Guardando in Giro. Nibali, un siciliano del continente

| 23/05/2010 | 15:48
Ama il Tour, ma anche il Giro. Adora il mare, ma anche la montagna. Va forte a crono, ma è anche sul passo. Ama la salita, ma anche la discesa. Ha la testa dura, ma è anche ragionevole. Vincenzo Nibali è un isolano, ma è anche uno del continente. È siciliano, ma anche toscano. È schivo, ma anche di compagnia. È timido, ma anche schietto. È ombroso ma anche solare. È diretto, ma anche diffidente. È generoso, ma anche giusto. Tosto, ma anche lieve. Ha un papà e una mamma naturali (Salvatore e Giovanna) e due adottivi (Carlo e Bruna Franceschi: che l’hanno accolto come un figlio nella comunità di Mastromarco quando è emigrato in Toscana per correre). Adora la velocità, ma anche la lentezza della sua bicicletta: ma se deve scegliere ama il rischio e la velocità. Adora sentire l’adrenalina che irrora il suo corpo, ma anche ascoltare la quiete del riposo. Ama le moto veloci, le auto veloci, le gare con i kart, la F.1 e la MotoGp, Fernando Alonso e Valentino Rossi, i rally e il motocross. I modellini radiocomandati, i motori da truccare e modificare, ma anche quelli da smontare, ricomporre e riproporre come nuovi, meglio di quelli nuovi. Adora la velocità a rotta di collo, ma anche la lentezza della sua bicicletta, che appena può lancia a tutta velocità. Come ieri, lungo la discesa del Grappa.

Guardando in Giro, rubrica da Il Giornale
a firma di Pier Augusto Stagi
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