LE STORIE DEL FIGIO. L'UOMO MOBILE

STORIA | 06/02/2018 | 08:05
Fra le presenze più assidue di vari frequentatori delle corse o delle manifestazioni ciclistiche un nome e un volto è sovente rintracciabile e ben visibile nelle riprese televisive e nelle fotografie. Cerchiamo qui di associare nome e cognome della persona titolare di queste “apparizioni” frequenti, sempre più fitte, in pratica costanti, dove girano le ruote di tutti i tipi, dalla strada, alla mountain bike, al ciclocross, alla pista, di ogni categoria, dagli esordienti ai professionisti, uomini e donne, non fanno differenza, anche con escursioni internazionali.

Parliamo di Luciano Gasparotto, friulano di Brugnera, comune al confine con il Veneto, con la provincia di Treviso precisamente, che quando è nato Luciano (1962) era ancora provincia di Udine ma che dal 1968 appartiene a quella di Pordenone, costituita appunto in quell’anno. E’ un centro, Brugnera, che dagli anni ’50, ha sviluppato una fiorente attività nel settore della costruzione di mobili ed è pure stato sede di partenze del Giro del Friuli di Ugo Caon. E Luciano Gasparotto si collega ai mobili perché, almeno quando non è alle corse, esercita la professione di rappresentante d’aziende del settore.

Cosa ci azzecca, come diceva qualcuno, il ciclismo con questo? C’entra, eccome, poiché la bicicletta è una passione sempre viva, costante della famiglia Gasparotto. Il padre Bruno, autotrasportatore, aveva ripreso e aggiornato il mestiere di carrettiere del nonno Giuseppe Andrea e, durante i suoi viaggi, incrociava sovente il collega Mosè Gimondi, il padre del grande Felice. Il fratello maggiore del “Gaspa”, questo il soprannome di Luciano Gasparotto, Tito, era anche lui appassionato di ciclismo e portava il fratellino alle corse quando, ragazzino, correva per il G.S. Caneva, storico sodalizio della zona e sempre fertile vivaio, che ricorda personaggi del calibro di Gianni Biz, Tino Chiaradia e del professore Gualtiero Gallerani. La passione e l’impegno erano tanti e costanti ma, per contro, in quattro anni, i risultati scarsini con solo due vittorie.

La passione è riversata, sempre con il fratello, nell’andare a vedere le corse della zona e ricorda suoi idoli come Felice Gimondi e Eddy Merckx al Giro d’Italia e pure nei numerosi “circuiti degli assi”, le kermesse con protagonisti di nome come quelli di Col San Martino, San Vendemiano, di Puja di Prata di Pordenone organizzati con la regìa di Nino Recalcati.

Dopo le scuole medie inizia a lavorare quale apprendista fabbro serramentista e, qualche anno dopo, per la rieducazione di un ginocchio dopo una caduta in moto, risale con costanza in bicicletta, alternando la strada al fuoristrada con l’amico Piernello, suo compagno anche nel seguire le corse. Il tifo era per Moser e con un occhio di riguardo anche per corridori della zona come Claudio Bortolotto, Ennio Salvador, Moreno Argentin, Luigino Moro, Daniele Del Ben e numerosi altri del Veneto e del Friuli-V.G. Dopo il servizio militare quale volontario nei Vigili del Fuoco, impegno poi proseguito anche nella Protezione Civile, inizia il lavoro di rappresentante. Prima è stato pure autotrasportatore, mestiere di famiglia, e si sposa con Lucilla andando ad abitare Orsago (TV), diventando così veneto, dopo che dall’età di tre anni viveva a Sacile. Nasce Andrea che ora frequenta lo IULM di Milano. Per la legge del contrappasso Andrea è tutto e solo calcio e quindi Luciano Gasparotto appunta la sua passione ciclistica su Enrico Salvador che è suo “figlioccio”. E’ figlio del suo grande amico Ennio, già coriaceo gregario di Moser e Argentin che sta ottenendo notevoli risultati fra i dilettanti.

Momento importante di crescita di questa sua sorta di carriera alternativa è considerato dal “Gaspa” l’opportunità di seguire, sull’ammiraglia di Gianni Savio, il “principe”, una tappa del Giro d’Italia con arrivo in Val Senales. Era il periodo che l’azienda mobiliera ZG era sponsor con Selle Italia della formazione guidata, sempre con il peculiare “aplomb” dall’elegante manager torinese. Da lì inizia per Luciano Gasparotto un percorso che lo conduce a intessere sempre più stretti e amichevoli rapporti con tutti gli operatori dell’ambiente tecnico – direttori sportivi, meccanici, massaggiatori, organizzatori e operatori dell’informazione e altro – che seguono il ciclismo, oltre che con i corridori, ovviamente.

Non passa certamente inosservata la sua presenza alle corse, con la sua scorta di pregiato Prosecco del quale è un estimatore e divulgatore, e pure ai vari momenti di rappresentazione che costellano l’annata ciclistica, sempre e comunque con approccio garbato e educato per considerarsi parte di un ambiente che sente e vive come suo.
E i mobili che vende per professione possono convivere, in armonia, con la sua passione di sempre per il “Gaspa”.

Giuseppe Figini
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