UN QUARTO D'ORA DI MONDIALE

| 24/09/2011 | 09:24
Ho sempre creduto nel campionato del mondo in prova unica. L’ho sempre difeso per il fascino unico della sfida secca e senza rimedi, consapevole che raramente il vincitore sia il campione più forte del pianeta Ter­ra, come poi vorrebbe significare lungo l’arco dei dodici mesi quella maglia così particolare, ma covinto che in ogni caso sia una lotteria talmente prestigiosa da scatenare negli atleti la loro parte migliore. Lo sappiamo tutti che il vero numero uno in assoluto, a livello globale, è il vin­citore del Tour. Eppure il Mon­diale conserva nella sua stessa es­senza aleatoria il segreto di tanto interesse.

Dopo essermi schierato sul piano ideale, sperando che davvero il campionato del mondo resti per sempre così com’è, respingendo con perdite i periodici tentativi di cambiare la formule, non posso però evitare questa volta di manifestare una pesante critica. Non al Mondiale, ma al Mondiale 2011, o comunque a quei Mondiali, soprattutto in epoca recente, che gli somigliano molto. Quale Mon­dia­le? Diamine, un Mondiale che vede Cavendish favorito assoluto, che ve­de l’Italia senza i Basso, i Nibali, i Cunego, gli Scarponi, tutta una na­zio­ne da mesi in attesa di sapere se finalmente Bennati sarà in grado di reggere la fascia di capitano. Via, davvero possiamo perdere il sonno per un Mondiale così?

Lo so che molti puristi già esprimeranno il loro disprezzo, sostenendo che anche un Mondiale per sprinter, ogni tanto, serve a riequilibrare la lunga serie dei Mondiali a loro proibiti per la severità dei percorsi. Dunque, viva i tracciati piatti e veloci che ogni qualche anno premiano le virtù degli spericolati uomini-jet. Vo­glia­mo forse dimenticare quanto ci è piaciuto il Mondiale di Zolder, con quella schiacciante prova di squadra azzurra che scodella ai duecento me­tri finali la grande vittoria sul piatto dell’irresistibile Cipollini?

Echi lo dimentica. Però attenzione: nessuno dimentica i propri trionfi, ovunque essi avvengano, ma nessuno può neppure dimenticare la noia di queste set­te ore in attesa dei venti secondi fi­nali. Ne faccio una questione di spet­tacolo, prima di tutto: quando il percorso è facile, lo schema fisso diventa quello dei velocisti che tengono tutto legato per salvare la so­luzione allo sprint. Hanno voglia gli altri, poveracci loro, di cercare so­luzioni a sorpresa, coraggiose, da lontano. Fanno la figura patetica dei kamikaze, tutto sommato pure un po’ pirla. Non a caso, ultimamente i cittì tagliano la testa al toro ancora prima, lasciando direttamente a casa i campioni delle fughe e i super fondisti.

Una questione di spettacolo, ne faccio. Ma non solo. Ce n’è una squisitamente tecnica, forse ancora più importante: sappiamo tutti che per definizione la corsa di un giorno solo non sempre - quasi mai - riesce a premiare davvero il numero uno del momento. Fosse così, sapremmo già per esempio che il duello 2011 sarebbe un discorso chiuso tra Gilbert e Evans. Sappiamo di questo peccato originale, che il Mondiale si porta dietro come fascino e come condanna: non sempre, quasi mai, vince davvero il più forte del mondo. Pe­rò c’è un però: bisognerebbe sforzarsi di trovare un vincitore che gli somigli molto. Cioè un atleta che comunque, quel giorno, vinca la distanza, la fatica, gli agguati avversari, dimostrando d’essere un campione completo, in senso compiuto. Certo che Contador può vincere sei grandi giri in pochi anni, senza per questo riuscire a vincere altrettanto facilmente un Mondiale. Fa parte del gioco. Lo accettiamo. Ma c’è un limite a tutto: il prossimo Mon­dia­le, con tutto il rispetto per Ca­ven­dish, che fa benissimo il suo mestiere di sprinter, può somigliare alla Milano-Vignola, non certo a una se­vera prova di resistenza. A quel punto, dovendo puntare sulla velocità, mi gusto molto di più, e la considero molto più “iridata”, la Mi­la­no-Sanremo. O persino la Parigi-Tours…

Mi si dirà: bravo, e come fai ad organizzare un Mondiale duro su quel campo da biliardo che sono ad esempio i Paesi Bassi? Non lo so. Non è a me che devono chiederlo. Ricordo comunque che persino in Olanda, quando vogliono, una corsa maschia riescono ad inventarsela, vedi l’Amstel, vedi lo stesso Mondiale di Valkenburg. In fondo non serve molto: qualche strappo serio messo nei punti giusti. La verità è che il problema non nasce dalla conformazione idrogeologica delle nazioni ospitanti, ma dalla conformazione dei cervelli e degli interessi economici di chi decide, ultimamente sempre più convinti del fascino di questi Mondiali a ro­tazione, una volta per fondisti, una volta per velocisti, una volta per neri, una volta per rossi, e così via, scucendo denaro da tutte le parti.

La situazione è questa, bisogna solo subirla. Da parte mia, posso solo prendere personalissime precauzioni. Se a qualcuno interessa, propongo una velocissima - come uno sprint - guida pratica al prossimo Mondiale: sveglia puntata sulle 17 di domenica pomeriggio. Prima, grigliate, gite fuoriporta, qualche rapidissimo collegamento radio o tv per sapere che nessuno sia caduto e che nessuno dei nostri si sia ritirato. Poi, allo squillo della sveglia, velocissimi - come sprinter - in poltrona: il quarto d’ora finale è imperdibile. Anche la volata ha il suo fascino irresistibile. Però per favore non chiamiamolo più Mondiale di un giorno: è il Mondiale di un quarto d’ora. Per me, già da un po’, il vero Mondiale di un giorno si corre in due giorni: Lie­gi-Bastogne-Liegi e Giro di Lom­bardia.

di Cristiano Gatti
da tuttoBICI di settembre
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COMMENTI
24 settembre 2011 09:46 foxmulder
Difficile non essere d'accordo. Specialmente con l'ultimissima affermazione, cui aggiungerei anche Fiandre e Roubaix. Che bella che era la coppa del mondo con la maglia bianca.

Gilbert
24 settembre 2011 10:16 Gattopaul
Concordo con quasi tutto quanto scrive gatti in questo articolo, credo che un mondiale per velocisti non abbia molto senso .... Ma alla fine questo mondiale Gilbert (che e' il più forte del mondo) troverà il modo di vincerlo e smentirà, almeno in parte Cristiano Gatti.

Grande Cristiano!
24 settembre 2011 10:45 dotto
Concordo pienamente col signor Gatti, sempre acuto nelle sue osservazioni su questo straordinario sport!

cristiano
24 settembre 2011 11:07 carlino
caro cristiano, evidentemente non ami la bici, io mi appassiono anche nel vedere un intera cronometro, figuriamoci un bel'arrivo in volata!

Per chi non ama il ciclismo
24 settembre 2011 12:59 maicol
Questo articolo va bene per chi non ama il ciclismo..chi lo ama davvero non si pone i problemi di durezza del percorso se per velocisti o scalatori. Si diciamolo pure ci pdude perchè nn abbiamo più un Cipollini di Zolder o un Petacchi di qualche anno fa, ma non facciamo come quelli che visto gli scarsi risultati di Rossi in moto Gp non la guardano dicendo che non è più bella..ció vuol dire esseredi parte e antisportivi..se avessimo avuto un Gilbert o un Cavendish in Italia non sarebbe uscito sicuramente questo articolo...
W ilMONDIALE sempre e onore al VINCITORE qualunque nazione sia

SCALATORI
24 settembre 2011 13:03 azalai
d'accordo quasi totalmente con Gatti, specialmente quando parla dell'amstel o del mondiale di valkenburg... se lo si vuole un percorso selettivo si puo fare quasi ovunque.
A me piacerebbe vedere ogni tanto un mondiale anche per scalatori, l'ultimo che ricordo quello di duitama in colombia (1olano 2indurain 3 pantani) è il piu bello che ricordo.. che fantastica gara!! basta vedere il podio.

Perfettamente d'accordo,però...
24 settembre 2011 15:12 pickett
Bisognava dire e scrivere le stesse identiche cose dopo Zolder;invece allora, in Italia,non mi pare di aver sentito tante critiche.Comunque McQuaid e tutti i membri della commissione tecnica che hanno approvato questo percorso SCHIFOSO andrebbero presi a calci nel sedere.

Un quarto d'ora di Bronzini
24 settembre 2011 17:24 gass53
E COME AL SOLITO I GUFI SON SERVITI!!!!! GRANDI INTENDITORI DI CICLISMO........

24 settembre 2011 17:25 lodz
la "montagna" piu' alta in danimarca misura 170 metri.
quindi, se a Copenhagen vogliono organizzare un mondiale, sara' per velocisti.
non avrebbe senso organizzarlo in danimarca e poi correrlo allo stelvio o sul cauberg.
danimarca=170 metri di altezza massima=mondiale per velocisti.
quest'anno e' andato cosi.punto

Direi che si commenta da solo.
24 settembre 2011 18:13 giuly
Non ci sono molte parole da scrivere, se non che il signor Gatti, ha completamente ragione!
Amando il ciclismo, anch'io guarderò gli ultimi chilometri di questo mondiale, perché le corse lunghe e noiose, non sono nel mio stile!
Facendo così, oltre a negare lo spettacolo, si tralascia l'effetto sorpresa, che uno come Cancellara, per fare un grosso esempio, può riservare per una gara stile Milano-Sanremo!

In Gatti veritas
24 settembre 2011 21:14 memeo68
Negli articoli di Cristiano Gatti c'è sempre provocazione, sarcasmo ma anche tanta verità....... e tanto amore per il ciclismo. Domani mattina andrò in bici, doccia, spuntino, pennichella e poi gli ultimi Km del Mondiale..........ma amo lo stesso il ciclismo ed applaudirò il vincitore anche se la corsa dovesse essere di una noia mortale!

Forza Gilbert
24 settembre 2011 23:44 Pantera88
Io domani farò il tifo per Gilbert,
con la speranza che questo campione smentisca ciò che scrive Gatti.
I veri campioni sanno inventarsi qualcosa e stravolgere la corsa.
Forza Gilbert, alla faccia di chi vuole guardare 15 minuti, facci sognare!!

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