TV | 06/07/2017 | 07:29 «A farmi accettare dagli addetti ai lavori ci ho messo un paio d’anni, per i colleghi ce n’è voluto uno». Pausa. E? «Con i corridori sono bastati due giorni». Salvo Aiello, voce del ciclismo per Eurosport, condivide il nostro stesso trasporto per uno sport dove puoi ancora avere rapporti diretti con i tuoi interlocutori. «Uno come Sagan catapultato in un altro sport sarebbe più di Messi e Cristiano Ronaldo messi assieme. Ma per carità: teniamocelo noi».
Sono passati quindici anni da quando il ciclismo è entrato nella vita di Salvo. «Squilla il telefono, è Carmine Castellano. Mi fa: ho sentito dai miei colleghi del beach volley che sei bravo. Ma io decido da solo, per cui ti aspetto domani in ufficio». Aiello all’epoca faceva lo speaker ai campionati italiani di beach, organizzati da Rcs Sport. «Il giorno dopo ero da Castellano. Mi disse: cominci al Giro, ma io non ti dirò niente. Fai tu, se vai bene continui. Ci stai?». Era il Giro che partiva da Groningen, prima settimana fra Olanda, Germania, Belgio, Lussemburgo e Francia, e lì Salvo fece un veloce apprendistato. «Mi resi conto dell’internazionalità dell’evento. E debuttai nella prima tappa italiana, a Limone Piemonte». Il ciclismo gli piaceva già, ma c’era stato un raffreddamento. «Dal ’99 al 2002 avevo un po’ smesso di guardare il ciclismo. Buttavo un occhio ma poi lo distoglievo. Mi faceva stare troppo male dopo la vicenda Pantani».
Erano anni difficili, e anche quel primo Giro dello speaker Aiello fu tormentato dall’ombra - più di un’ombra - del doping. «Ma io di quel Giro fra i mille ricordi scelgo un odore: il profumo dei corridori dopo i massaggi, quando si presentano al foglio firma. E una colazione: una mattina in albergo stavo guardando con occhi allucinati quello che mangiavano i corridori prima di partire, Honchar si accorse del mio stupore e mi allungò un piatto di tre etti di pasta in bianco. Ne vuoi un po’ visto che sei nuovo? Ecco, i corridori sono questi».
Dal 2002 al 2006 Salvo alterna ciclismo e beach volley, poi Eurosport gli propone di fare le telecronache di pallavolo e di sport invernali. Nel 2009 Salvo sceglie il ciclismo, «ma solo telecronache, ho smesso di fare lo speaker quando è nata Rebecca, ma adesso che ha otto anni sono pronto a tornare per strada». Mentre Rebecca la sua sembra averla già trovata nella ginnastica: così piccola già ottiene successi a livello nazionale (questo non lo racconta Salvo, ma il suo alter ego Riccardo Magrini). A proposito: la coppia si forma col tempo. Prima i due si incontrano in giro, per alberghi, ai traguardi, alle partenze. Dal 2009 sono diventati una coppia... di fatto, dal 2014 Eurosport ha chiesto ad Aiello di coprire anche classiche e Tour de France, «a quel punto ho lasciato tutti gli altri lavori».
E qui entra in scena il Tour. «C’era stato un precedente nel 2008, l’anno di Nibali in maglia bianca. Il Tour mi aveva chiamato a fare lo speaker nelle tappe italiane: una partenza e l’arrivo a Prato Nevoso». Ma la prima volta vera è nel 2014. «Comincio e vince Nibali, facendosi quasi tutto il Tour in maglia gialla. Ero incredulo, tutte le mattine mi dicevo: ma sta succedendo davvero? E poi sono nato il 14 novembre come lui, sono siciliano come lui...». Siciliano nato però a Erba, nel rivoluzionario 1968, e vissuto a Monza negli ultimi trent’anni. «Ho fatto lo scientifico al Frisi, come Gianni Bugno, solo qualche anno dopo». Ma non finisce con il Tour di Nibali. «Ho commentato la sua Vuelta, le due vittorie al Giro, e anche la Vuelta di Aru. En plein». E ad Aiello si deve il copyright del nome di battaglia di Fabio, il cavaliere dei quattro mori. «Ogni tanto invento. Come quando al Tour del 2014 chiesi agli italiani di tirare fuori le bandiere che avevano riposto dopo che la Nazionale di calcio era uscita dagli Europei e di aggiungere qualcosa di giallo per Nibali. Ci seguirono in tanti».
Il tifo non si fa per contratto, «ma con i siciliani sono quasi di famiglia, Nibali e Visconti me li ricordo quando li vidi neoprofessionisti con la maglia della Fassa Bortolo. Sai, mio padre è di Altavilla Milicia, a pochi chilometri da Palermo. Fondata dagli Hauteville, normanni. Insomma, dai, il Tour c’entra sempre».
Salvo Aiello impareggiabile nell\'educazione, cultura e quella competenza mai ostentata. È sempre un piacere ascoltarlo
appunto
7 luglio 2017 08:14bernacca
solo un appunto (non una critica): a volte si lascia troppo trasportare... che spettacolo, ma guarda che spettacolo etc.... anche quando non ce ne sarebbe l'occasione! Per il resto assieme a Magrini fanno una bella coppia: il Magro rischia sempre (e la maggior parte ci azzecca) con i pronostici, vede dalla tv chi ha la gamba! bravi
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