PROFESSIONISTI | 07/11/2017 | 08:13 Carlos Bentancur guarda con grande ambizione alla prossima stagione, dopo i segnali positivi offerti nel 2017. Una caduta alla Vuelta a España, quando pedalava con Froome o Contador in testa, nella discesa dell’Alto del Garbí, lo ha costretto a chiudere anticipatamente la stagione, con una frattura alla caviglia e numerose ferite, le cui cicatrici sono ancora visibili sul suo volto. E prima della Vuelta c’era stato il debutto al Tour, con un ottimo diciottesimo posto finale. Cosa ricordi di quella terribile caduta? «Che mi resteranno i segni per tutta la vita… Ma mi ha lasciato anche la voglia di ripartire per tornare finalmente ad alto livello, per dimostrare di meritarmi un posto con i migliori».
Nessun dubbio nel rinnovare il contratto con il Movistar Team. «Quest’anno si sono visti i risultati del grande lavoro svolto insieme ed il prossimo anno sarà ancora meglio. Voglio continuare a lavorare con professionalità, l’ho giurato a me stesso. Non voglio essere un semplice numero nel gruppo e la Movistar è il team ideale per poter emergere».
La squadra avrà capitali del calibro di Quintana, Landa e Valverde. «Ci sarà spazio per tutti. Sono tre grandi corridori ma io non mi sento da meno. Quando dovrò aiutarli lo farò con tutto me stesso, ma voglio lavorare per dimostrare di essere al loro livello».
Vuole i gradi da “quarto leader”? «È quello che chiedo al ciclismo. Rispetto molto il lavoro del gregario perché contribuisce alla grandezza del suo leader. Ammiro il lavoro che fanno corridori come Imanol (Erviti), Jasha (Sütterlin), Arcas... Io non sono in grado di fare altrettanto. Per questo mi definisco un leader».
Ha già definito il suo calendario? «Non ho ancora parlato con Eusebio Unzue ma il mio calendario ideale sarebbe questo: San Juan, Colombia, Parigi-Nizza, País Vasco, Ardenne e Romandia... e poi il Tour. Vorrei far parte del team per la Grande Boucle, che ha un percorso molto esigente, anche se tutto quel pavé può avere riflessi pesanti sulla corsa».
Non pensa al Mondiale di Innsbruck? «È proprio per questo che vorrei concentrarmi sul Tour, per guardare poi ad un Mondiale molto adatto alle mie caratteristiche. Sì, il Mundial è un obiettivo».
Nel 2017 ha debuttato al Tour: cosa ha significato per lei? «Prima guardavo soprattutto Giro e poi alla Vuelta. Ora ho scoperto il Tour e capito che è un’altra cosa. È una corsa diversa, anche per come la vive la gente. La vedevo in tv e mi impressionava, ma viverla in prima persona è un’altra cosa, davvero».
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