Riis si difende: noi non potevamo sapere

| 09/05/2007 | 00:00
Bjarne Riis, team manager della CSC, ha reagito con decisione alle recenti dichiarazioni di Ivan Basso e lo ha fatto con una dichiarazione concessa al quotidiano danese BT: «Quando era con noi, è statpo sottoposto ad ogni genere di controllo disponibile ed io non potevo fare più di quello che sono riuscito a fare. Noi non possiamo sapere tutto dei nostri corridori, solo Ivan sa quello che ha fatto, ma è chiaro che se dovesse coinvolgere annche il nostro team, non potremmo fare altro che reagire».«Gli sviluppi della vicenda umana e sportiva di Ivan Basso mi amareggiano: prima per me e ora per lui, è arrivato il momento per lasciarsi tutto alle spalle e voltare pagina»: Bjarne Riis, il team manager della CSC, che lo scorso anno sospese il suo ex-leader alla vigilia del Tour, ha commentato così la confessione del corridore varesino. «Al momento di risolvere il contratto con lui nello scorso ottobre mi sono sentito triste e demoralizzato. Sentirsi a terra e senza prospettive è però una situazione che si affronta in varie occasioni nel corso della vita». Dopo la sospensione dalle gare di Basso, al quale aveva comunque continuato a corrispondere gli emolumenti previsti da contratto sino a fine stagione agonistica 2006, Riis ha ricevuto regolarmente consensi da parte dei suoi sponsor, rimastigli accanto malgrado gli sviluppi dell'operazione spagnola Puerto e la recente pubblicazione di un libro in Germania in cui viene accusato di aver utilizzato sostanze vietate ai tempi della sua militanza da corridore alla T-Mobile: «Quando era in organico non abbiamo avuto la possibilità di controllare Ivan più di quanto siamo riusciti a fare successivamente con l'introduzione del programma di controlli antidoping interni alla squadra che rappresentano un impegno notevole ma devono assolutamente evitare il ripetersi di situazioni analoghe a quelle vissute l'estate scorsa».
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