| 14/04/2005 | 00:00 «Il ciclismo è molto cambiato. Oggi dominano il professionismo e l’interesse economico legato agli sponsor. Un tempo, quando correvo io, c’era più semplicità, più amicizia, si gareggiava per pura passione e di quei periodi ho il ricordo indelebile di molti colleghi ed amici indimenticabili».
Il richiamo ad un ciclismo più sano è stato netto nelle parole di Italo Zilioli, il grande campione degli anni Sessanta e Settanta, che ha ricevuto oggi il premio Appennino d’Oro nel corso della conferenza stampa di presentazione del 66° Giro dell’Appennino. Riguardo al tracciato della corsa, che si svolgerà domenica 24 aprile, Zilioli, che l’ha vinta due volte nel 1963 e nel 1973, ha detto che «si tratta di quasi duecento chilometri che rispecchiano lo spirito della gara, seguendo la tradizione di un tracciato a metà strada tra salite difficili ed ampi tratti dedicati ai velocisti».
Caratteristica principale di quest’anno, sarà il fatto che la corsa, dopo la partenza prevista da Pontedecimo alle ore 11, giungerà a Novi Ligure di fronte al Museo dei Campionissimi, voluto dall’amministrazione locale per onorare la memoria dei cittadini illustri Coppi e Girardengo. Occasione, inoltre, per ricordare l’ultimo successo in carriera di Coppi, che proprio 50 anni fa vinse il Giro dell’Appennino. Anche per questa edizione, i punti più ostici saranno rappresentati dalla salita che porta a Crocetta d’Orero, senza dimenticare il Passo della Castagnola, il Passo dei Giovi ed il mitico Passo della Bocchetta, dove proprio Coppi, Zilioli ed anche Pantani scrissero pagine memorabili. Quest’anno saranno 8 i team italiani in gara e 13 quelli stranieri, con atleti del calibro di Konyshev, Casagrande, Svorada, Astarloa e Fuentes. Gli ultimi due vincitori sono stati Simoni nel 2003 e Cunego nel 2004. Un buon presagio, perchè i due atleti si sono poi aggiudicati il Giro d’Italia nello stesso anno.
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