PROFESSIONISTI | 21/05/2017 | 07:29 Gioco, partita – ma non ancora incontro – per fare ricorso a una terminologia tennistica, c’è la temutissima terza settimana con varie tappe con più salite in sequenza, per la “rosa” olandese di Tom Dumoulin, trionfatore al Santuario di Oropa. Il vincitore di tappa ha in pratica anestetizzato gli scatti un po’ velleitari di Quintana con il costante ritmo e con lo spunto finale he gli ha consentito di realizzare una doppietta, vincendo la tappa in maglia rosa aggiungendovi, per di più, anche quella azzurra di miglior scalatore. Non poco, veramente, per il tulipano in rosa e fresco come questo fiore anche nel dopo arrivo che l’aveva visto prevalere su Zakarin a 3”, Landa a 9”, Quintana a 14” e, nell’ordine, Pinot a 35” e Adam Yates, 6°, a 41” Aldilà di molti discorsi e proiezioni su possibili sviluppi della terza settimana - sognare è bello, e talvolta ci si prende - a Oropa il primo italiano è stato Nibali 7°, accompagnato dal valoroso Franco Pellizotti, classe 1978, 8°, a 43” dal vincitore. Con la sua prestazione più che brillante Tom Dumuolin ha naturalmente dilatato il suo vantaggio su coloro che lo seguono nella generale (scopri le nuove quote proposte da Unibet).
Neppure l’invocata intercessione della Madonna nera di Oropa ha consentito agli italiani di interrompere il lungo, lunghissimo, digiuno in tema di successi di tappa. Pure oggi ha il “veleno nella coda” la 15.a tappa con partenza da Valdengo, Piemonte, ancora in provincia di Biella, che pone il traguardo d’arrivo a Bergamo, una roccaforte per passione, generazioni e nomi di corridori, con vari campioni, del ciclismo di casa nostra che il GiroCento onora. Sono 199 i chilometri in programma con un tracciato completamente piatto per i primi km. 150 e poi, nel finale, due GPM.
Valdengo è per la seconda volta partenza di tappa dopo di quella del 2014 che, con l’arrivo a Plan di Montecampione, nel bresciano, per il primo successo del sardo Fabio Aru, costretto da infortunio – purtroppo - a disertare il GiroCento con partenza dalla sua Sardegna. Ricorda anche Valdengo un circuito degli assi degli anni 1970 e Adriano Pella (1945-2013), buon professionista.
Cossato, attivo e popoloso centro, anticipa il rientro nella provincia di Vercelli che avviene per Rovasenda e Ghislarengo e passare quindi in quella di Novara, in zone agricole e di risaie, per Fara Novarese, Oleggio e quindi, dopo il ponte sul Ticino, ritrovarsi in Lombardia, in provincia di Varese che si alterna poi con quelle di Como, Monza-Brianza e Lecco, in zone intensamente popolate e distinte da passione per le due ruote.
Si incontrano, via via, Busto Arsizio, popoloso e industre comune con due arrivi del Giro all’attivo e i successi di Urs Freuler nel 1985 e di Mario Cipollini nel 2001, ovviamente in volata, Rescaldina, Gerenzano, Lomazzo, Novedrate, Arosio dove, nel 1976, il belga Roger De Vlaeminck, ha vinto una tappa, Briosco, Renate, superare, in territorio lecchese, lo strappo della Bevera, ben conosciuto dagli appassionati, quindi Calco e Brivio, fra dolci colline. Dopo il passaggio del fiume Adda si giunge nella provincia di Bergamo per Cisano Bergamasco, luogo di nascita per eventi bellici, nel 1943, del patron Mapei, Giorgio Squinzi e nel 1963 di Roberto Donadoni, calciatore e allenatore di successo.
Siamo nel “feudo” ciclistico di Olivano Locatelli e delle formazioni da lui dirette in tanti anni, e si prosegue per Zogno, industre centro che ricorda Antonio Pesenti, qui nato nel 1908 e scomparso a Bergamo nel 1968, professionista dal 1929 al 1939, vincitore del Giro d’Italia 1932, padre di Guglielmo (1933-2002), ottimo pistard. Qui cambia la musica. Inizia la salita di Miragolo San Salvatore, già sperimentata dal Giro di Lombardia 2016, GPM 2^ cat.; quota m. 931, lunga km. 8,700 con un dislivello di m. 606 e pendenza media del 7% con la massima all’11%. E’ una proposta che è stata “firmata” da Ivan Gotti, il vincitore di due Giri d’Italia (1997-1999) della vicina San Pellegrino con Giovanni Bettineschi, il promoter della Promoeventi che da una decina d’anni e più opera per la promozione del territorio bergamasco con il ciclismo. Segue la discesa passando per Rigosa e quindi un altro GPM di 3^ cat., ai m. 948 di Selvino, lunga quasi 7 km. con un dislivello di m. 373 con pendenze del 5,4% per quella media e 9% per la massima. La località di villeggiatura è stata sede di tappa della corsa nel 1988 con la vittoria dello statunitense Andrew Hampsten, poi vincitore finale e della conclusione della cronoscalata Cenate-Selvino di km. 48 vinta dallo svizzero Toni Rominger, già in rosa e poi anch’egli vincitore di quel Giro.
Segue la discesa articolata in ampi, scenografici tornanti con volute in val Seriana, verso Nembro, con riferimenti ciclistici che ricordano Bruno Zanoni e Alzano Lombardo, centro ciclistico con Paolo e Gianluca Valoti, attuale d.s. della forte Colpack, Matteo Carrara e Vera Carrara.
Il traguardo di Bergamo, in viale Papa Giovanni, si raggiunge con lo spettacolare tratto che sale a Città Alta per la Porta Garibaldi fino a Colle Aperto. E’ uno strappo breve “cattivo” quello della Boccola, con pendenze fino al 12% e fondo formato da acciottolato con la discesa, su strada ampia, lungo le mura della città orobica, quindi lo stretto passaggio da Porta Sant’Agostino per poi continuare, sempre in discesa che, a mano a mano, si affievolisce e termina a poco più di 500 m. dal traguardo, finale proposto più volte anche del Giro di Lombardia.
Bergamo certifica nel tempo la sua peculiare passione per il ciclismo, in varie espressioni, con ricchezza di protagonisti pedalanti, corse, vivaio e passione. Un’identificazione che non conosce soluzioni di continuità ed esprime, quale valore rappresentativo di tutti, la figura di Felice Gimondi, orobico DOC, “padre nobile” anche del movimento ciclistico targato Bergamo. Qui il GiroCento, con la giornata di riposo, offrirà la possibilità – per chi potrà -, di ammirare e conoscere le molte e peculiari bellezze, artistiche, monumentali e paesaggistiche del capoluogo e del territorio circostante ma è inevitabile che per i corridori e il loro entourage pensieri e azioni siano già per martedì a preparare adeguatamente il Mortirolo e il doppio Stelvio inseriti nella tappa. E, di conseguenza, sarà un riposo “sui generis”.
Giuseppe Figini
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