Il Resto del Carlino. Una pugnalata a Milano

| 18/05/2009 | 09:45
Una pugnalata a Milano: è il modo in cui i ciclisti rendono omaggio alla città in cui cento anni fa è nato il Giro. Doveva essere una festa, un modo per celebrare una metropoli già snobbata dal disegno della corsa, che in barba alla tradizione le ha preferito Roma come traguardo conclusivo. Al contrario, si rivela un vergognoso colpo basso all’amore della gente, che scende in strada per godersi uno spettacolo di ciclismo e invece deve mandar giù una pagliacciata. Perché a Milano la comitiva rosa se ne va a spasso ad andatura turistica, per protesta contro il percorso: troppo pericoloso, dicono quelli che in bici vanno per mestiere e, rispetto ai milanesi che stanno lì a guardare, hanno persino il vantaggio di non aver fra i piedi il traffico. Povere stelle (i ciclisti, non i milanesi): sarà il caso che di qui in avanti, per accontentarli, l’architetto Zomegnan tolga di mezzo salite, discese e curve e faccia trovare lungo il tragitto qualche bel divano.
Cent’anni dopo, proprio nel luogo natìo, il Giro scrive un’altra pagina da ricordare: purtroppo, come vergogna. La firma il gruppo e poco importa che qualcuno non sia d’accordo e non capisca: il guaio è che tutti si adeguano. Allineati e coperti agli ordini di un pensionato texano che da giorni brontola perché le discese sono ripide e pericolose, i percorsi tortuosi e ondulati e l’aria di montagna più fredda che in pianura: dietro l’ammutinamento di questa compagnia di Giro c’è Lance Armstrong, che dopo tre anni e mezzo di sosta nel suo ranch forse preferirebbe esser portato a spasso sul dondolo, col plaid sulle ginocchia e senza sudare troppo. E’ lui che fa la spola con la giuria per spiegare l’inspiegabile scelta degli attori di non recitare, è lui ad avvisare l’organizzatore che su un tracciato del genere non si poteva andare avanti. E’ lui, purtroppo, che tutti gli altri ascoltano, nonostante la giuria non sia insensibile alla protesta di gente ancora scossa dal terribile volo di Horrillo del giorno prima, ma addirittura la accolga: già prima del via, per ridurre a zero i rischi, viene deciso di annullare ogni distacco. Come non detto: è soprattutto quando tira aria di figuraccia che i ciclisti riescono ad essere compatti.
Un lungo spot contro il ciclismo: di questo non aveva bisogno uno sport già flagellato da problemi ben più seri. E tantomeno il Giro, se non altro per il messaggio che ancora lancia dopo un secolo: un grande spettacolo popolare, l’ultimo in grado di richiamare la gente sulle strade. Come succede in questa domenica calda in tutti i sensi e va già bene che il pubblico, davanti a questo sciopero, non prenda i corridori a schiaffi. Se non altro per svegliarli. E dire che gli organizzatori avevano chiamato questa tappa ‘Milano show’: per come è stata trattata quest’anno dal Giro, sarà ricordata come ‘Milano sciò’.


da «Il Resto del Carlino» del 18 maggio 2009 a firma Angelo Costa
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COMMENTI
esagerati
18 maggio 2009 10:51 Giors
come sempre i giornali esagerano,
pugnalata a Milano mi sembra eccesivo.
era intuibile che la tappa sarebbe stata così, i corridori hanno fatto bene ad andare piano e avrebbero dovuto tagliare il traguardo compatti

X Giors
18 maggio 2009 11:35 Bufalini
Se non è stata una pugnalata sono state sicuramente "Lance"!!!
A. Bufalini

18 maggio 2009 12:07 ciceinge
Certa gente è rimasta al tempo dei romani quando lo spettacolo erano i gladiatori che si ammazzavano nel colosseo. bisognerebbe farla finita con certi giornalisti che pur di fare notizia sono pronti a qualsiasi bassezza

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