GIORNO DELLA SCORTA. Miglior formazione, miglior sicurezza

| 15/11/2012 | 09:21
Circa un anno fa  il Coni ha riconosciuto alla Federazione Ciclistica Italiana l’esclusivo ruolo di soggetto interlocutore con il Ministero dell’Interno per le materie attinenti alla sicurezza delle gare ciclistiche su strada: in tale contesto, nel novembre dello scorso anno, è stato sottoscritto un protocollo di collaborazione siglato tra il capo della polizia ed il presidente della FCI, il cui primo atto concreto è rappresentato dalla stesura di un nuovo disciplinare tecnico, nel quale, oltre ad essere sancito il riconoscimento delle competenze della FCI, viene sostanzialmente modificata la normativa relativa alle “scorte tecniche” (microstrutture importantissime che in questi anni hanno garantito la sicurezza de ciclismo su strada) e agli ASA, la cui formazione ed abilitazione è delegata in via esclusiva alla FCI. Una innovazione molto importante perché preclude a tutti gli altri Enti di promozione sportiva la possibilità di definire e gestire le normative generali per la sicurezza delle gare ciclistiche, se non a condizioni del tutto subalterne.
Pur se tale decisione può suscitare perplessità anche di natura politico-sportiva, è opportuno rilevare che il principio ispiratore seguito dal Coni  è basato sul presupposto, difficilmente opinabile, che la gestione della sicurezza nelle gare ciclistiche su strada deve avere come presupposto esclusivo la qualità, la concretezza e la certezza dei percorsi formativi di coloro che sono coinvolti in tale attività. In altre parole, gli aspetti prettamente amministrativi e giuridici che riguardano “la sicurezza” e che sono di competenza della Polizia di Stato, pur se importanti e necessari, sono altresì subordinati all’acquisizione delle conoscenze specifiche che solo l’organizzazione sportiva ufficiale del ciclismo, cioè la Federazione attraverso le proprie strutture, può dare: un know-how che passa attraverso ore di lezioni specifiche e anni di esperienza pratica, che consentono ogni più utile cognizione di come realmente le gare ciclistiche devono essere svolte, disciplinate, e di come ci si deve interfacciare sia con gli organizzatori che con le forze di polizia.
Il Coni quindi, si fa paladino di una nuova strategia: da oggi in poi, oltre a quanto di nuovo potrà recepire il codice della Strada, la vera forza della sicurezza dovrà essere data dalla effettiva formazione del personale volontario addetto ai servizi di scorta. Un scelta certamente condivisibile, che però aumenta la responsabilità della FCI, la quale dovrà attrezzarsi adeguatamente per corrispondere alla missione assegnatole, rendendo inoltre più trasparenti e partecipati gli obiettivi che vorrà darsi su questo fronte.
La Federazione è comunque in grado di affrontare questa “nuova avventura” anche perché già in passato ha contribuito a tracciare in modo indelebile il “percorso sicurezza” delle attività di ciclismo su strada. A tal proposito è giusto ricordare i quattro momenti fondamentali che sono stati precursori della attuale situazione, ispirati dalla FCI e realizzati con l’azione costante e sensibile del Ministero  dell’Interno: nel 1997 sono stati istituiti i corsi per moto staffetta; l’anno successivo (1998) è stata introdotta la norma della sospensione temporanea del traffico al passaggio delle gare su strada; nel 2002 è stata approvata la modifica all’art. 9 del Codice della Strada che ha previsto la istituzione delle scorte tecniche; infine nel 2007 è stata creata la figura dell’addetto alle segnalazioni aggiuntive.
Quattro “passaggi fondamentali” che hanno consentito di raggiungere un inedito ed inimmaginabile traguardo di garantire una maggiore  sicurezza del ciclismo su strada nonostante l’aumento vertiginoso del traffico stradale e, contemporaneamente, la minore disponibilità di scorte della Polizia Stradale. Un piccolo miracolo, dove il movimento ciclistico societario è stato protagonista di quella che potremmo definire il primo caso di “spendig review”, accettando di farsi completamente carico dei costi economici della sicurezza, con particolare attenzione alla qualificazione dei volontari, gente generosa, che oltre mettere a disposizione il proprio tempo e i propri mezzi, hanno dato prova di grande disponibilità verso ogni più utile occasione di professionalizzazione, formazione e aggiornamento.
I risultati sin qui ottenuti in questi ultimi 15 anni possono essere considerati soddisfacenti, nonostante emergano non poche differenze territoriali e preoccupanti ritardi in particolare nel variegato mondo amatoriale.
Ma il percorso sicurezza, soprattutto in relazione a quanto detto si qui, ci porta ad evidenziare la necessità che esso mantenga una certa dinamicità atta a garantire in modo costante e duraturo il raggiungimento di risultati concreti. E’ per questo che siamo convinti che questo tema debba trovare nuovi ed ulteriori  spazi anche nella battaglia delle idee che in questo periodo si sta svolgendo per il rinnovo dei gruppi dirigenti della FCI, ed in tale contesto intendiamo contribuire al miglior svolgimento del dibattito, avanzando due proposte, una per i corridori ed una per i motociclisti.
Ogni anno, le società che gestiscono atleti delle categorie esordienti, allievi e juniores dovranno svolgere almeno due ore di lezione sui temi della sicurezza, introducendo in tal modo il principio che gli atleti non possono  gareggiare senza prima avere acquisito le conoscenze minime di come ci si deve proteggere in gara e di come occorra interagire con le misure e con il personale predisposte per la sicurezza.
Ai gruppi di moto-staffette regolarmente affiliati deve essere riconosciuta la possibilità di svolgere corsi di formazione e di aggiornamento sostitutivi a quelli indetti dai rispettivi CCRR, purché concordati con questi ultimi ed aperti a chiunque sia interessato alla materia.
Si tratta di due proposte che consentirebbero il rafforzamento dei percorsi formativi, sfruttando ogni più utile elemento quali, il decentramento, la diversità dell’offerta, la sperimentazione didattica, l’impiego di risorse private. Due proposte minime, quasi impercettibili tra il tanto che si potrebbe fare, ma che potrebbero contribuire benissimo all’dea di una FCI davvero coerente con il suo ruolo di referente unico per la sicurezza.

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