Alberto Loddo dà l'addio al ciclismo

| 26/01/2011 | 15:29
Un guizzo felino in viale Diaz a Cagliari, Ale-Jet Petacchi che si arrende con una smorfia, la folla che acclama Alberto Loddo nell’ultima tappa del Giro di Sardegna. Era il 27 febbraio 2010, per il velocista di Capoterra il coronamento di una carriera. Dopo 26 vittorie da professionista sparse per il mondo mancava un sigillo italiano ed era giusto che arrivasse proprio nel cortile di casa. A meno di un anno di distanza lo scenario è cambiato, sembra passata una vita.
Alberto Loddo è senza squadra, scende dalla bicicletta e si arrende: «Smetto, la mia carriera da professionista si chiude qui. Non vale più la pena di arrabbattarsi per 1.600 euro al mese. È stato bello ma ormai è finita».

- Che cosa è successo dal giorno dello sprint in viale Diaz?

«La stagione è andata avanti come al solito, poi in autunno ho deciso di cambiare squadra».

- Per quale motivo?

«Nessuno in particolare. Lo stavano facendo in tanti e ho deciso di inserirmi nel giro. Invece è andata male».

- Come mai?

«Il mio manager si era accordato sulla parola con un’altra squadra. L’errore è stato non firmare un precontratto. Quando sono andato per il contratto mi hanno detto che non se ne faceva più nulla, che non facendo firmare me avrebbero potuto liberare dal suo vecchio team un altro corridore. Ho provato a richiamare la mia squadra dell’anno scorso e ovviamente i giochi erano già chiusi. Avevo una sola possibilità, quella di portare uno sponsor.  Così ho cominciato a riflettere, ho realizzato che dopo nove anni di professionismo è arrivato il momento di tornare nella vita reale».

- Ha pensato a cosa fare da grande?

«Sono rientrato a Capoterra, vediamo che cosa mi propongono».

- Il ciclismo che cosa le ha lasciato a livello di conto in banca?

«Diciamo che mi sono fatto la casa. E va bene così».

- Si è mai pentito di aver scelto la carriera da professionista?

«Mai. Il ciclismo mi ha lasciato tanti amici e belle esperienze umane».

- Consiglierebbe a un giovane di intraprendere questa carriera?

«Sì. Il ciclismo ti annulla la vita privata ed è uno sport di grande sofferenza ma resta bellissimo».

- Un amico in particolare in quel mondo?

«Ultimamente mi è stato molto vicino Michele Scarponi».

- Alberto Loddo è stato il più grande ciclista sardo di tutti i tempi?

«Io spero che presto arrivi qualcuno più bravo di me. Fabio Aru, per esempio, è un giovane con grandi numeri».

- Ha battuto tutti i più grandi velocisti, qual è la volata più bella che ha fatto nella sua carriera?

«La prima vittoria di tappa in Qatar. Ero in fuga con un gruppo di 15 corridori di primo livello tra i quali anche Jalabert e li ho messi in fila».

- Va ancora in bicicletta?

«Qualche pedalata per divertimento. Per qualche mese ho avuto la “nausea”, ho ripreso da poco. Magari mi rivedrete al Giro di Sardegna, se si farà, per salutare qualche amico».


da La Nuova Sardegna a firma di Roberto Sanna

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COMMENTI
26 gennaio 2011 18:16 corvo
Giusta scelta Alberto, tanti auguri per il tuo futuro.

PECCATO
26 gennaio 2011 19:47 stargate
Un talento sprecato, poteva dare molto di più. Come tanti velocisti, era adatto ai percorsi piatti; forse, periodicamente, soffriva di pigrizia, ma è ben strano che uno sprinter con tale talento, capace di impostare le volate da solo, senza treni di alcun genere, abbia dovuto abbandonare l'attività a soli 32 anni. Ricordo che anche Tom Bonen si è dovuto arrendere a Loddo, oltre Petacchi ed altri corridori di valore. Gli auguro, ora che comincia la sua vita "normale", serenità e fortuna.

Professionisti? Un tempo!!
26 gennaio 2011 19:58 gipi66
Le parole di Loddo fanno riflettere. Un corridore plurivittorioso (27 centri non sono un caso), ancora integro (vedi età e ultimo successo), a buon mercato (parla di 1600€ al mese), non solo non trova collocazione, ma si sente anche chiedere in dote uno sponsor!! Come faccio a credere che chi passa professionista in questo momento, quindi con inferiori credenziali, o perlomeno ancora da dimostrare, lo faccia nel modo consono a questa categoria? Essere professionista vuole infatti dire: fornire una prestazione in cambio di denaro.

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