L'ABC di COSTA. MOSER, FONDRIEST E BETTINI OSCURATI

GIRO D'ITALIA | 24/05/2016 | 19:39
di Angelo Costa

B come Boaro. Nel senso di Manuele, veneto della Tinkoff. A differenza di molti colleghi, che hanno trascorso il giorno di riposo facendo un po’ di turismo in Alto Adige o hanno ricevuto in albergo la visita dei familiari, si è rilassato passando un po’ di tempo con un asino: «Nonostante non ci fosse la corsa, volevo respirare ancora l’atmosfera del gruppo».
 
E come ex iridati. Nel senso di ciclisti che in carriera hanno vinto il Mondiale. Al Giro ne circolano parecchi: nessuno, però, in corsa. A parte una comparsata di Bugno, Argentin e Cipollini sulle Dolomiti, i più presenti sono Bettini, Moser e Fondriest, che hanno tutti un ruolo speciale: sono nella squadra Mediolanum, sponsor della maglia degli scalatori. Ogni giorno, insieme a un altro grande del passato come Motta, accompagnano i clienti su parte del percorso, dispensando consigli, raccontando aneddoti di gara, regalando l’emozione di pedalare con un grande campione. Si può dire: sulle giornate di chi va in bici con loro, spunta sempre l’arcobaleno. In compenso, nonostante il loro passato, i tre campioni del Mondo non spuntano mai nei salotti televisivi. Non perché siano troppo autorevoli per le abitudini delle trasmissioni, ma perché hanno un difetto enorme, peggio di un peccato originale: lo sponsor che rappresentano. Dopo anni in cui sul palco Rai è sfilato di tutto, è scattata la politica del rigore: basti dire che non vengono invitati il velocista Ferrari, per paura che venga confuso con chi produce auto o spumanti, né Dupont, per evitare che si faccia confusione fra l’azienda chimica e il noto marchio di accendini. Porte chiuse anche a Roche, che richiama la casa di medicinali, e Amador, per evidente assonanza con noti allevamenti di polli. Anche con il trio di ex iridati non c’è niente da fare: se gli appassionati vogliono sapere cosa pensino di questo Giro i miti del nostro ciclismo, devono rassegnarsi a contattarli di persona.
 
K come Kudus. Nel senso di Merhawi Ghebremedhin, ciclista eritreo di 22 anni, al primo Giro d’Italia. Dopo aver letto tuttobiciweb ha detto: «Non è vero che è Kruijswijk ad avere il nome più complicato».
 
S come Scinto. Nel senso di Luca, impagabile diesse della Wilier (nel senso di inimitabile, non che potrebbe anche non essere pagato). Ogni giorno una lezione tecnica. A Bressanone: ‘Non fatevi ingannare: quando vedete il cartello Andalo, fermatevi’.
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