
Chi, in Gazzetta, ha aggiunto una specifica al blog “ilsegnodiZom”
ha aggiunto una specifica. E cioè: “Ciclismo e non solo nei pensieri
(cattivi) di Angelo Zomegnan”. Partiamo da qui, dunque, perché vogliamo
sottolineare la nostra piena volontà a non creare né incidenti
diplomatici, né screzi con alcuno. Questo blog è una palestra di libera
intelligenza. E le critiche viaggiano nelle due direzioni: siamo pronti
ad accogliere qualsiasi replica purché costruttiva come intendono
essere le nostre parole.
Insomma: non è che si voglia essere “cattivi” per partito preso. Oppure
essere “contro” per vocazione. E non siamo al caso di escusatio non
petita, accusatio manifesta. Ma questo ciclismo contemporaneo offre sin
troppi spunti per essere criticato. Ci sono dei momenti in cui proprio
non ci si può sottrarre dal cercare di mettere i puntini sulle “i”,
neppure voltando lo sguardo da altre parti. E le valutazioni, sia
chiaro, sono esclusivamente a titolo personale.
Ieri mattina, di buon’ora come capita sempre, anche di domenica, i
lettori di Gazzetta si sono trovati a leggere un’intervista diffusa a
Pat McQuaid, il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale. Certe
battute son proprio esilaranti. E non v’è alcunché di astioso da parte
mia nei suoi confronti, anzi in certi momenti mi è pure simpatico:
soprattutto quando non si parla di ciclismo. Ma non si può stare zitti
davanti a dichiarazioni che segmentano invece di unire come dovrebbe
essere negli intendimenti di un presidente.
Sorvoliamo sull’approccio con l’apprezzato Luigi Perna in cui, con
straordinario senso di ospitalità, dice non potersi trattenere troppo
al workshop di RCS Sport/La Gazzetta dello Sport – che è pur sempre
l’espressione operativa del più importante quotidiano sportivo d’Europa
alla luce anche del link con lo spagnolo Marca – perché la sua signora
è a far shopping a Milano e dunque rischia di spendere troppo…, ma già
alla prima risposta inanella una serie di frasi preoccupanti:
1) “non abbiamo avuto scandali doping”, come se la questione Contador non fosse di per sé uno scandalo per la lungaggine delle procedure, come se Epo e ormone della crescita fossero stati cancellati dalla faccia della terra, come se non esistesse una nuova via francese (Paese immune al doping!) alla truffa, come se proprio lui non avesse dichiarato frettolosamente nello scorso aprile che una Procura della Repubblica italiana fosse alle prese con un “caso alla Festina”…
2) “le relazioni con gli organizzatori sono migliorate”…forse perché l’UCI è riuscita nell’intento di trasformare il più strutturato dei player degli organizzatori (la ASO del Tour) in un service per il Giro di Pechino? Tutti avrebbero potuto essere interpellati, ma non l’altra faccia della medaglia del ciclismo: ovvero la struttura che dà equilibrio all’intero sistema.
3) “Italia, Francia e Spagna devono svegliarsi se non vogliono restare indietro: curare i dettagli, applicare nuovi metodi di preparazione con l’aiuto delle Università….” magari del Regno Unito, sua patria. Come dire: cari Gianni Petrucci e Renato di Rocco, sveglia! Ma per piacere…le Università dedite a trasformare gli atleti dei propri Paesi in bandiere di populismo sono conosciute da almeno un secolo. Pat, ma per piacere…giù le mani dal Giro e dalla Vuelta e dai rispettivi movimenti nazionali di cui sono l’iceberg.
Sul punto 1) non c’è nulla da aggiungere. Se non da aspettare che a
“giorni escano dei nuovi casi legati al passaporto biologico”, come
proprio McQuaid ha dichiarato qualche giorno fa: le sue parole sono
state riportate dai media e il suo solerte ufficio stampa mai ha
smentito quelle parole.
Sul punto 2) invitiamo il Presidente a leggere almeno una volta la
classifica per Nazioni sul suo sito e costruita attraverso i suoi
criteri si valutazione: scoprirebbe che Spagna (1^) e Italia (3^) sono
davanti alla Gran Bretagna (5^). O son sbagliati i criteri o chissà
che. Poi, avesse l’amabilità di venire a fare un giro in Italia,
scoprirebbe che qui da noi c’è il Nirvana della preparazione che
interessa il mondo intero: dalla Russia all’Australia compresa, che è
pure davanti alla Gran Bretagna senza nulla togliere ai tecnici e ai
corridori di quel Paese.
Sul punto 3) è invece doveroso soffermarci perché voglio così tanto
bene a Gazzetta, che mi va il sangue agli occhi ogni volta che qualcuno
la maltratta. E lo stesso vale nei confronti del Giro di Catalogna, del
Giro dei Paesi Baschi e del Giro di Spagna dei quali mi considero
sostenitore e che sono organizzati da uomini veri ai quali va riservato
il rispetto più grande invece degli sberleffi giornalieri.
Senza soffermarci troppo sul fatto che la Spagna sia sveglia, eccome
(Alberto Contador, numero 1 delle corse a tappe, è spagnolo e Samuel
Sanchez campione olimpico è pure spagnolo, e poi i titoli nel calcio,
nel tennis e persino nel nuoto…), voglio concentrarmi sul calendario
mondiale per capire se a sbagliare siamo noi “latini”, oppure se gli
“anglosassoni” siano eccessivamente fantasiosi nelle loro esposizioni.
E’ stato pubblicato da poco sul sito www.uci.ch il palinsesto del World
Tour del 2012 e son passati più di due mesi dai gaudenti congressi di
Copenhagen. Gli eventi etichettati con la miglior qualifica sono 28 e i
problemi riguardano la metà di essi. Bingo! E cioè:
1) dalla fine del Down Under in Australia e l’inizio della serie di gare in Europa passeranno più di 40 giorni: quale genio della comunicazione riuscirà a tener vivo l’interesse sul ciclismo di prima fascia per così tanto tempo? Le corsette di febbraio finiranno per offuscare la fresca fama del trionfatore del giro dell’…altro mondo.
2) Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico continuano ad accavallarsi per 5 giorni degli 8 della gara francese e dei 7 della gara italiana: non sarebbe meglio far partire la corsa dei due mari un paio di giorni più in là tanto chi corre la P-N non può essere anche al via della T-A?
3) Il Giro di Catalogna – da poco anticipato a fine marzo per preparare il terreno alla russa Mosca-Sochi che verrà verosimilmente collocata nel 2013 nel periodo del Giro d’Italia – ora patisce la concomitanza con due gare fiamminghe: la neonata E3 Harelbeke più la Gand-Wevelgem.
4) Il Giro dei Paesi Baschi scatterà l’indomani del Giro delle Fiandre (gara monumento!).
5) Lo stesso Giro dei Paesi Baschi si concluderà la vigilia della Parigi-Roubaix: altra gara monumento del ciclismo che continua a fare la storia.
6) Il Delfinato e il Giro di Svizzera si accavallano per due tappe.
7) Il Giro di Polonia è finito con tutti i suoi 7 giorni dentro il Tour de France e dunque rinuncia a priori “ma soltanto nel 2012, anno di Olimpiade” ai migliori corridori al mondo che opteranno ovviamente per la Grand Boucle.
8) Questo è un punto di discussione che ne vale 5 (!) perché durante il periodo del Giro di Spagna, dal 18 agosto al 9 settembre, quando le squadre già ricorrono agli stagisti per non disattendere almeno minimamente le aspettative delle gare nazionali, sono stati collocati anche altre quattro corse in due Continenti: una in Francia e una in Francia per l’Europa e due in Canada per le Americhe.
9) la Vatterfall Cyclassic di Amburgo (sola gara della SuperGermania in circuito, dunque tedesca, da proteggere e impreziosire, invece di asfissiarla) è invece nel primo week-end della Vuelta.
10) il GP di Plouay in Francia durante la Vuelta.
11) il GP del Quebec in Canada, pure durante la Vuelta.
12) il GP Montreal sempre in Canada sempre durante la Vuelta.
13) Il Lombardia vede spazzar via 105 anni di foglie morte in ossequio al business privato dell’UCI e dei suoi partner, s’intende, e non dell’intero movimento ciclistico: ovvio che i Team si inalberino.
14) il Giro di Pechino è sempre là in ottobre, quando il clima e lo smog non sono sicuramente clementi né con i residenti, né con gli atleti che hanno esigenze ben più sofisticate.
Alcuni quesiti sorgono spontanei e riguardano le concomitanze e le
tipologie dei 28 appuntamenti Partiamo dalle seconde, che per metà sono
gare a tappe e assommano a 139 giorni-gara e per l’altra metà sono in
linea e dunque assommano ad appena 13 giorni-gara più il Mondiale e
l’Olimpiade ogni 4 anni. Con la sola eccezione di Philippe Gilbert, che
è proprio l’eccezione per antonomasia, chi come Mark Cavendish
colleziona successi al Giro, al Tour e vince il Mondiale, a fine
stagione si ritrova soltanto 27° del ranking, scavalcato anche dalle
mezze figure.
E chiudiamo con le concomitanze, che sono deleterie a qualsiasi
disciplina per svariati motivi, figuriamoci per il ciclismo che non
gode più (per colpa di queste dissennate gestioni oltre che per le
ombre dentro cui si è infilato) delle attenzioni di un tempo. Intanto
perché spaccare su almeno in due fronti le gare e le squadre significa
indebolirli entrambi e creare disorientamento nel pubblico. Poi perché
laddove non c’è chiarezza di valori non ci può essere rassicurazione.
E, soprattutto, perché i broadcast televisivi e i media non possono
occuparsi adeguatamente di uno sport, che già patisce concorrenze
spietate, che offre il doppio delle gare dovute: 165 potenziali
vincitori (tra classiche, tappe e classifiche finali) in meno di 9 mesi
e 270 giorni esatti ammazzerebbero anche il più esperto in statistiche
dell’universo.
Ultima domanda. Non è forse per tutti questi motivi (ma non soltanto)
che i Team si sono industriati a cercare vie alternative all’UCI? Il
segnale è inequivocabile.
da ilsegnodizom blog di Angelo Zomegnan
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.