
di Paolo Broggi
Inversione di tendenza: il Giro d’Italia cambia strada, si fa meno duro e strizza l’occhio ai big delle corse a tappe, proponendo loro la sfida più ardita, quella della doppietta Giro-Tour che nessuno centra più dal 1998, quando nell’impresa riuscì Marco Pantani. Anche se, occorre dirlo subito, forse la scelta dell’anno non è la migliore, visto che ci sono i Giochi Olimpici di Parigi 2024 a complicare le cose e ad attirare a loro volta le attenzioni di corridori come Pogacar, Roglic ed Evenepoel.
La scelta di RCS Sport e del direttore del Giro Mauro Vegni comunque è chiara: una corsa con sfide terribili ridotte al minimo, sicuramente più aperta e disegnata per attirare l’attenzione dei grandi. Se l’operazione avrà successo, lo sapremo fra qualche settimana, quando le squadre cominceranno a delinare i programmi dei loro capitani dopo aver studiato nei dettagli non solo il percorso del Giro ma anche quello del Tour de France.
Che il prossimo sia un Giro d’Italia meno duro lo dicono innanzitutto i numeri: i metri complessivi di dislivello sono 42.900 contro i 51.400 della scorsa edizione (per la cronaca, in questo 2023 il Tour è arrivato a superare i 56.000 metri e la Vuelta i 53.000). Anche il chilometraggio è contenuto: la media è di 157,9 chilometri, solo quattro volte si superano i 200 chilometri e la tappa più lunga - che è anche la più impegnativa - arriva a 220 km.
Sarà anche un Giro più tradizionale nel disegno perché propone due tappe a cronometro decisamente lunghe per quello che siamo abituati a vedere negli ultimi anni - 37,5 km quella umbra da Foligno a Perugia (con finale impegnativo per salire nel cuore della città), 31 km quella piannegiante lombarda da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda - rispettivamente nel cuore della prima settimana e sul finire della seconda settimana.
Tradizionale anche per la terza settimana, decisamente la più dura, anche se non a livello di quelle affrontate in passate edizioni della corsa rosa così come è confermato il volo a Roma per la tappa conclusiva.
Sarà comunque un Giro ricco di trappole e trabocchetti, come è caratteristica da sempre della corsa rosa, perché intanto propone già un arrivo in salita ad Oropa alla seconda tappa, poi si affronterano gli sterrati delle Strade Bianche nella sesta frazione in Toscana, quindi la conclusione della prima settimana con l’arrivo in quota a Prati di Tivo, al termine di una tappa impegnativa e con una salita finale di 14,6 km al 7% di pendenza media.
Dopo la prevedibile festa popolare della tappa di Napoli e il primo giorno di riposo, si ripartirà subito con un altro arrivo in salita a Cusano Mutri Bocca della Selva, ascesa di quasi 18 km al 5,6% di pendenza media.
L’ormai tradizionale tappa del muri marchigiani è inserita tra le due prevedibili volate di Francavilla al Mare e di Cento (la tappa più piatta della corsa), quindi sarà la volta della crono del Lago di Garda ed eccoci al tappone più duro, quello da Manerba del Garda a Livigno Mottolino con 5.200 metri di dislivello: si affronteranno in rapida successione il Lodrino, il Colle San Zeno, l’Aprica, la Forcola di Livigno (18 km al 7,1% di media) e poi l’ascesa finale che misura 8,1 km al 6,6% con pendenze massime che arrivano anche al 18%.
Dopo il secondo giorno di riposo si ripartirà da Livigno per affrontare lo Stelvio e planare in Alto Adige: si fa tutta la Val Venosta fino a Bolzano, quindi si affronta il Passo Pinei (23,4 km al 4,7% con punte del 15%) e l’ascesa finale che porta a Santa Cristina Valgardena, 7,6 km al 6,1%.
Da Selva si riparte poi per un altro tappone che propone Passo Sella, Passo Rolle, Passo Gobbera e la doppia scalata di Passo Brocon con la salita finale che misura 12,2 km al 6,4% con pendenze massime del 14%.
La volata di Padova concederà un po’ di respiro prima di un’altra due giorni molto impegnativa: la tappa friulana presenta negli ultimi 55 chilometri le salite a Passo Duron, a Sella Valcalda e e a Cima Sappada con scollinamento a 7 chilometri dal traguardo.
I giochi finali per la classifica si faranno nella tappa numero venti con la doppia scalata del Monte Grappa, salita di 18,2 km all’8,1% di pendenza media e punte del 14. Primo scollinamento a 77 km dal traguardo, secondo a 30 dalla conclusione posta a Bassano del Grappa.
Quindi, come detto, tutti in viaggio per Roma per un’ultima tappa il cui percorso ricalcherà quello affrontato nell’edizione 2023.
In totale sono sette le tappe sulla carta destinate ai velocisti (Fossano, Andora, Lucca, Francavilla, Cento, Padova e Roma), quattro quelle disegnate per gli attaccanti (Torino, Rapolano, Napoli e Fano), due le crono (Perugia e Desenzano), sei gli arrivi in salita (Oropa, Prati di Tivo, Cusano Mutri, Livigno, Santa Caterina Valgardena e Passo Brocon) a cui vanno aggiunte le tappe di Sappada (il Gpm è a 7 km dal traguardo) e di Bassano del Grappa con arrivo praticamente in discesa dopo tanta salita.
Come detto, la terza settimana è sicuramente la più impegnativa ma non si avvicina certo alle ultime che la corsa rosa ha proposto: le montagne da affrontare sono meno arcigne e soprattutto non salgono mai a quote eccessive. E lo Stelvio, posto quasi in avvio di tappa e seguito da tantissimi chilometri nel fondovalle, farà la felicità degli attaccanti ma non deciderà le sorti della corsa.
Un bel Giro? È banale dirlo, ma dipenderà dai corridori, da chi sceglierà di esserci e da come vorranno affrontare la corsa. Anche se meno duro, il terreno per fare grandi cose c’è: impossibile per ora lanciarsi in previsioni, ma la speranza è che qualche grande nome accetti la sfida e venga in Italia a regalare spettacolo.