Il passaporto biologico e quelle ultime parole famose...

| 26/10/2010 | 16:39
Passaporto biologico, qualche certezza non è più certa... Lo aveva detto a chiare lettere il dottor Roberto Corsetti in occasione della conferenza stampa di Pelizotti proprio alla vigilia del Giro d'Italia. Corsetti, il perito di parte Banfi, tutta la Liquigas si è stretta attorno al corridore certa di poter dimostrare la buonafede dell'atleta friulano. La sentenza di Valjavec e quella di Pellizotti hanno in qualche modo incrinato il castello voluto dall’Uci. Si tratta di sentenze di primo grado, certo, ma è ormai impossibile nascondere le crepe. Alla luce di quanto sta succedendo - e in attesa della sentenza del Tas sul caso Caucchioli, in ogni caso destinata a fare giurisprudenza - è abbastanza curioso andare a rileggere certe “sentenze” scritte da alcuni giornalisti i quali, beati loro, non sembrano essere toccati dal dubbio.
Il gioco de “le ultime parole famose” può essere facile, a volte, ma è certamente molto interessante...
 
«...In Svizzera sanno bene che sul caso Pellizotti si gioca la credibilità del passaporto biologico, strumento decisivo nel futuro di un antidoping sempre più legato al monitoraggio dei parametri biologici piuttosto che alle singole positività. Se Pellizotti verrà ritenuto colpevole di doping, sarà solo l’ennesimo atleta inchiodato da un sistema di controllo rivoluzionario. Se Pellizotti venisse assolto crollerebbe l’impianto del passaporto e con lui la credibilità di UCI e WADA. Ecco perché il “caso Pellizotti” ha suo malgrado, anche una fortissima connotazione politica».
 
«...Per spazzare via molte polemiche, per informare in maniera corretta l’opinione pubblica e per evitare che avvocati (interessati) accusino puntualmente il passaporto biologico di inattendibilità e periti e tribunali antidoping di “persecuzione nei confronti degli atleti” basterebbe leggere le carte processuali e spiegarle. Si scoprirebbe che questi documenti non sono poi così ostici e che parecchi atleti, nel momento in cui si proclamano innocenti o perseguitati, farebbero meglio a stare zitti. E verrebbe anche fuori che il passaporto biologico è uno strumento sicuramente perfezionabile, ma già molto attendibile».
 
«...In cosa differisce e in cosa invece somiglia il suo caso da quelli di De Bonis e Caucchioli? Dal punto di vista degli esperti UCI, nessuna differenza. Nelle loro perizie, il grado di certezza con cui ematologi e medici ritengono di aver provato il ricorso a pratiche proibite da parte del friulano è il medesimo, con gli stessi ripetuti e chiari elementi di colpa».

 
«...Il processo sportivo, dunque sarà un momento molto delicato perché ancora una volta sono scesi in campo esperti e difensori di ogni tipo con un unico obbiettivo: salvare con ogni mezzo il proprio “assistito”. Il che coinciderebbe con il crollo di tutto il castello del passaporto biologico adottato (meritoriamente) dall’Uci per prima al mondo nel panorama degli sport a rischio. Una procedura che molti esperti considerano arma letale per eccellenza nella lotta al doping: non più la caccia alle centinaia di sostanze sempre nuove e sempre più difficili da scovare, ma la verifica nel tempo, attraverso più test di come variano i parametri individuali, per scovare variazioni NON fisiologiche, dunque sospette».

«...un gruppo di esperti assolutamente svincolati, siamo ancora ampiamente all’interno di un meccanismo autoreferente in cui lo sport controlla se stesso, cioè controllato (con tutto il bagaglio di interessi relativo) e controllore coincidono. Gli esperti (sono nove), infatti, sono nominati dall’Uci. Ed è l’Uci che segnala loro - in forma anonima - ogni due-tre settimane i profili ematici “sospetti”. Cioè è l’Uci che decide chi tenere sotto mira. Il lavoro dei tecnici si limita a entrare nel sistema computerizzato, esaminare i profili e l’esito dei controlli e inviare i propri rilievi all’Uci. Se tre esperti concordano sui sospetti di doping viene aperta la procedura di violazione del regolamento Wada... Così può accadere che alla severità ormai istituzionale della Procura Coni si contrapponga la “tolleranza” di altre federazioni nazionali. Quando uno degli esperti, il professor D’Onofrio, si è trovato a discutere sul caso di Tadej Vljavec e sulle anomali rilevate sul suo passaporto biologico, non ha neppure potuto illustrare le tesi: per la federazione slovena il passaporto biologico non è attendibile, dunque non c’è alcuna irregolarità».

«... Ricordiamo che nella conferenza stampa dopo lo scoppio del caso Pellizotti, gli esperti del corridore giurarono e spergiurarono che le variazioni registrate erano tutte nell’ambito della variabilità ammessa».
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COMMENTI
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26 ottobre 2010 20:47 elbe95
Troppo risalto ad una sentenza di assoluzione per insufficienza di prove. La terza perizia del tribunale, quella non di parte del prof. Isacchi, afferma che gli indizi di doping ci sarebbero, ma non sarebbero sufficienti a motivare una condanna.
Quello che dovrebbe essere evidenziato e' come la recente giurisprudenza stia, di fatto, indirizzando l'uso che del passaporto biologico se ne dovrebbe fare (cioe' non costituisce fonte prova).
Per i commenti riportati: c'e' e sempre ci sara' il colpevolista (o l'innocentista) a prescindere. Se tali posizioni non sono giustificate da fatti, che lo si evidenzi. Le frasi riportate, per me, aggiungono solo confusione.

Per il corridore di turno (Pellizzotti) mi auguro che sia innocente e che lo possa dimostrare senza ombra di dubbio (lo stesso vale per Contador e tanti altri che non raggiungono il livello di notizia..).

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