MEDICI A CONVEGNO. Passaporto biologico, così non va

| 21/11/2010 | 11:42
Passaporto biologico, l’ora della svolta. Dopo le polemiche per il caso di Franco Pellizotti, fermato dall’Uci per valori anomali del sangue e poi assolto dal tribunale antidoping Coni, lo strumento di indagine lanciato nel 2008 ha bisogno di alcune correzioni. A reclamarle, a sorpresa sulla stessa posizione, sono sia l’Accpi, l’associazione dei corridori italiani, e quella mondiale guidata da Gianni Bugno, sia gli esperti scelti dall’Uci per valutare le anomalie dei profili ematici. Il clou ieri mattina, durante il 19˚ convegno dell’associazione dei medici italiani di ciclismo presieduta da Roberto Corsetti. Al tavolo, due dei 9 esperti, Giuseppe D’Onofrio e Pierluigi Fiorella, più il professor Giuseppe Banfi, noto ematologo e perito di parte in numerosi procedimenti. Federico Scaglia, segretario dell’associazione italiana corridori, in rappresentanza anche di Bugno, dice: «Siamo sempre stati favorevoli al passaporto biologico, ma serve più chiarezza, anche sulle procedure. Noi abbiamo già mandato una lettera al presidente McQuaid per chiedere che non ci sia più il filtro dell’Uci nella selezione dei profili degli atleti e che tutti i nove esperti abbiano i dati degli 850 corridori coinvolti, e non soltanto quelli anomali». Il professor D’Onofrio aggiunge: «C’è una richiesta all’Uci, da parte nostra, di maggior trasparenza e condivisione. Ne parleremo a febbraio alla riunione plenaria. E poi non condivido che ci siano soltanto gruppi di tre esperti a verificare i profili, noi siamo per essere coinvolti tutti e nove insieme, per arrivare a un giudizio di unanimità allargato». Evoluzione Banfi, ematologo milanese, spiega: «Con franchezza, devo dire che sul passaporto c’è un atteggiamento di chiusura dal punto di vista scientifico: il sistema è autoreferenziale. Coinvolgere nel panel tutti e 9 gli esperti vuol dire rendere più salde e stabili le procedure». Infine il dottor Fiorella: «Ricordate che parliamo di grandi anomalie, cioè quelle che possono far supporre una manipolazione del sangue». Il nodo resta il passaggio del passaporto da strumento per monitorare i parametri del sangue (e ispirare i successivi test antidoping) ametodo per sostenere, davanti a un giudice, una violazione antidoping: come per Pellizotti. Corsetti sceglie un’immagine molto efficace: «Il passaporto biologico è una cosa seria e ci ha dato la possibilità di scovare molte positività. Siamo di fronte a una Ferrari, a una fuoriserie: ma forse è stata lanciata in pista troppo presto per fare da antidoping».

da «La Gazzetta dello Sport» del 21 novembre 2010
a firma Luca Gialanaella
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