciare i grandi giri  da 3 a 2 settimane?
«Credo che il Tour debba rimanere di 3 settimane, è la vetrina mondiale, l’evento globale del ciclismo. Giro e Vuelta invece potrebbero avere l’interesse a non superare i 17 giorni, con 3 weekend. Discutiamone, senza forzare nessuno. Rispetteremo il volere degli organizzatori».

Lo stato di salute del ciclismo?
«Il pubblico è sempre più coinvolto, il ciclismo femminile sta ottenendo montepremi vicini a quello maschile, anche il ciclocross riscuote grande interesse, come tutte le nostre altre discipline. I segnali sono positivi. Ma dobbiamo rafforzare la struttura finanziaria del nostro sport, in particolare del ciclismo su strada, per convincere altri sponsor a investire in modo sostenibile e consentire agli atleti di vivere del loro sport».

Che pensa del ciclismo italiano?
«Ha corridori di classe, ma anche grandi tecnici, meccanici, massaggiatori, manager medici, sponsor, tifosi, media e costruttori di biciclette. Con noi francesi siete i depositari dei grandi valori del ciclismo».

Giorgio Viberti, da La Stampa
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COMMENTI
27 febbraio 2018 10:16 BARRUSCOTTO
quando viene eletto un nuovo presidente purtroppo si rimpiange sempre quello vechhio

27 febbraio 2018 10:43 simo
I francesi si stanno mangiando il movimento professionistico. Il problema del ciclismo sono ASO e questa UCI che è espressione di ASO. Un presidente dell'UCI non dovrebbe sostenere una riforma (?) contro gli interessi collettivi del ciclismo...

Arrogante e miope
27 febbraio 2018 11:20 geo
Presidente portavoce di ASO. Vergogna! L'ultimo dei suoi pensieri è favorire le piccole gare, i piccoli organizzatori, i piccoli team.
Iniziative per lo sviluppo del ciclismo "minore"? Nessuna!
Pensa solo ai top team... e così il ciclismo muore.

ma i corridori?
27 febbraio 2018 11:50 bove
Ma i corridori? fino a quando subiranno le decisioni dei politici del ciclismo non avverrà alcuna riforma. Sono i corridori che devono organizzarsi, nominare una decina di loro rappresentanti e sedersi ad un tavolo con gli organizzatori per definire le nuove regole. L'UCI dovrebbe solo garantire il regolare svolgimento delle gare ed il regolare comportamento dei Team. Lo faranno mai?

Lappartient
27 febbraio 2018 11:56 canepari
sostiene che Giro e Vuelta potrebbero "avere l’interesse" a non superare i 17 giorni, con 3 weekend. Unfatti, Vegni e RCS non vedono l'ora di accorciare le giornate di corsa del Giro........ Meno male che poi chiosa dicendo anche che rispetterà il volere degli organizzatori. Un vero democratico! Ma che bravo! Anzi BRAVO'!!! Grazie.

Lappartient
27 febbraio 2018 13:03 noodles
Lappartient sarà un buon presidente. D'altro canto dopo Cookson McQuaid e Verbruggen anche un acefalo sarebbe un buon presidente.

Ma non scherziamo
27 febbraio 2018 13:48 Pop78
Io piuttosto accorcerei il mandato del sig. Lappartient #via subito

perché' ?
27 febbraio 2018 14:36 ERIO
da giorni invio commenti che non vengono pubblicati...per educazione si potrebbe sapere perché ?

Erio
27 febbraio 2018 15:23 pickett
A me capita esattamente la stessa cosa.Commenti assolutamente educati,e privi di qualsivoglia vocabolo scurrile,censurati per i contenuti,evidentemente scomodi.Non si fa così,Stagi...

perchè?
28 febbraio 2018 08:46 geo
Ho fatto un commento educato e critico a favore dei piccoli team e contro il discorso di LAPPARTIENT... censurato: perché?

Ma mi faccia il piacere! (Totò)
28 febbraio 2018 09:01 marcodlda
Non dice una parola sulle responsabilità dell’UCI che da decenni fa solo da passacarte degli interessi che foraggiano le loro poltrone, non certo dei ciclisti e dei tifosi, non quello delle piccole società fatte da appassionati che sono la vera linfa del ciclismo, senza i quali questi politici da quattro soldi non sono NULLA! Non sono certo responsabili i corridori se le regole non funzionano, se si contraddicono, se creano delle situazioni dove sguazzano e lucrano solo questi carrozzoni inutili e parassiti, che amministrano pigramente l’esistente, badando solo alla propria inutile (anzi dannosa) sopravvivenza. Che dire della grandeur francese? Il Tour, la gara meno spettacolare e e di gran lunga la più noiosa dei tre grandi giri (Dumoulin: “ Il Giro è passione, il Tour business” ) ma decisamente la più ricca, non si tocca! Ma mi faccia il piacere, diceva Totò!

Noia
28 febbraio 2018 13:12 Eiger
“Tour vetrina mondiale”, peccato che sia sempre una noia mortale tranne sulle Alpi. Pensasse a rivalutare le piccole (grandi) corse Europee e smettesse di sballottare i corridori come pacchi postali.

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