PASTONESI-GREGORI, VIAGGIO ATTORNO ALLA LEGNANO

LIBRI | 20/02/2016 | 16:24
Cerchioni come lampadari, capelli bianchi e pelate lucide. Coppe, biciclette sospese in aria. Come i ricordi che hanno fatto storia, e che continuano a farla. La nuova sede della Us Legnanese è nuova ma assapora la polvere dei ricordi in bianco e nero, trasmessi dal plasma della tv. «Ci sono poche città non capoluoghi di Provincia che hanno una storia come la nostra, non dimentichiamola. Sarà importante per il nostro futuro», dice il sindaco Alberto Centinaio.

Marino Vigna, Pietro Nascimbene sono lì ad ascoltare. Vittorio Seghezzi pure, 92 anni e un rimpianto: «Non ho mai vinto la Bernocchi». Claudio Gregori e Marco Pastonesi sono il Coppi e Bartali (o lo Scudellaro, come direbbe lui) della ricerca e della parola raccontata e pedalano nella storia del ciclismo in sella a una Legnano, ovviamente, per la presentazione del libro «Legnano, storia di biciclette e campioni», sulla storia del marchio che ha fatto mulinare gambe e la fantasia del ciclismo. «Un libro nato dalla follia di Francesco Marazza, ultimo anello della proprietà Legnano, spiega Pastonesi. «E una storia che nasce in Australia, passa per l'Irlanda e Birmingham», continua Gregori. Che racconta di Petit Breton e Brunero, Marchisio e Belloni, fino a Binda, «che è il più grande di tutti, secondo l'avvocato Pavesi, che pure ha visto Coppi e Merckx».

Il tutto per dire che nel dualismo con la Bianchi, che con le sue biciclette seduce la regina Margherita, ma nei primi 13 anni di Giro vede la Legnano 11 volte in rosa. «Coppi è diventato Coppi con la Legnano, vincendo il suo primo Giro e facendo il record dell'ora». «Ma se devo scegliere un uomo, per dire Legnano, scelgo Pavesi. Che nasce in un giorno da morto, 2 novembre 1883. A Colturano», spiega Pastonesi. «Perché la sua storia di ciclista nasce da suo nonno, quando la cascina dove abita va in fiamme. L'uomo dà l'allarme, cavalcando in mutande fino a Milano. Salva la cascina, ma perderà la vita per una polmonite presa per quel motivo. Il padre di Pavesi così cresce orfano, da garzone, e tenta la fortuna andando proprio a Milano, per fare il fornaio in corso Lodi. E lì Eberardo nasce e a 9 anni viene folgorato dall'anticavallo, una bici con ruota anteriore enorme, quella posteriore piccolissima».

E da lì inizierà il suo percorso nel ciclismo, che lo consegnerà alla storia con l'epiteto di avvocato.

da Legnano, Stefano Arosio
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