
Il Belgio è un po’ la tua seconda casa, non è vero?
«Diciamo che ho un buon feeling con questa terra profondamente legata al ciclismo. Le strade che abbiamo affrontato ieri le conosco bene, negli ultimi tre anni alla Hitech Products ho vissuto più qua che a casa, tanto che non avevo bisogno di guardare l’adesivo attaccato al manubrio con indicati i vari muri e tratti di pavé da affrontare. Ora che sono entrata a far parte della Wiggle Honda passo meno tempo qui, ma l’inizio di stagione prevede anche per noi ragazze molte gare al nord. Sì, sono un po’ fiamminga di spirito ma sempre orgogliosamente italiana».
Ieri sera hai fatto festa con le tue compagne?
«Mi sono concessa una bella cena e l’immancabile brindisi con l’intera squadra. Una serata semplice e tranquilla come desideravo. Ieri ho centrato una bellissima vittoria, ma ne ho tante altre in mente. In questo team inglese ho trovato la mia dimensione, quest’anno con questi colori e con compagne esperte come la Bronzini sto affrontando un grande salto di qualità».
Giorgia è contentissima per te.
«Sì, lei in carriera ha vinto di tutto e mi sta insegnando molto. Dopo il traguardo era su di giri quanto me perché finalmente l’ho ascoltata. La sera prima della gara mi ha offerto una birra belga che mi ha steso e, prima, mi ha fatto un discorsetto che mi è servito molto. Mi ha detto: “Sei una ragazza che pensa troppo, sia su che giù dalla bici. Hai tutte le carte in regola per diventare una campionessa, per una volta prova a seguire il tuo istinto. Parti quando te la senti e non ti voltare indietro”. Così ho fatto, dopo lo scatto di Trixi Worrack ho sentito il “momento” e che non mi avrebbero più ripresa».
Tra tutti i complimenti ricevuti, qual’è il più bello?
«Francesco Moser mi ha fatto sapere tramite Giorgia che aveva seguito la gara ed ero stata brava, mi ha fatto molto piacere. In tanti hanno espresso belle parole nei miei confronti, colgo l’occasione per ringraziare tutti. L’abbraccio più bello però è quello della mia famiglia, sempre al mio fianco, nei momenti belli come questi e in quelli duri. Una famiglia di veri sportivi. Papà Ferdinando, Nando per tutti, allenatore di sci nordico, e mamma Guidina dal Sasso, che vanta un passato importante nello sci di fondo. È stato il top per me avere ieri Paolo (ex professionista, l’anno scorso in maglia Cannondale, ndr) alla fine del Kwaremont. Mio fratello è il mio punto di riferimento, nella vita, non intendo solo nel ciclismo. Mi ha dato indicazioni preziose nel breve tempo che abbiamo avuto a disposizione al mio passaggio, mi ha indicato il vantaggio che avevo, mi ha detto di gestirmi sul Paterberg e poi di dare tutto. Così ho fatto e ho vinto, anche grazie a lui».
Peccato che il tuo successo non sia stato trasmesso in tv…
«Sì. Non so quali siano gli accordi stretti dall’UCI con le televisioni, ad ogni modo a mio avviso la nostra federazione internazionale sta lavorando bene per la crescita del movimento rosa. Io sono fiduciosa (Elisa è rappresentante sindacale delle ragazze italiane, rappresentante ACCPI con delega al ciclismo femminile, ndr) e convinta che presto anche le nostre corse verranno mandate in onda. Ieri noi abbiamo onorato al meglio la corsa e la gente ci ha dimostrato che ci vuole bene. Vi assicuro che c’era tanta gente sia al momento della presentazione delle squadre sia sul percorso, sono pronta a scommettere che in tv le nostre gare avrebbero un riscontro positivo in termini di pubblico».
Prossimi appuntamenti?
«Il 19 aprile sarò al via della Ronde van Gelderland e il 22 abbiamo in calendario la Freccia Vallone, che ovviamente rappresenta un altro obiettivo importante per me e la squadra. Ho 23 anni, ho ancora parecchie stagioni davanti a me e tanti traguardi che voglio raggiungere. Il sogno più impellente è partecipare alle Olimpiadi, a causa di un infortunio ho dovuto perdere quelle di Londra, mi è dispiaciuto un sacco. A Rio non voglio assolutamente mancare e, chissà, con le altre azzurre potrei regalarvi un’altra gioia. Ce la metterò tutta».
Giulia De Maio