Si è spento Monisgnor Aldo Nicoli, grande amico del ciclismo

| 13/09/2009 | 11:43
È morto questa mattina, dopo lunga e dolorosa malattia, monsignor Aldo Nicoli, arciprete emerito di Nembro, in passato economo del Seminario diocesano e vicario episcopale per le attività economiche. Il prossimo ottobre avrebbe compiuto 75 anni. Non pochi lo chiamavano «il Marcinkus di Bergamo» per aver maneggiato i soldi della Curia di Bergamo, eppure questo soprannome l’ha sempre respinto con forza, affermando di sentirsi un prete nel profondo, chiamato anche ad amministrare i mezzi necessari all’andamento regolare di una diocesi con tanti bisogni, strutture e istituzioni.

Monsignor Nicoli nasce il 2 ottobre 1934 a Gaverina in una famiglia numerosa che esercitava l’attività di vendita di frutta all’ingrosso. Viene ordinato sacerdote il 27 maggio 1961 dal vescovo Giuseppe Piazzi. Non ha titoli accademici, però è dotato dei doni dell’intuito, della sintesi e del senso pratico delle cose. La sua prima destinazione è la parrocchia di Comenduno come coadiutore parrocchiale e direttore dell’oratorio. Un oratorio vero e adatto ai tempi però non c’era e don Aldo si mette subito all’opera, appoggiato dall’allora parroco don Pietro Gritti, che fu sempre suo padre spirituale, morto quasi centenario nel 2008.

Nel 1968 arriva in visita l’arcivescovo Clemente Gaddi, a cui il curato don Aldo illustra il progetto del nuovo oratorio e soprattutto come reperire i finanziamenti necessari pdr realizzarlo. L’arcivescovo rimane di stucco e il giorno dopo lo chiama in Seminario come economo, carica che conserva fino al 1980.

Il suo primo impegno è reperire i fondi per coprire l’enorme debito rimasto dopo la ricostruzione del Seminario. Ai conoscenti dice anche di voler migliorare molte cose, perché non aveva mai dimenticato la scarsità di cibo dei suoi anni di seminarista.

La totale fiducia di monsignor Gaddi su di lui viene confermata dal successore Giulio Oggioni, che lo nomina vicario episcopale per le attività economiche (1978- 82). Quest’ultimo un giorno chiede al predecessore che tipo sia don Nicoli. Monsignor Gaddi gli risponde: «È bravo, bravissimo».

Maneggiando i soldi, deve incontrare molte resistenze, incomprensioni e furberie. Un giorno, tramite l’allora cappellano del carcere monsignor Vitale Pellegrini, viene avvisato che si sta simulando un incidente per farlo fuori. «Mi avevano detto anche il nome di chi lo stava preparando — aveva scritto monsignor Nicoli sul notiziario di Nembro lo scorso anno —. Invece, la Provvidenza volle che fosse proprio lui a morire, vittima di un incidente stradale».

Alcune decisioni di monsignor Nicoli non sono subito accettate dal clero bergamasco, per esempio la chiusura del cinema Rubini, considerato un’isola sana nelle proiezioni cittadine. Monsignor Nicoli risponde però che questa isola non poteva sopravvivere di fronte all’incalzare dei tempi nuovi, come poi è stato sotto gli occhi di tutti. Pur vivendo nell’amministrazione, monsignor Nicoli per anni continua a insegnare religione nelle scuole superiori e a celebrare Messa nella parrocchia di Scanzo, perché — ripeteva — «non voglio perdere i contatti con la gioventù e con la gente».

Per la sua attività di economo lo chiamavano «il Marcinkus di Bergamo», eppure questo soprannome l’ha sempre respinto con forza, affermando di sentirsi un prete nel profondo, chiamato anche ad amministrare i mezzi necessari all’andamento regolare di una diocesi con tanti bisogni, strutture e istituzioni. Dal 1986 al 1992 è anche parroco della piccola comunità di Casale di Albino, che dota di strutture tanto da farlo diventare «un vero centro turistico, purtroppo oggi già dimenticato», come scriveva sul notiziario di Nembro.

Nella storia recente de L’Eco di Bergamo monsignor Nicoli ha scritto pagine fondamentali, di cui era fiero. Superando le critiche di parte del clero e da parte laica, per migliorare la forte situazione debitoria decide di separare la Libreria Buona Stampa dall’amministrazione del quotidiano, creando la nuova società Sesa (Società editrice Sant’Alessandro), poi divenuta l’attuale Sesaab. In due anni la società dal rosso passa agli utili, che consentono la modernizzazione delle macchine da stampa, l’acquisto dell’immobile in via Canovine per la rotativa e anche di Bergamo Tv e Radio Alta. «In queste attività — scriveva con franchezza monsignor Nicoli — ho fatto piazza pulita un po’ di tutti, approfittatori compresi».

Queste scelte erano il dna della sua personalità: pronto a capire e ad aiutare, ma deciso a stroncare chi si approfittava della Chiesa e dei suoi mezzi per proprio tornaconto. Nel 1992 viene nominato arciprete di Nembro, anche se confessa di aver accettato l’incarico per obbedienza al vescovo Roberto Amadei. Deve superare le forti diffidenze iniziali della popolazione, poiché è preceduto dalla fama di amministratore più che da quella di pastore: infatti, da tempo la parrocchia era considerata «un po’ addormentata» per via della salute del predecessore. In poco tempo monsignor Nicoli vince le diffidenze, migliora le strutture parrocchiale e soprattutto dà libertà e responsabilità al clero parrocchiale.

Nel corso di questi anni gli sono affidati diversi incarichi a livello diocesano (vicario locale del vicariato di Albino-Nembro, membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale diocesano) e anche dalla Santa Sede come delegato pontificio per la Compagnia di San Paolo, piena di debiti, che riesce a riportare in attivo.

Lo scorso anno è stato però colpito da una grave malattia che ha fatto presagire subito al peggio. Per questi motivi ha presentato le dimissioni da arciprete di Nembro. In questo squarcio d’anno le sue condizioni erano altalenanti fra miglioramenti e peggioramenti. Nelle ultime settimane però la malattia non gli ha lasciato più scampo e monsignor Nicoli si è spento nelle prime ore di questa mattina.

da «ecodibergamo.i
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