DA TUTTOBICI. Botta&risposta con Antonino Parrinello

| 02/04/2012 | 09:19
Chi è Antonino Parrinello?
«Un ragazzo di 23 anni, che ha da sempre un’unica grande passione: il ciclismo. Sono un tipo parecchio emotivo, un mio pregio è la testardaggine. Sono mol­to legato alla mia famiglia: a mamma Franca, papà Salvatore e alle mie due sorelle Eleonora e Veronica, di cui ho tatuato le iniziali sul polso. Non ho interessi particolari oltre al ciclismo, il tempo libero mi piace trascorrerlo in compagnia degli amici, giocando alla play station».
Sei siciliano, ma ormai toscano d’adozione.
«Proprio così! Sono originario di Marsala, in provincia di Tra­pani, ma da otto anni abito vicino a Empoli con l’amico Davide Mucelli, con cui ho corso cinque anni (da dilettante due anni al Pedale Larigiano Cargo Com­pass e due alla Bedogni Natalini Grassi; nel 2011 alla Hopplà Truck Italia Mavo; da quest’anno Davide veste la maglia della Utensilnord Named, ndr), Da­vi­de Appollonio (Team Sky) e altri ex compagni del Team Hop­plà».
Hai un soprannome?
«Il mio ex compagno di squadra Roberto Cesaro, che in questa stagione è approdato alla Meri­dia­na, storpiando il mio cognome mi ha ribattezzato Parripà e da allora mi chiamano tutti così».
Da quando pedali?
«Ho partecipato a qualche garetta da G3, la prima corsa a cui ho pre­so parte l’ho vinta e ho subito capito che avrei voluto fare del ciclismo la mia vita. Nessuno in famiglia ha mai praticato ciclismo, la passione è nata per caso grazie a una corsa vista come spettatore. Dopo l’esperienza da giovanissimo, si può dire che ho iniziato davvero a far parte del mondo delle due ruote a 13 an­ni».
Che corridore sei?
«Sono un atleta completo, un finisseur che se la cava nelle vo­late ristrette. Il mio punto di for­za? La grinta. L’anno scorso all’ultima stagione da dilettante ho centrato otto vittorie, conquistandomi il passaggio con il team di Gianni Savio. Per ringraziare chi mi ha sempre supportato prima del “grande sal­to” ho organizzato una grande festa a Marsala, è stata una bella serata tra persone che mi vogliono bene e, anche se fisicamente lontane, mi sono sempre vicine e mi hanno sempre fatto sentire il loro appoggio».
Com’è andato il tuo debutto tra i professionisti?
«A Donoratico non è stata la “pri­ma volta” migliore che mi potessi aspettare, ho sofferto soprattutto il freddo che, anche per le mie origini, non ho mai amato. Correre tra i big è stata comunque una grande emozione. Al Giro della Provincia di Reggio Calabria è andata decisamente meglio: anche se non so­no al top della condizione, mi sono messo in luce andando in fuga nella prima tappa».
Fin da subito all’attacco: hai già fatto tuo lo spirito dell’Androni Giocattoli.
«La filosofia di questo team r­i­­specchia il mio stile di corsa, non ho paura a prendere aria in faccia, credo che sia proprio que­sta mia dote ad essere piaciuta ai dirigenti della squadra. Dallo staff sono stato accolto bene e coi nuovi compagni è già nata una buona sintonia. Sono stato fortunato ad inserirmi in questo gruppo in cui vengono dati spazio e fiducia ai giovani».
Com’è cambiata concretamente la tua vita dal 1° Gennaio 2012?
«Ovviamente col passaggio gli allenamenti si sono fatti più lunghi e più duri, ma per il resto non ho notato grandissimi cambiamenti. Sono contento che già da quest’anno avrò l’op­por­tunità, grazie alla bici, di girare il mondo (a marzo sarà al via del Tour de Taiwan, ndr) e di fare esperienze che arricchiranno la mia vita».
Con chi ti alleni di solito?
«Con i miei coinquilini, i dilettanti della Hopplà e qualche al­tro ragazzo della zona».
Cosa ti aspetti per il tuo primo anno tra i grandi?
«Mi auguro di raccogliere qualcosa di buono fin da subito. So­no consapevole di aver bisogno di raccogliere esperienza nella massima categoria, ma sono uno che per il ciclismo ha sempre fatto tanti sacrifici, con lavoro costante e impegno voglio di­mostrare quanto valgo».
Guardando più in là, come ti immagini “da grande”?
«Per il proseguo della mia carriera mi aspetto tanto perché la bici è la mia vita. Sono uno che non si tira mai indietro e che non ha paura di fare fatica, spero di farmi valere e farmi vedere tra i grandi. La mia corsa dei sogni? Ne ho due: la San­remo e il Lombardia».

da tuttoBICI di marzo, a firma di Giulia De Maio
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