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Così non c’è da stupirsi se alle pareti dell’Hotel Carlton di Ferrara, in piazza Sacrati lungo via Garibaldi, ci sono le biciclette. Non quelle in acciaio e carbonio, ma quelle in carta, non quelle verniciate flu, ma quelle stampate in bianco e nero e a colori, non quelle da prete o da bambino, ma quelle anonime e disabitate, non quelle da gita o da corsa, ma quelle delle fotografie di Enrico De Lazzaro. Fotografie quadrate, più grandi di un long playing, in cui le biciclette campano davanti al Duomo, abitano di fronte al Castello, inspirano in un parco, presenziano in un vicolo, si sposano a un palo o posano al sole godendosi la propria ombra.
Ferrara è la città delle biciclette, sorella minore di Amsterdam, separata alla nascita da Copenaghen, parente alla lontana con Ouagadougou. Qui la bicicletta è l’unico modo per sfuggire ai rigori delle ztl e alle punizioni dei parcheggi, qui la bicicletta è un buon modo per vedersi e rivedersi, incontrarsi e salutarsi, qui la bicicletta riduce le distanze di una città a quelle di un quartiere, qui la bicicletta unisce Ludovico Ariosto a Giorgio Bassani, il Savonarola alla Spal, qui la bicicletta è cantata dalla Repubblica delle biciclette (la stralunata band di Guido Foddis) ed elogiata dal Festival del ciclista lento (sempre il ciclopico Foddis), qui la bicicletta fa rima con la salama da sugo, qui i cappellini (dei corridori) sono sostituiti dai cappelletti e dai cappellacci (ah!).
De Lazzaro gestisce una bottega d’arte, L’Arte dei Contrari, in via dei Contrari 12 a Ferrara. Fotografie, stampe, manifesti, cartoline e… gelati: “Gelateria in cornice”. Ma per avere un’idea di come possano esistere biciclette ferraresi al pistacchio, si può esplorare anche la pagina Facebook battezzata Arte dei Contrari. Qui le biciclette continuano a dimorare sul pavè e sui marciapiedi, nella nebbia o sugli argini, tra farfalle e mongolfiere in ceramica, tra mercatini di Natale e Pasqua. Chi ha voluto la bicicletta, sa. Apprezza. E pedala.

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