Sagan: strategia pianificata grazie ad un grande team
| 24/02/2011 | 18:42 Conquistata la prima tappa, sfiorata la seconda e centrata la terza: Peter Sagan sta diventando il mattatore dell’edizione 2011 del Giro di Sardegna. Sul traguardo di Lanusei, disegnato tra le vie del centro e in leggera ascesa, il giovane slovacco della Liquigas-Cannondale ha nettamente battuto Serpa (Androni) e Cunego (Lampre-ISD) finalizzando al meglio il lavoro della squadra. Grazie agli abbuoni ha riconquistato anche la maglia di leader della generale, oltre che consolidare il vantaggio nella classifica a punti. «Già nella riunione del mattino avevamo pianificato una strategia che potesse portare al traguardo un gruppo ristretto di corridori» afferma Sagan. «In questo i compagni sono stati splendidi. Hanno lavorato duro per me e il minimo che potessi fare era vincere». Le parole di Sagan riassumono al meglio il compito svolto dagli uomini verde-blu: prima collaborando per recuperare i fuggitivi, poi a spaccare il gruppo con le “trenate” di Agnoli, Nibali e Capecchi. «La strada per l’arrivo saliva e il loro ritmo ha impedito gli attacchi. A 200 metri dal traguardo Eros si è spostato e mi sono alzato sui pedali. Tutto ha funzionato alla perfezione» aggiunge Sagan. I distacchi in classifica generale (4’’ quello di Cunego, 6’’ quello di Serpa) renderanno le prossime tappe infuocate: «Ci aspettiamo battaglia ma abbiamo tutto per difendere questa maglia. La fiducia che mi trasmettono i diesse e i compagni è importante: sono determinato a chiudere questa corsa sul primo gradino del podio». La volontà di Sagan trova conferma anche nel commento della guida tecnica Mario Scirea: «C’è molta armonia tra i ragazzi e questo sarà il nostro punto di forze, oltre ovviamente al valore tecnico. Dovremo sudare ma, soprattutto, raddoppiare le attenzioni perché gli abbuoni saranno decisivi». Infine, da ex corridore, Scirea giudica Sagan come «un talento che sta confermando il suo enorme potenziale. L’anno scorso era una sorpresa, ora non più. In lui rivedo Argentin: una classe immensa e una cattiveria agonistica fuori dal comune».
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