Il Coni offre a Basso una via d'uscita

| 28/04/2007 | 00:00
Ivan Basso ha sguinzagliato i suoi avvocati in Spagna alla ricerca disperata di una via d'uscita dalla vicenda doping che lo stra travolgendo. Il varesino è stato avvistato nei giorni scorsi a Madrid, accompagnato da Lombardi, ex compagno di squadra e oggi suo portavoce. Sembra sia stato contattato anche l'avvocato Zornaza, lo stesso che nella famigerata vicenda «Operacion Puerto» ha difeso gli spagnoli Sevilla e Vicioso. La strategia difensiva dell'avvocato Martelli sembra orientata a contestare la regolarità dell'acquisizione degli elementi di prova che hanno portato alla riapertira del caso. In particolare dei campioni di sangue attraverso cui Ettore Torri, numero uno della Procura del Coni, intederebbe effettuare il test del Dna per provarne l'appartenenza o meno al vincitore del Giro 2006. «Vedremo il 2 maggio se ci sono vere novità e sono state acquisite dalle autorità giuste», dice Martelli. Ma, fanno sapere da ambienti Coni, la trattativa con il magistrato spagnolo è durata mesi: messaggi e lettere con tanto di intestazione “Procura antidoping del Coni”. Tutto in un clima assolutamente chiaro ed ufficiale. «Molti degli addebiti emersi sui media erano già nel precedente dossier - continua Martelli - la telefonata tra Fuentes e Labarta; le crifre che “Birillo" avrebbe dovuto pagare allo stesso medico spagnolo, ecc. E c'è stata l'archiviazione per quelli. Quanto agli sms: Ivan sostiene di non averne mai inviati; per le sacche di sangue bisognerà vedere». Rimarrebbe da verioficare una telefonata in cui Fuentes rivolgendosi a Kalc, il dirigente triestino che sembra facesse da corriere durante il Giro, nomima proprio Ivan Basso come destinatario della missiva. Quanto basta per avere una condanna sportiva. Dagli ambienti Coni, tuttavia, ora trapelano atteggiamenti conciliatori. Come accadde con Pantani a fine giugno '99 quando, a seguito della drammatica esclusione dal Giro, dal presidente del Coni Petrucci arrivò la proposta di conciliare, ammettere la colpa e diventare da quel momento il testimonial del ciclismo che vuole cambiare. Chi non avrebbe abbracciato un Pantani che avesse confessato l'errore che tutti o quasi facevano (erano costretti a fare) negli anni d'oro dell'epo? Chi non "sposerebbe" un Basso che ammettesse l'errore di frequentazioni pericolose - più che documentate secondo l'accusa - e testimoni la volontà di voltare pagina? Ove si dimostrasse che quelle sacche contengono il suo sangue è da provare che ne avrebbe fatto uso. Pur se le regole sportive puniscono anche il "tentativo di doping". Un Basso “conciliante” renderebbe inutile il test del Dna e il procedimento potrebbe conclidersi con una richiesta di sconto della condanna (rsichia due anni di sospensione). Si potrebbe arrivare anche al 50% (un anno) e in caso di collaborazione, potrebbero essere sottratti anche i mesi di sospensione già scontati dall'allontanamento dal Tour 2006. In pratica Basso salterebbe solo questa stagione, peraltro già compromessa quanto a Giro e Tour (i francesi non lo vogliono), e darebbe un buon contribito a liberare l'ambiente da trafficanti e praticoni. Lo farà? da «La Repubblica» di oggi, a firma Eugenio Capodacqua
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