
Il simbolo di Gap è un castello giallo su sfondo blu, ma forse,
dopo la giornata di oggi, al giallo verrà sostuito il rosso.
Rosso e blu sono i colori che hanno coperto Gap fin dal primo
pomeriggio, un’invasione di tifosi norvegesi che con le loro
bandiere e magliette hanno prima trepidato e poi esultato come
dopo la vittoria un Mondiale di calcio.
Della fuga a 10 della prima ora, con Marcato, in vetta al Col
de Manse è rimasto il solo Hesjedal, che è poi stato raggiunto
in discesa dal compagno in casa Garmin Hushovd e da Boasson
Hagen. Neanche a farlo apposta si sono così trovati davanti i
due corridori simbolo del ciclismo norvegese e un canadese che
ha origini norvegesi.
La volata finale ha avuto poca storia. La superiorità numerica
della Garmin e quella fisica di Hushovd non hanno lasciato
scampo a Boasson Hagen, che si è dovuto accontentare della
seconda piazza.
«Negli ultimi chilometri non mi sembrava di essere a una tappa
del Tour, ma nel finale del campionato norvegese - scherza Hushovd -
Edvald e Ryder sono due amici e mi è dispiaciuto batterli, ma
questo è lo sport e non potevo certo tirarmi indietro. Già dopo
la prima settimana di Tour avevo detto che ero nel miglior
momento di forma della mia vita: adesso che non devo più
proteggere la maglia sono libero di andare in caccia di tappe
e mi viene tutto facile».
Boasson Hagen, secondo oggi dopo aver vinto a Lisieux, è quasi
più divertito che dispiaciuto. «E’ stata una grande tappa e
sono orgoglioso di avere combattuto fino agli ultimi metri. La
pioggia che ha reso la discesa finale complicata e il fatto che
fossi solo contro due sono stati fattori negativi, ma ho fatto
tutto quello che ho potuto. Sono felice per Thor che, una volta
di più, ha dimostrato di essere uno dei migliori al mondo e
per il mio Paese che si può vantare di essere fra le nazioni
ciclistiche più importanti».
da Gap Francesco Cerruti
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