Martinello: Salviamo il ciclismo, al rogo i dannati

APPROFONDIMENTI | 09/08/2013 | 20:19
Sono trascorsi ormai diversi giorni dalla divulgazione della pruriginosa lista dei dannati dei Tour de France del 1998 e 1999, ed accuso ancora un fastidioso sentimento d’indignazione che stenta ad andarsene. Affronto senza reticenze l’argomento, considerato che ad entrambe quelle edizioni del Tour ho partecipato. Nel 1998 non ripartii alla sesta tappa essendo caduto nello sprint della quinta fratturandomi il bacino. Quei cinque giorni e la lunga vigilia a Dublino da cui il Tour partì, mi furono comunque sufficienti per percepire l’aria pesante che avrebbe accompagnato la corsa fino alla conclusione. Il Tour del 1999 lo portai a termine, diversi piazzamenti tra cui il 3° posto nello sprint finale di Parigi alle spalle di Mc Ewen e Zabel, che coincise con la mia ultima apparizione alla grande ed affascinante corsa Francese.

Con strisciante ed insopportabile ipocrisia si sta tentando di far passare il concetto che il ciclismo si salverà se facciamo sparire dalla circolazione i Dannati degli anni ‘90, coloro che con comportamenti deplorevoli hanno rovinato l’immagine dello sport più bello del mondo. Privi di senso della misura quando gareggiavano imbottiti di farmaci d’ogni genere, ed ora con i cervelli irrimediabilmente bruciati da anni di pratiche dopanti. Commentatori ed “attentissimi” osservatori d’accordo ed allineati con gli illuminati dirigenti; “Il ciclismo ora è più pulito, più credibile, più vendibile, non come negli anni novanta (salvo poi tentare di instillare il dubbio ogni qualvolta un corridore vince!). Ne siamo certi, un’epoca come quella non potrà più tornare, ora abbiamo messo a punto i sistemi per tutelarci, abbiamo sviluppato efficaci anticorpi per difenderci da una nuova eventuale orda di delinquenti malintenzionati.”

NO! Io non ci sto. Non mi nascondo, non sparisco, non mi faccio da parte, non andrò in esilio. Non c’è nulla di cui mi/ci si debba vergognare, sono/siamo stati protagonisti, personalmente con orgoglio, di un epoca. Della nostra epoca! Abbiamo gareggiato, rincorso ognuno il proprio sogno contrapponendoci, litigando, gioendo ed imprecando, abbiamo divertito, appassionato e diviso gli sportivi, confrontandoci con le regole di allora, che non dettammo noi. Chi le infranse pagò, come accade per chi le infrange ora. Dettaglio non secondario! Le regole le dettarono gli stessi che le dettano ora, ma questa anomalia sembra non interessi a nessuno degli stessi “attentissimi” osservatori! Un tempo il cliché del bravo dirigente prevedeva la conquista di risultati sportivi, medaglie, titoli, allori.

Ora prevede di cogliere il maggior numero di soggetti positivi, meglio ancora se con un nome importante, andando ove possibile anche a ritroso nel tempo, come avvenuto con questa “fondamentale e imperdibile” inchiesta della rivoluzionaria commissione senatoriale Francese.

C’è qualcosa che non torna! In qualsiasi altro ambito si sarebbe già intervenuti con ogni mezzo per rimediare a lustri di incapacità manageriale, ma non qui, si preferisce fare opportunamente in altro modo, si tira lo sciacquone e voilà, spariscono i Dannati! Allontanati, derisi, evitati, cancellati!  

Tanto ci sono i ricambi da sfruttare, da spremere, da osannare, da illudere e poi quando arriverà il momento, da buttare. Ne arrivano continuamente di nuovi! Freschi, motivati! Il Tour, il Giro, il Mondiale, le Classiche, ce ne sono a sufficienza di sogni stimolanti per le decine di giovani che si affacciano al professionismo ad ogni nuova stagione, poco importa se spesso provengono da ambienti gestiti da soggetti che ne hanno già inquinato irrimediabilmente la mente, tanto nel ciclismo dei grandi li beccheremo, e li esporremo come trofei da dare in pasto alla folla ed alla stampa assetata di storie strappalacrime, che con dovizia di particolari si prodigherà a descriverne le potenzialità gettate al vento, le opportunità perdute, a volte costretta dai fatti di cronaca a commentare di esistenze tragicamente spezzate. Nulla fa più audience di queste storie e della retorica con cui vengono condite.

La categoria purtroppo non è mai stata compatta, ne ai miei tempi ne ora, troppo vulnerabile. I contratti coincidono con importanti interessi economici, non è facile andare contro gli “schemi” del sistema, che con l’anello debole del meccanismo ci gioca a piacimento. Ma se un giorno arrivasse una nuova classe dirigente che capisse quanto necessario ed opportuno sia rimettere al centro del meccanismo i corridori? Potremmo solo allora auspicare una vera rinascita ed una nuova e florida stagione. Utopistico? Può darsi, ma quando si tocca il fondo, in qualsiasi contesto, e nel ciclismo ormai ci siamo, non resta che resettare completamente il sistema. A quel punto scenari che ora possono sembrare improbabili, potrebbero trovare terreno fertile per crescere e svilupparsi. Il patrimonio più importante del movimento ciclistico è rappresentato dai corridori e dal vastissimo pubblico di appassionati, usare i primi per tradire la passione dei secondi non potrà che portare inevitabilmente all’implosione del meccanismo.

Silvio Martinello

http://smartinello.wordpress.com/2013/08/09/salviamo-il-ciclismo-al-rogo-i-dannati-4/
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COMMENTI
pensiero
9 agosto 2013 20:51 devis
Come sempre...sei una persona saggia...Tanta stima SILVIO!!!!!

un bel tacer
9 agosto 2013 21:21 AERRE56
un bel tacer non fu mai scritto.

9 agosto 2013 21:32 angelofrancini
Ogni commento sarebbe superfluo e inopportuno. Grande Silvio, quasi ancor più di quando pedalavi e vincevi.

9 agosto 2013 22:49 lele
Vero! Questo e' quello che sta succedendo all'estero!
L'Italia pare immune a questo tipo di pulizia forse perche' dannati non ce ne sono e forse perche' le inchieste, i processi, i libri sono solo invenzioni.
Con quale credibilita' chi ha vissuto in quel tipo di ciclismo omertoso dove tutto era tacitamente ammesso puo' ora placidamente commentare le imprese dei nuovi"sospettati"! Ora li senti parlare di sospetto in diretta tv perche' l'argomento fa audience. Ma sono gli stessi che in quei Tour dove le imprese pur essendo palesemente sopette se ne guardavano bene di sollevare il benche' minimo aggettivo!
Tutti devono cambiare...tutti!

D'accordo su tutto ma.........!!!
10 agosto 2013 00:04 Bastiano
Quello che dice Martinello è giustissimo ma, ora occorre guardare al futuro e guardare al futuro, significa:
1) Rinnovare le istituzioni e farlo dai vari comitati regionali, per arrivare alla impresentabile FCI per finire con l'UCI.
2) Usare le esperienze negative degli atleti degli anni 90 per poter costruire un futuro pulito per questo sport.
3) Istituzionalizzare i controlli a posteriori, per far si che tutti i furbi scopaiano o vengano condannati fin da ora ad essere scoperti e perdere tutti quei soldi che hanno vinto con l'inganno.
Ci sarebbero tante altre cose da fare ma, queste tre, se fatte bene, possono far rinascere uno sport che oggi viene evitato da importanti sponsor come portatore di peste.

Un equivoco da chiarire
10 agosto 2013 00:52 pickett
L'utilizzo di EPO era vietato anche nel 98,NON é AFFATTO VERO,come si vorrebbe far credere a chi ha la memoria corta,che il regolamento prescriveva soltanto di non superare il 50% di ematocrito.Tant'é vero che i Festina,MAI CONTROLLATI POSITIVI,vennero ugualmente tutti quanti squalificati quando si appurò che si erano iniettati EPO.Quindi chi prendeva epo nel 98 si dopava e sapeva perfettamente di doparsi.Caro Martinello,non cerchi pure lei di gettare fumo negli occhi dei creduloni.

Per Lele
10 agosto 2013 08:42 Berto65
Cosa cambia se anche gli italiani confessano??? Secondo lei dovrebbero confessare. Con quale risultato? Per perdere il posto di lavoro?? ( vedi l'ultimo caso Zabel) che senso avrebbe, portarebbe benefici al ciclismo??? Si rilegga bene l'articolo di Martinello,parole sante!

Cosa dire?
10 agosto 2013 09:58 Romanofrigo
Cosa dire, Silvio?
Hai ragione, da una parte, nel senso che non si possono giudicare le persone e i comportamenti di 15 anni fa con gli schemi di oggi, né tantomeno andare a devastare le classifiche di anni in cui il patto, sostanzialmente esplicito, era: "usate pure l'Epo, ma fino ad un certo punto perché oltre quel punto vi fate del male", anche se formalmente si diceva che l'Epo era vietata.
Per lo stesso motivo non si fa la storia giudicandola col metro di oggi, non si valuta il medioevo, e neanche il secolo scorso, chiedendogli di essere l'oggi.
Il vero dramma, però, Silvio, è che le cose non cambiano, e io sono con te nel difendere i corridori (non sono tutti colombe...) e prendere di mira i dirigenti, le mafie degli sport mondiali, piccoli clan inamovibili e intoccabili, che continuano solo a voler fare business, e non sono mai sostituibili proprio perché hanno i contatti giusti per il business.
Devono cambiare le logiche, ma quali sarebbero quelle nuove?
Torniamo allo sport puro, eliminando il business?
Come "aiutare" i corridori a sfidarsi in maniera pulita, senza cercare scorciatoie? In maniera punitiva?
Benissimo, e chi puniamo?
Corridori, team manager, medici, massaggiatori, autisti dei pullman, cuochi... Potenzialmente tutti, e nessuno.
È una storia infinita, e forse bisognerebbe essere spietati e rincorrere i veri conflitti di interesse, ma vai a scovarli tutti, se sei capace.
Facciamo leva sulla coscienza personale?
Mi viene da ridere...
Difendere il corridore, come un'azienda dovrebbe difendere i propri dipendenti, quelli che le danno le professionalità per cui eccelle, questo dovrebbe fare.
Bisogna che le squadre abbiano interesse a custodire gli atleti, non a spremerli.
Un'idea, stupida finché si vuole, ma da discute: una durata minima di contratto, a cui vincolare le squadre e i corridori, evitando i passaggi e gli scarichi facili, legati solo ai soldi, forse potrebbe fare sì che si crei un legame fra squadra e atleta di tipo "famigliare", dove il manager fa un po' il padre, e coltiva i suoi ragazzi, non li spreme perché diano risultati immediati pena la rescissione del contratto, e la messa alla fame del corridore.
Per contro, come stimolare il corridore ad allenarsi duramente se è garantito? Questa é la prossima domanda... Ma adesso devo alzarmi.

bla bla bla
10 agosto 2013 11:41 SERMONETAN
X chi ha la memoria corta tappa della. T/A,1 vittoria in Italia di Zabel,salita di monte fumone,arrivo a Fiuggi,tutti i velocisti con i primi,un gruppo di 35-40,alcuni scalatori staccati,,compresi uomini completi.cera anche il sig.Martinello con i primi.

bla bla bla
10 agosto 2013 13:22 SERMONETAN
X chi ha la memoria corta tappa della. T/A,1 vittoria in Italia di Zabel,salita di monte fumone,arrivo a Fiuggi,tutti i velocisti con i primi,un gruppo di 35-40,alcuni scalatori staccati,,compresi uomini completi.cera anche il sig.Martinello con i primi.

bravo Lele
10 agosto 2013 13:52 SERMONETAN
E non aggiunco altro,chi vuol capire

Sermonetan hai le prove per diffamare in questo modo?
10 agosto 2013 15:20 ruotone
Caro Sermonetan,
leggere simili accuse strampalate da parte di un ex corridore (rosicante) fa tristezza, vera tristezza! A parte che ci sono spiegazioni semplici che motivano il fatto che uomini veloci ma resistenti possono normalmente fare queste prestazioni (Fiuggi non è il Mortirolo), simili uscite offrono mille dubbi sulle reali intenzioni e sulla passione sportiva di chi le scrive.
Non si può scadere a questi livelli.
Apprezzabile invece lo spirito costruttivo di Romano Frigo. I veri appassionati non pensano alle purghe sovietiche, ma a quali soluzioni per far rivivere questo sport.

martinello...mi spieghi meglio
11 agosto 2013 00:41 vespa
quando lei era uno dei vagoni del treno di supermario cippolini non ha mai visto niente....oppure ci sono le prove o forse pensa che la gente sia scema...la verita'e' che senza aiutino si va' a lavorare in fabbrica come me' distinti saluti

x ruotone
11 agosto 2013 11:17 SERMONETAN
Conosci M.fumone,nn e' il mortirolo,ma negli anni 70,li passavano solo scalatori.i velocisti a spinte.
Io ex corridore rosicone,ti dico solo che alla mia eta' gia' sono 3 anni che come gira il sole giro io.con capitaleda invidia,e se mi conosci sai come vivo,

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