Editoriale
DOMANDE A DONATI. Le controanalisi hanno confermato la presenza di testosterone esogeno nelle urine di Schwazer. Esclusa la pista della contaminazione da integratori, esclusa la pista della contaminazione da alimenti, non resta che pensare all’assunzione volontaria o alla manomissione delle provette (entrambe, sia la A che la B) da parte di una figura che potremmo chiamare Y. Sandro Donati ha raccontato prima e denunciato poi di aver subito minacce. Per il professore tutto questo è stato fatto per colpire la sua persona e la sua indiscutibile storia di uomo che ha dedicato una vita alla lotta al doping. Questa la doverosa premessa, per inquadrare nuovamente i fatti. A questo punto alcune domande. Caro Donati, recentemente ha dichiarato di aver predisposto uno staff di scienziati che, sin dall’inizio dell’operazione recupero, ha analizzato con grande cura e sistemi innovativi le risposte fisiologiche, ematochimiche, ormonali etc. del marciatore altoatesino. È possibile conoscere i nomi e i titoli di coloro i quali hanno seguito l’operazione Schwazer?
I controlli sopraccitati dovrebbero essere effettuati ogni 15-20 giorni in un laboratorio d’analisi indipendente. Meglio, molto meglio, se sempre lo stesso. Indicativamente gli esperti che ci hanno dato un parere in merito hanno segnalato la seguente lista di controlli: emocromo, reticolociti e parametri reticolocitari, eritropoietina, recettore solubile della transferrina, ferritina, transaminasi GOT e GPT, glicemia, creatininemia, azotemia, cortisolo, Acth, Lh, Fsh, testosterone totale, testosterone libero. Sono certo che lo staff da lei diretto abbia messo in atto una simile filiera di controlli (lei lo ha anche confermato recentemente), anzi immagino che la lista dei controlli da voi predisposti fosse molto più nutrita e i controlli più ravvicinati. Ebbene, è possibile conoscere i risultati di tutti i controlli effettuati da Schwazer nel periodo in cui lei l’ha seguito? E tra i tanti test che avete effettuato, erano previsti anche quelli sulla ricerca degli steroidi nelle urine? E, nello specifico, sono stati effettuati con le metodiche Irms utilizzate dal laboratorio di Colonia? Semplici domande, per saperne qualcosa di più.

I MARGINI DI SKY. Hanno portato i «marginal gains» nel ciclismo. La cura dei particolari, dei dettagli. Eppure nel giorno più nero del Tour, sul Mont Ventoux, quando una moto della tivù disarciona in un sol colpo i tre uomini più forti e tra questi la maglia gialla Froome, anche il Team Sky non ci fa una bella figura. Il cambio ruote Mavic, cioè l’assistenza neutra che aiuta i corridori per problemi tecnici quando le ammiraglie sono lontane, si fa trovare con un mezzo non idoneo al leader della corsa (bici piccola e pedali inadatti). E bene che si sappia che da sempre i nostri team, quando hanno un loro corridore al comando di un Grande Giro, la prima cosa che sono soliti fare è mandare il proprio meccanico a sistemare la bicicletta del cambio ruote con le misure del corridore in maglia. Regolazione di sella, attacco manubrio e cambio pedali. Quel giorno la Grandeur francese e quella britannica non ci hanno fatto assolutamente una bella figura. Hanno ancora margini: di miglioramento.  

BENE O MALE. Tour noioso? Il percepito è stato chiaramente questo: mancando Contador, costretto al ritiro, con Nibali che aveva altro per la testa e Quintana che è stato la brutta copia di se stesso, il Team Sky e Froome hanno fatto davvero quello che hanno voluto. Ma non è giusto dire che non ci sia stata battaglia: su un percorso tutt’altro che facile, diciamo pure esigente, i corridori hanno messo in scena un livello qualitativo di assoluto valore. Medie da capogiro, battaglie tra titani: il livello era davvero stellare, a dimostrare sì un livellamento, ma verso l’alto. Che poi la tecnologia abbia reso tutto meno romantico e prevedibile, è vero anche questo. Il simbolo di questo ciclismo, ormai, è Froome: testa china sull’Srm e pedalare. Se mantiene per tot minuti quella frequenza di pedalata a quel wattaggio c’è poco da scattare. Froome ha ucciso e tenuto in vita questo Tour. Ha tramortito subito tutti e poi ha avuto il buon cuore di donarci qualche flebile boccata di ossigeno sotto forma di improvvisazioni: scatto in discesa, scatto in salita, scatto a piedi, scatto contro il vento. Scattavamo anche noi, dal torpore. Ha fatto tutto per addormentarci e risvegliarci. Ha fatto tutto lui. Froome è stato il bene e il male di questo Tour. E non so se sia stato un bene o un male.

Pier Augusto Stagi
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