Fuentes: lo sport crea malati e io li curavo. Anche con l'Epo
| 06/07/2006 | 00:00 Eufemiano Fuentes, il medico implicato nell’Operación Puerto, ha parlato questa notte per la seconda volta durante il programma El Larguero di Cadena Ser per difendersi da quello che considera un processo mediatico contro di lui: «sono sottoposto ad un processo parallelo per doping» ha detto.
Il ginecologo delle Canarie ha poi ammesso di aver ricevuto minacce fisiche e pressioni per non partecipare al programma radiofonico condotto dal giornalista José Ramón de la Morena.
Nessuna rivelazione su altri sport o atleti coinvolti: «sono soggetto al segreto professionale, non voglio fare nomi. Trattandosi di persone famose e pubbliche, affidandosi a me si affidavano anche alla mia discrezione e professionalità».
Riguardo alle sacche di sangue sequestrate dalla Guardia Civil, Eufemiano Fuentes ha dichiarato che «il sangue non si può manipolare. Quelle sacche erano destinate ad essere utilizzate nei prossimi dieci anni per risolvere i problemi patologici o sportivi che possono colpire un atleta».
Secondo Fueentes, il suo compito principale come medico era quello di determinare trattamenti «per sostenere e risolvere» gli aspetti deficitari in uno sportivo.
Fuentes ha parlato anche delle dosi di Epo rinvenute nel suo laboratorio, dichiarando che la quantità rinvenuta era sufficiente al trattamento di una sola persona e che questi era un suo familiare. E poi ha sottolineato con forza che «i medicinali sono creati per curare, compresa l’Epo. E tutti i medicinali hanno in sé un’anima terapeutica e un’altra anima di pericolo».
Fuentes ha poi spiegato che «lo sport di alto livello esige uno sforzo che danneggia la fisiologia dell’organismo umano e che mina la salute. Lo sport professionistico non è sano... Bisogna ricorrere a medicinali per recuperare questi danni e l’Epo serve proprio a questo».
E ha concluso dicendo: «il fatto di avere nel mio studio prodotti che possono essere considerati dopanti, non significa che questi siano utilizzati per dopare gli sportivi professionisti. Non ho fatto nulla di male e non mi sento un delinquente perché non ho dopato nessuno».
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