Basso in Spagna dall'avvocato e incontra Bruyneel

| 28/04/2007 | 00:00
Un viaggio a casa del vecchio avversario per capire come si sta muovendo quello nuovo, che sarà forse l’ultimo da affrontare, nel bene e nel male. Ivan Basso è volato a Madrid, dove l’inchiesta Operacion Puerto è stata chiusa il 12 marzo scorso, per sapere quali elementi gli inquirenti spagnoli abbiano consegnato alla Procura antidoping del Coni che ha convocato il corridore di Cassano Magnago il prossimo 2 maggio alle 15. A una tifosa italiana che lo ha riconosciuto e che gli augurava di tornare presto in bicicletta, Basso avrebbe risposto: «Sei tra le poche che ci crede…». Ivan ha incontrato l’avvocato spagnolo Juan Zernoza, professore di diritto fiscale che aveva assistito Jan Ullrich nel tentativo di non far uscire dalla Spagna le sacche di sangue che poi hanno incastrato il tedesco. Il precedente non autorizza all’ottimismo, anche perché Zernoza non è il primo avvocato di spagnolo a cui si rivolge Basso. Nel luglio scorso, come molti altri corridori coinvolti nell’Operacion Puerto, Basso si era rivolto al Bufere Quatrecasas, uno studio tra i più in auge nella capitale spagnola. Anche allora però i segnali ricevuti furono negativi: lo studio aveva infatti consigliato a Basso di collaborare con la giustizia, ammettere le proprie colpe, scaricare il dottor Fuentes e patteggiare un anno di squalifica. Su questa linea si stranno muovendo altri due esclusi eccellenti dell’ultimo Tour, gli spagnoli Paco Mancebo e Oscar Se villa, tornati nel frattempo a correre con una formazione minore, la Relax Gam. Il viaggio di Basso a Madrid è anche servito al corridore per parlare a quattr’occhi con Johan Bruyneel, il manager della Discovery Channle che si trova nella capitale iberica e che sarà oggi in Belgio dove domani si corre la Liegi-Bastogne-Liegi, alla quale lo stesso Basso avrebbe dovuto partecipare. Il colloquio è stato interlocutorio, in attesa di quanto emergerà dalla convocazione alla procura del Coni. Ma Bruyneel ha anche ricordato al varesino che nel contratto che lo lega al team americano c’è la clausola che prevede il licenziamento immediato in caso di prove certe che inchiodino il corridore. L’Operacion Puerto, però, coinvolge altri 56 corridori (e altri sport, tanto che il campione olimpico e mondiale Paolo Bettini invoca l’intervento del Cio) e dopo la presa di posizione dei Grandi Giri («Non li vogliamo») c’è il concreto rischio di una paralisi generale: la svolta potrebbe venire dalla Svizzera, sede delll’Uci, dove potrebbe venire aperta una causa contro i corridori coinvolti, che sarebbero così costretti a fare l’esame del Dna per verificare finalmente la paternità delle oltre 200 sacche di sangue sequestrate in spagna. Da «Il Corriere della Sera» di oggi, a firma Paolo Tomaselli
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