FCI A FONDO TRA GRANFONDO E CONTINENTAL

TUTTOBICI | 27/03/2014 | 09:29
A FONDO.  Con un sms vengo invitato dal presidente Renato Di Rocco alla Gran Fondo di Ischia, in programma il prossimo 11 maggio. Sia ben chiaro, non ho nulla contro le Gran Fondo e sono felice che se ne organizzi una in uno dei luoghi più belli del mondo; ma c’è un ma. Temo, e ho ben più di un motivo per temere, che al numero uno del nostro ciclismo interessi molto di più il ciclismo ricreativo rispetto a quello agonistico. Temo che sia in atto un disegno molto pericoloso – e se vero – estremamente vigliacco: strappare sponsor al movimento professionistico e agonistico in genere (continental e under 23) per portarli nel mondo delle Gran Fondo o delle cicloturistiche. Ho informazioni e notizie di prima mano che si rincorrono, titolari d’azienda che mi hanno confidato di essere stati contattati e consigliati a lasciare “quel mondo di dopati” per investire in un ciclismo senza macchia (si fa per dire…) e competizione (questo va bene), a misura di famiglia (va benissimo), senza classifiche di merito (molto bene) e che può in ogni caso garantire un buon ritorno d’immagine. Lo ripeto, prima di essere frainteso: la Federciclismo fa benissimo a investire anche nelle Gran Fondo e nelle pedalate cicloturistiche; è promozione e probabilmente anche un buon strumento per fare del business e di questi tempi la cosa non può essere trascurata, ma non dimentichi la sua principale vocazione, che è quella di essere una Federazione con fini olimpici e per questo deve produrre medaglie. Non per niente il Coni fa confluire nelle casse federali più di 5 milioni di euro all’anno. Non credo che al Coni interessi sapere che sono in crescita le gran fondo, mentre il ciclismo professionistico va a fondo.

QUER PASTICCIACCIO. Per dirla con Carlo Emilio Gadda potrei definire la questione delle squadre Continental «Quer pasticciaccio brutto de via Piranesi». La rivoluzione è stata fatta. Il grande “escamotage” è stato  trovato: facciamo passare per professionista chi professionista non è. Lo status è e resta quello regolamentato dalla legge 398 del 1981 (regola lo sport minore) e a dimostrazione che “er pasticciaccio” c’è e vive e si alimenta in mezzo a noi, basti ricordare che la Struttura Tecnica Federale solo qualche settimana fa aveva chiesto alle formazioni Team Idea, MgKvis Trevigiani, Area Zero D’Amico, Marchiol Emisfero e Vega Hostand, di pagare 100 € previa richiesta di autorizzazione alla STN per andare a correre all’estero (in questo caso in Slovenia). Esattamente come deve fare una formazione dilettantistica. Poi il Consiglio Federale è intervenuto prontamente mettendoci una pezza: la solita deroga.
Come spesso le capita, la nostra Federciclismo è brava a complicarsi la vita da sola. Bastava dire: signori, ecco a voi le “Continental”. Stop con gli Under 23. La Zalf e la Colpack, tanto per citare le due formazioni più forti, se vogliono svolgono attività anche promiscua con i professionisti, correndo Donoratico o il Trofeo Laigueglia, altrimenti fanno quello che stanno già facendo:  corrono il loro calendario regionale (con i ragazzi di primo e secondo anno) o quello nazionale. La STN è riuscita nell’impresa di ottenere invece una cosa ibrida - molto italiota -, che ci fa solo del male. E mi spiego. Potrebbe accadere che un team Continental faccia risultato in una corsa professionistica e poi perda sistematicamente con i dilettanti. Ecco il capolavoro, un vero «pasticciaccio» di comunicazione. La Struttura Tecnica Federale che si danna l’anima a dire che le sue Continental sono “pro” quando non lo sono, nel contempo mette nella condizione di far fare una potenziale figura dei polli a quei team che non riescono a vincere nemmeno con gli Under 23. Se avessero varato il progetto semplicemente applicando il regolamento Uci, questo tipo di equivoco non sarebbe nemmeno sorto. Tutti sotto una stessa denominazione, quella delle “Continental”, che sono per il mondo della bicicletta una vera e propria “incubatrice” per i giovani talenti, o per quei ragazzi di 23 anni e oltre, che hanno bisogno ancora qualche anno in più per maturare. È bene che si sappia: oggi i migliori juniores o Under 23, vengono subito intercettati dai vari team di World Tour o Professional e lasciati in parcheggio in team di Under 23 a maturare ancora un po’. Nessuno va nelle “Continental”, ci sarà un perché? Questa categoria è stata pensata e proposta male.
È chiaro che all’interno della Federazione ci sia un problema di comunicazione e di semplificazione dei problemi. Il bizantinismo regna sovrano. Alla nostra Federciclismo interessa poco il livello delle squadre. La loro forza tecnica e finanziaria per la grande mamma del nostro movimento è un fatto assolutamente secondario. Ma si sbagliano. Se si permette che in giro per l’Italia e non solo, ci vadano squadre che sembrano più un gruppo di dolenti deportati anziché di baldanzosi corridori ciclisti, poi non si lamentino se non trovano sponsor: il più delle volte si raccoglie quello che si semina.

di Pier Augusto Stagi, editoriale da tuttoBICI di marzo

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COMMENTI
Di cosa ti meravigli
27 marzo 2014 11:18 cesco381
Carissimo Direttore, di cosa ti meravigli? Pensavamo che avessimo raggiunto il più basso storico federale con Ceruti, ma è vero il proverbio: non c'è fine al peggio!
Le peggiori stagioni,in assoluto, ciclistiche,politiche, tecniche, le stiamo vivendo con questo personaggio che non ha nulla a che fare con il nostro ciclismo.
Sono certo dell'esattezza della tua notizia in merito agli sponsor, il presidente ci ritiene una associazione di dopati, peccato, e' un po' corto di memoria, lui ha fatto così tanto .....si è dimenticato i tempi d'oro del centro di Ferrara e tante altre cose che in quel periodo erano di ....moda.
Certo che organizzare una gran fondo con 3/5 mila partenti a 60 euro cadauno più gli sponsor si portano a casa bei soldini! Bisogna pensare anche al futuro!
Cmq complimenti Direttore sei sempre vigile e attento, cosa non da poco in questi tempi di soggetti a pecora.

27 marzo 2014 15:08 bernacca
Le granfondo sono una macchina da soldi! Ci sono corridori che vincono le gran fondo (sic) e sono quasi prof (x soldi presi e per tempo dedicato). Si devono eliminare quanto prima le classifiche e fare partenze alla francese.
Le organizzazioni di gran fondo dovrebbero destinare una quota parte dell'iscrizione ai giovani ciclisti (bella idea Cassani)

Dott. Stagi,
27 marzo 2014 15:33 Fra74
Lei sa quanto, in passato, ma pure oggi, abbia apprezzato il Suo lavoro ed il Suo modo di scrivere, condividendo quanto da Lei scritto, come in questa occasione, ma c'è sempre un ma, un però, che nel Suo articolo non risalta e non risulta, ossia questo:"oggi i migliori juniores o Under 23, vengono subito intercettati dai vari team di World Tour o Professional e lasciati in parcheggio in team di Under 23 a maturare ancora un po’. Nessuno va nelle “Continental”, ci sarà un perché? Questa categoria è stata pensata e proposta male", riprendo un Suo passaggio di tale articolo per sottolineare che oggi i migliori juniores o under 23 sono precettati dalle squadre PROFESSIONAL o WT solo perchè ci arrivano attraverso conoscenze di lunga data, amicizie influenti o perchè già seguiti da procuratori sportivi dell'ambito ciclistico. Gli esempi li conosce anche Lei, non stiamo qui a fare nomi. Piuttosto, mi pare che in passato lo abbia già scritto, ma perchè non rimarcare il fatto che oggi in Italia, ma forse pure all'estero, tutto il Mondo è paese, per correre occorre avere sotto il proprio sellino uno sponsor? Oppure è solo una voce infondata e priva di ogni ragione? Non credo proprio. Ritornando alle Continental, ha ragione, andava applicato il regolamento UCI, pecca della FCI, ma non è vero che i migliori juniores non vanno a correre con queste formazioni: veda gli esempi di LORENZO ROTA & GIOVANNI CARBONI, che spero Lei conosca. Se il progetto è serio, con persone serie ed affidabili, allora anche le CONTINENTAL rappresentano, non una valida alternativa, ma un buon viatico. Il problema Lei lo sa qual è, vecchio come la creazione del Mondo, ossia, che nell'ambito del MONDO CICLISMO alla fine girano e rigirano i soliti nomi, si riciclano i soliti soggetti e nessuno, tranne Lei in parte, ha il coraggio di affermare ciò e di andare contro questi personaggi che fanno di tutto per farsi pubblicità attraverso twitter o facebook o altri social-network o diavolerie elettroniche. Coraggio, il peggio deve ancora venire, ma per fortuna che abbiamo sempre il passato a ricordarci della grandezza e maestosità di questo sport chiamato Ciclismo. Felicità.
Francesco Conti-Jesi (AN).

Bene..bravo!
27 marzo 2014 16:11 piuomeno
Ehi Fra74....hai detto proprio bene. Mi sei piaciuto.
Maurizio

PIUOMENO
27 marzo 2014 16:34 Fra74
Ti ringrazio Maurizio, permettendomi di darti del TU. Il Dott. Stagi è persona seria ed affidabile, intelligente, provocatore ma ben conscio del Suo mestiere, della Sua professionalità, è schietto, sincero e non ancorato a poteri di alcuna sorta, poi, anche Lui, ma non lo critico per questo, non sempre è PUNGENTE come dovrebbe. Ma va bene così. Per ora.
Francesco Conti-Jesi (AN).

NON E' MAI TROPPO TARDI
27 marzo 2014 17:05 angelofrancini
Una volta, dal 1960 al 1968, vi era una trasmissione televisiva condotta da Alberto Manzi che si poneva l’obbiettivo di recuperare alla scolarizzazione di base gli adulti italiani portandoli fuori dall’analfabetismo: NON E’ MAI TROPPO TARDI.
Mi fa piacere leggere questo articolo dell’amico Pier Augusto, perché come appunto come si prefiggeva quella trasmissione, questo articolo serve a spiegare che “non è mai troppo tardi” per capire.

Nel senso che le problematiche da lui oggi affrontate e che avevo evidenziato in questi anni, sostenendole nel corso dell’Assemblea straordinaria per la modifica dello Statuto federale di Bologna 2011 e nel seguente iter di ricorsi sino all’Alta Corte di Giustizia del Coni, oggi trovano piena conferma.
Tutto era stato pianificato molto tempo prima di quell’assemblea, grazie anche all’appoggio dei vertici di allora del CONI che consentirono e permisero nel corso del 2012, grazie all’operato del Commissario ad Acta, l’introduzione di norme statutarie illegittime che hanno trasformato la nostra Federazione in una federazione dittatoriale, nella quale uno solo decide.
Il progetto di trasformazione della Federazione ciclistica, come descritto nell’articolo, è molto simile a quello posto in essere negli anni ’90 dalla Federazione Tennis, allora presieduta da Paolo Galgani: si volle dar maggior peso in ambito elettorale federale ai circoli tennis, ove giocavano i pensionati, a danno delle società che facevano veramente sport giovanile ed agonistico. Ed i risultati nefasti dell’operazione per quello lo sport sono oggi sotto i nostri occhi.
Tuttavia, nel mondo ciclistico, tale progetto a lunga scadenza necessitava dell’individuazione di un metodo che permettesse di dare ai cicloamatori il diritto di voto attivo e passivo, che non hanno per Statuto, finalizzato all’elezione dei delegati degli Atleti all’assemblea nazionale: tale rappresentanza doveva risultare composta dal maggior numero possibile di cicloamatori.
Se pensiamo che la maggioranza dei cicloamatori tesserati è anche tesserato nelle categorie dirigenziali societarie e federali, possiamo capire appieno il disegno che ci si era posti: controllando il mondo amatoriale controllavi la maggioranza del corpo elettorale federale!
Tale idea nel tempo ha finito per sposarsi con la necessità improrogabile dell’attuale vertice federale di vedersi confermata la rielezione all’Assemblea nazionale di Levico, per garantire la continuazione della gestione esclusiva dell’affaire Mondiali Toscana 2013.
Dall’unione di queste due necessità è nata una sinergia di intenti delle due parti. Tale sinergia ha portato alla ricerca della modalità sul come attuare la soluzione che consentisse di dare il diritto di voto ai cicloamatori, senza che ciò emergesse nello Statuto federale. Era infatti insostenibile portare una proposta di nuovo Statuto da discutere all’assemblea di Bologna che prevedesse il diritto di voto ai cicloamatori: non sarebbe mai stata accettata né da quel Consiglio federale, né tantomeno in sede assembleare. E Di Rocco questo lo sapeva benissimo per aver vissuto la grande difficoltà nel far passare una dozzina di anni prima il diritto di apertura al voto agli Atleti agonisti ed ai Tecnici.
Venne quindi escogitato un piano operativo alternativo che diede i suoi frutti, e che era suddiviso in vari momenti e con l’intervento di vari organi:
1. La Segreteria generale nel settembre del 2011 pose un quesito alla Corte federale: la stessa emise una decisione (che non fu mai pubblicata) con cui fu introdotto il principio del quorum assembleare relativo alle Assemblee provinciali degli Atleti e dei Tecnici: assemblee che NON ESISTONO e NON SONO previste;
2. Nelle assemblee provinciali antecedenti quella nazionale di Bologna votarono i 2.600 tesserati Atleti agonisti (categ. Elite/Under 23 ed Juniores m/f) ed i Tecnici, ma in sede di ratifica dei risultati elettivi dei delegati all’Assemblea nazionale intervenne la Commissione elettorale che dichiarò la mancanza di raggiungimento del quorum;
3. Pochi giorni prima dell’Assemblea di Bologna, sempre su richiesta della Segreteria federale, la Corte federale emise una decisione con la quale dichiarava l’ammissibilità o meno, sul piano della legittimità, delle proposte di modifica presentate dagli affiliati: in una di queste stabiliva che i cicloamatori erano atleti ed avevano diritto di voto. Con tale atto la Corte federale interferiva in modo illegittimo sui lavori dell’Assemblea nazionale condizionando la libertà deliberativa della stessa che, semmai, é emendabile dal solo CONI in sede di ratifica del nuovo Statuto: un diritto similare è riservato alla Corte Federale solo nel “giudicare preventivamente” sulle proposte di referendum;
4. La Caf, nell’esaminare il ricorso avverso l’assemblea di Bologna, avvalendosi delle tre predette decisioni rigettò poi il ricorso avverso la regolarità dell’assemblea bolognese.
Sull’argomento “giustizia” giorni orsono ho postato un commento all’articolo di Ballan pubblicato da Tuttobiciweb, sulle Ingiustizie della Giustizia sportiva!
Grazie, a quanto esposto al punto 2, ci si trovò all’assemblea di Bologna con le componenti degli Atleti e dei Tecnici ridotte ad un decimo del loro reale numero totale.
La stessa cosa si è ripetuta a Levico nel gennaio 2013, ove è stata eletta l’attuale dirigenza federale, con il fatto che il numero degli Atleti aventi diritto di voto passo da 2.600 a 38.400 circa.
Infatti all’Assemblea di Levico si arrivò e ci si trovò di fronte al fatto che, pur senza cambiamenti dello Statuto, nelle assemblee provinciali avevano diritto al voto, oltre ai 2.600 atleti agonisti che avevano votato tredici mesi prima per quella di Bologna, anche i 35.800 tesserati della categoria cicloamatori, portando il totale a circa 38.400 tesserati aventi diritto al voto per l’elezione dei 61 Delegati spettanti agli Atleti, che non era cambiato.
Il risultato finale, del piano alternativo sopra esposto, fece si che a Levico per la componente degli Atleti erano presenti solo 24 delegati (1 sola donna) sui 61 totali previsti (quindi 37 in meno del totale, dei quali ben 31 esclusi per mancanza del quorum. Di questi 24 delegati degli Atleti presenti a Levico ben 14 erano cicloamatori, fra i quali vi erano 2 consiglieri di Comitato Regionale, 1 consigliere di Comitato Provinciale, 3 presidenti di società, 3 consiglieri di società, 2 Tecnici societari: tutte cariche che per i veri “ATLETI” sono incompatibili con la loro tessera.
Nei Tecnici erano presenti 28 delegati, sui 30 totali, essendo stati eliminati 2 per mancanza del quorum: fra i 28 presenti 2 erano tesserati anche come cicloamatori.
Ora tutti sappiamo che, con 8 voti in meno di quelli che ha ottenuto, Di Rocco non sarebbe nemmeno andato al ballottaggio: con la presenza dei delegati degli Atleti eletti dai soli Atleti agonisti e senza quella decisione sul quorum della Corte federale oggi avremmo un altro Presidente e un’altra dirigenza federale.
E non discuto la qualità, meglio l’uno o l’altro, ma della legittimità.

Tutto quanto sopra riportato partì originariamente dalla dirigenza di una società, la Petit Velò asd, che non si sa ove è affiliata, ma ben nota in ambito FCI: costituì con la FCI (pur non essendone un’ affiliata) e con il Coni il consorzio FSL-Five Stars League, di proprietà della Ciclistica Servizi srl/FCI, che racchiude le più importanti 5 società organizzatrici di gran fondo italiane.
Di Petit Velò, all’origine, nonché di tale consorzio ancora oggi è Presidente l’ex Procuratore federale ed oggi Presidente della SAN. In questa società, poi emigrati a Bicitaly, erano presenti numerosi componenti gli Organi di giustizia federale: in aperta violazione dei più elementari principi stabiliti dallo Statuto federale sulle incompatibilità. Oggi fanno parte di Bicitaly, come tesserati Master, ancora in molti, fra i quali anche Malagò e Di Rocco.

Queste cose arrivarono alla Procura federale: nulla avvenne e tutto fu messo a tacere. Stessa sorte toccò ad altri fatti segnalati come la pubblica denuncia di illecito sportivo (oggi non ancora prescritta) per avere il Procuratore federale, come altri componenti degli Organi di giustizia federale, staccato la tessera FCI quale Master, per varie società fra le quali la società Bicitaly asd (gran fondo di Roma).
Chi ha osato opporsi alle finalità di quelle sinergie è stato messo alla gogna dallo stesso che, allora come oggi, occupa un ruolo primario nella dirigenza federale.

Un’ultima cosa va scritta in merito a quanto esposto: poiché il tempo è sempre galantuomo oggi loro stessi ci hanno dato la conferma dell’infondatezza e della illegittimità di tutte le loro azioni.
Sulla pagina amatoriale della SAN, sul sito federale, si legge:
ESTRATTO DELLE NORME ATTUATIVE AMATORIALI 2014 approvate dal CF del 06/12/2013
1.1.02 – Partecipazione all’Attività Agonistica Amatoriale di tutte le specialità, di Ex Atleti Categorie Agonistiche M/F.
Con questa piccola frase si afferma ufficialmente che i Cicloamatori non sono Atleti: la Presidenza e la Dirigenza federale attuale dovrebbero, con un atto di dignità, di conseguenza dimettersi per essere stati eletti sulla base di un mucchio di panzane che hanno alterato in modo determinante il risultato elettorale di Levico!
Il precedente lo insegna la storia federale del 1995 con le dimissioni del Consiglio federale che portarono alla caduta di Agostino Omini.
Questa disgressione per far capire che l’articolo scritto da Pier Augusto Stagi è molto preciso e che, rileggendo le interviste rilasciate negli anni scorsi dall’attuale presidente della SAN, se ne intravedono già allora i veri obbiettivi.
Il mondo delle gran fondo attrae grossi interessi, ma questo non deve essere da freno al mondo agonistico.
Penso che a breve vedremo sempre dagli stessi personaggi un assalto, una sorta di OPA per capirci, al più grande organizzatore agonistico oggi esistente in Italia!
Ma non preoccupiamoci, tanto il prossimo candidato alla presidenza è già stato scelto: anche questo fa parte, probabilmente di quel patto di sinergia sopra citato.

dimostrazione
27 marzo 2014 21:29 viga
infatti a ceresara in settimana due corridori di squadra continental dopo non piu di 10 km si sono ritirati mentre altri menavano strano no????

Come volevasi dimostrare
28 marzo 2014 14:45 ewiwa
vedo fiumi di inchiostro scorrerere su queste pagine ma la verità la sanno tutti...... quando ci sono di mezzo grossi interessi come precisa argutamente qualcuno iniziano i dubbi che sono poi quasi sempre certezze ma tutti fanno finta di non capire....meditate gente ...meditate

Toccato il granfondo
28 marzo 2014 15:23 ruotone
Complimenti a Stagi per il coraggio ed al grande Francini per l'analisi dettagliatissima. Inutile dire che Francini già nel 2010 ci aveva visto giusto.

Stagi e Francini sono le sporadiche punte di uno sport con l'encefalogramma ormai piatto.
Nei prossimi anni ci vedremo un po' di granfondo in tv, tra quattro vecchi rincoglioniti che sognano di tornare ventenni, e che si ritrovano anche la domenica per fare business e solidarietà pelosa, molto pelosa.

E noi sempre pronti a stendere tappeti a questa gentaglia, senza scrupoli, che usa solamente il ciclismo per i propri comodi.

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