La Repubblica. Vince Llloyd, Nibali sempre in rosa

| 15/05/2010 | 16:14
Avrebbe dovuto essere una tappa di poco significato, con due moloch sullo sfondo: la frazione di Montalcino, oggi, e i suoi sterrati-trabocchetto e, soprattutto la prima vera salita, domani, con l’arrivo in quota al Terminillo. E invece il Giro a Carrara lancia già messaggi e tutt’altro che insignificanti. Intanto c’è il romanticismo della bella e toccante vittoria dell’australiano di Varese Matthew Lloyd, 27enne di Melbourne, che ai guizzi dell’hockey cui era predestinato, ha preferito la fatica della sella. Uno che respira sport da sempre: il padre è un quotato velista in Coppa America. Trattiene a stento le lacrime sul traguardo e si dichiara: “In stato di chock” per l’emozione, dopo 128 chilometri di fuga, prima a due, con Bertogliati e poi solitaria, nel finale.
Poi c’è l’azione di Petacchi in discesa, scollinato il Gpm di Spolverina. Il suo allungo è sembrato un gesto di orgoglio degno di miglior esito che non il mortificante arrivo, davanti alla sua gente a 5 minuti dal plotone. Un gesto che è sembrato quasi di ribellione. Probabilmente all’atmosfera un po’ confusa della sua squadra. Una formazione che ha un capitano, Cunego, (e la sua piccola corte) atteso sulle salite; una vecchia e - purtroppo per lui - inutile bandiera come Simoni (ieri già ko sulla seconda montagnetta), e compagni preziosi che mancano all’appello (Da Dalto e  Lorenzetto) per le volate. Lo spezzino è deluso, però non ha il coraggio di dirla tutta fuori dai denti: “I compagni fanno bene il loro lavoro. E poi ho una fastidiosa bronchite. L’attacco in discesa? Volevo solo guadagnare spazio prima dell’ultima salita, ma non ci sono riuscito”. Forse ha ragione l’ex Cipollini: è un ciclismo incomprensibile quello d’oggi. Squadre che anno un forte velocista e non riescono a chiudere sulla fuga di due comprimari. Velocisti (Farrar, Greipel, Wyelandt) ko alla prima difficoltà. Corridori sulle ginocchia, mentre il duro del Giro è di là da venire. Se continua così fra due giorni sarà un’ecatombe. Figuriamoci su Mortirolo, Gavia e Zoncolan. 
Nibali sta acquistando giorno per giorno una maggiore consapevolezza del proprio ruolo. Verona è ancora lontanissima, ma il siciliano mostra carattere e determinazione. E un’ apprezzabile schiettezza: “Difenderò questa maglia finchè mi sarà possibile. Anche contro Ivan Basso. Con lui c’è una grande intesa. Se lui sarà superiore a me in salita e prenderà la maglia rosa, sarò contento, ma se starò bene anche sulle grandi salite la difenderò. Anche da Ivan”.
Oggi la tappa delle strade bianche; l’idea (bella) degli organizzatori di dare una pennellata di antico ed eroico a questo bistrattato ciclismo. Tappa insidiosa:
prima dell’arrivo a Montalcino due lunghi sterrati e pendenze importanti.
Il kazako Vinokourov freme a 33” in classifica, ma ieri ha perso Tiralongo (caduto), una pedina preziosissima. Garzelli si è visto la squadra decimata dalle cadute (Masciarelli, Codol, Miolevic) dunque per rosicchiare il ritardo (2’49”) dovrà basarsi solo sulle sue forze. Nibali dice che i “big” aspetteranno il Terminillo. Ma qualcuno sta già tramando nell’ombra.  
 
da «La Repubblica», del 15 maggio 2010 a firma Eugenio Capodacqua
 

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