Fanini. «Morti sospette, morti silenziose: cosa aspettiamo?»
| 11/10/2005 | 00:00 «La morte del colombiano Ubaldo Mesa di 32 anni per arresto cardiaco nell'ultima tappa del Clasico Banfoandes San Cristobal è l'ennesima dimostrazione che tanti atleti moriranno a causa del sistema doping in atto negli ultimi anni».
E' il commento di Ivano Fanini, patron dell'Amore e Vita, da anni in prima fila nella lotta al doping, alla notizia della morte del ciclista sudamericano. «Si tratta di un caso - osserva Fanini - (a differenza di altre morti che poi trascorso del tempo non se ne sa più niente), che sta passando perfino inosservato».
«Quanti altri morti dobbiamo constatare prima che si faccia
qualcosa di veramente importante per fermare questo male? -
chiede il patron della formazione toscana - Andando avanti così
non riusciremo a bloccare nemmeno i tanti giovani che si
avvicinano allo sport perchè sin da piccoli vogliono imitare i
vari Maradona e Pantani che vengono definiti 'miti' e sui quali
vengono scritti libri o girati film come ad esempio ora su Pantani. Dal Coni, Pescante vuole bloccare la legge sul doping
per il periodo delle Olimpiadi di Torino. Ma siamo matti! Meno
male che il ministro della Salute Storace ha detto che non ci
pensa nemmeno ed io lo invito ad intervenire immediatamente
anche con leggi più severe, perchè le federazioni sportive non
fanno niente di importante, altrimenti lo sport tutto non è più
da consigliare alle nuove generazioni».
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