| 14/05/2004 | 00:00 Quattro persone sono state arrestate con l'accusa di aver ceduto sostanze stupefacenti a Marco Pantani, il campione di ciclismo morto per overdose di cocaina il 14 febbraio scorso in un residence di Rimini. A carico dei quattro anche l'accusa di reato connesso alla cessione di droga, ovvero aver provocato la morte del ciclista. L'operazione e' stata condotta nelle prime ore di questa mattina dagli uomini della Squadra Mobile di Rimini, diretti dal Vice questore, Sabato Riccio, mentre gli ordini di custodia cautelare in carcere sono stati firmati dal gip di Rimini, Lorena Mussoni. Tre sono stati arrestati nella cittadina romagnola, un quarto in un'altra localita': secondo quanto si apprende alcuni di loro avrebbero gia' precedenti penali, oltre che essere noti negli ambienti dello spaccio di droga. Nel pomeriggio e' prevista un conferenza stampa a Rimini per illustrare gli sviluppi dell'inchiesta condotta dalla Mobile e coordinata dal pubblico ministero Paolo Gengarelli.
Le indagini, avviate subito dopo la morte del 'Pirata', avvenuta nel giorno di San Valentino nella sua stanza al residence-hotel Le Rose, avevano gia' portato circa un paio di mesi fa all' iscrizione di una persona nel registro degli indagati con le accuse di spaccio e di morte come conseguenza di un altro reato, ma altri pusher erano finiti nel mirino degli investigatori. Condotta nel massimo riserbo, l'inchiesta coordinata dal pm inquirente cercava risposte anche tra le schede telefoniche trovate a Pantani e tra le chiamate fatte dal campione con il telefono fisso della stanza dell'hotel, dove aveva preso alloggio cinque giorni prima della morte. Il dramma di Marco Pantani si consumo' il 14 febbraio tra le 11 del mattino, quando il 'Pirata' impedi' in malo modo alla cameriera di entrare per riassettare la stanza e poi chiamo' indispettito la reception, e le 20:30, quando il corpo fu trovato da uno dei portieri del residence, che non ricevendo risposte decise di salire nella sua camera con la scusa di dovergli portare asciugamani puliti. In quel lasso di tempo, secondo quanto accertato dal professor Giuseppe Fortuni, dell' universita' di Bologna, il campione di Cesenatico assunse una dose tale di cocaina da provocare la morte per edema cerebrale e polmonare. Droga di cui Pantani da diverso tempo faceva uso, sniffando o fumando quantitativi definiti 'inimmaginabili'. Nelle conclusioni di Fortuni non si e' fatta menzione ad una concausa con i farmaci antidepressivi da tempo assunti dal vincitore di Giro e Tour sotto stretto controllo medico. Cocaina praticamente pura quella di cui faceva uso e che con l'andare del tempo ha sfiancato un fisico da atleta, come confermato dalle analisi sulla 'riga' di polvere bianca trovata sul comodino del miniappartamento del residence riminese. I risultati della perizia - si disse un paio di mesi fa - avrebbero aggravato la posizione dello spacciatore: un eventuale decesso provocato da un cocktail farmaci-droga poteva essere considerato dalla Procura come un'attenuante delle sue responsabilita'. Le conclusioni di Fortuni hanno detto invece che quella partita di 'neve', probabilmente acquistata in Riviera con parte dei 20 mila euro prelevati da Pantani e di cui non si era piu' trovata traccia, e' stata la fine del 'Pirata'.
Sono uscite dalla Questura di Rimini alle 10.55 tre delle quattro persone arrestate con l'accusa di avere spacciato stupefacenti a Marco Pantani, compresa forse l'ultima dose fatale. Fra queste c'e' anche una ragazza di origine russa, ma ora cittadina italiana. La quarta persona finita in manette si trova invece a Napoli. Secondo quanto si e' appreso, i tre ragazzi sono due di origine napoletana e uno pugliese. I due giovani sono usciti dal portone principale della Questura riminese con il volto coperto dalla giacca fra due agenti, mentre la ragazza non si e' coperta il volto, e anzi ha rivolto uno sguardo imperturbabile alle numerose telecamere e fotografi nell'atto di salire in macchina. La giovane ha capelli corti rossi e portava un paio di occhiali da sole neri fra i capelli. Le tre macchine della Squadra mobile riminese, senza contrassegni ma con il solo lampeggiante, hanno portato i tre nei carceri di Pesaro, Forli' e Rimini.
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