Bruseghin: Lance, un grande anche da fermo

| 19/05/2009 | 14:08
Marzio Bruseghin tiene, in occasione di questo Giro d'Italia, una rubrica su Il Corriere del Veneto. Ed oggi ha dedicato la sua attenzione a quanto accaduto domenica a Milano. Ecco il suo articolo:

di Marzio Bruseghin

In questa prima giornata di riposo non si poteva evitare di parlare di quello che è successo domenica, nel corso della tappa di Milano.
L’avevano chiamata «Milano Show» ma quella tappa era tutto tranne che uno show. Penso che quello che è stato fatto da noi corridori sia stato giusto e per colpa di qualcuno che ha voluto travisare le nostre parole il pubblico non ha capito il nostro messaggio. Ci siamo fermati perché volevamo spiegare alla gente le nostre ragioni, il nostro era un gesto di amore e rispetto verso il pubblico che segue il grande ciclismo. Quello di Milano non era un percorso degno del Giro e noi corridori ci sentivamo in dovere di chiedere scusa: ma in quelle situazioni non era giusto rischiare. Vogliamo provare a paragonare questo circuito con quello parigino del Tour? Immaginate una mandria di duecento ciclisti imbufaliti su strade non perfettamente chiuse al traffico: in Francia non sarebbe possibile.

Non dimenticate che si arrivava da alcuni giorni in cui, a causa di arrivi molto pericolosi, gli animi in gruppo erano un po’ esa­sperati e non dimenticate che il povero Pedro Horrillo, vittima di una caduta terribile in discesa, non è ancora da considerarsi fuori pericolo. Mi sono dispiaciute le parole di Mario Cipollini: proprio lui parla! Lui che in situazioni del genere era il primo a mettersi in testa al gruppo...

Come uomo provo un po’ di vergogna nei confronti dei colleghi: per la prima volta dopo tanti anni eravamo finalmente uniti. Sono un lavoratore anche io e alla fine ho dovuto fare la scelta di mettere davanti a tutto il lavoro, ma questa è un’altra storia, che forse si fa fatica a comprendere fino in fondo. In questa storia chi ne esce bene è Lance Armstrong: con il suo carisma ha preso posizione per tutti e gliene sono grato.

da Il Corriere del Veneto
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COMMENTI
19 maggio 2009 14:41 pickett
Bruseghin conferma quanto avevo scritto ieri:il problema non erano le rotaie dei tram o qualche automobile posteggiata,ma il fatto che fosse aperto il traffico nella direzione opposta a quella dei corridori,una cosa pericolosissima,direi inconcepibile per una corsa di livello internazionale.Stavolta hanno avuto ragione i corridori.

19 maggio 2009 17:04 powermeter
Marzio sei un grande!

Bravo Marzio
19 maggio 2009 22:01 warrior
Bravo Bruseghin e bravo Armstrong. Tutti sensibili verso la salute dei ciclisti a parole. Poi quando si passa ai fatti tutti contro. La protesta era giusta! Nessuna offesa a Milano e nessuno scandalo. L'offesa l'ha fatta ai ciclisti ed agli sportivi chi ha lasciato il campione d'Italia a casa e chi pur di fare spettacolo se ne infischia dell'incolumità dei lavoratori. Quanti morti sul lavoro ci sono stati negli ultimi anni? e i ciclisti non sono forse lavoratori?

20 maggio 2009 10:16 ciceinge
Comunque i binari sul percorso di gara sono pericolosissimi. Al proposito mi viene in mente la morte di Serse Coppi avvenuta a seguito di caduta causata dai binari del tram a Torino all'arrivo della Milano -Torino. Una organizzazione più attenta poteva evitare la tragedia

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