
Il corridore europeo con la maggiore predilezione per il ciclismo in Rwanda arriva dalle Repubbliche Baltiche e si chiama Rein Taaramäe. Già, perchè il 38enne atleta estone, dopo essersi particolarmente appassionato al Paese che ospita il Mondiale, ne ha fatto una meta abituale d’allenamento negli anni che lo hanno visto indossare la maglia della Wanty Intermarchè.
Un legame sempre più forte, quasi da “genius loci” per Taaramäe, figuriamoci nei giorni della rassegna iridata. E con una chiara visione su quanto serva a supporto del ciclismo africano. Ecco l’idea: «Quanto ho già fatto ai tempi della Wanty Intermarchè può essere messo a sistema ed esteso a tutte le altre compagini del World Tour, naturalmente grazie all’aiuto dell’Uci o con accordo di tutte le squadre. Si tratta di impegnare ogni compagine a non buttare via copertoni, catene e cassette, oltre alle borracce, che potrebbero essere riciclate in Africa. Un invito al riuso e pensiamo solo al valore di questi aiuti, simbolico e concreto».
Parla con cognizione di causa il buon Rein, piuttosto solare malgrado la nomea di musoni dei suoi connazionali, esperto atleta che qui si è addirittura comprato una casa, a Musanze, un centinaio di chilometri dalla capitale in cui ha chiuso la crono al 18esimo posto. Emblematico un ricordo dell’estone nativo di Tartu: «Un giorno, durante un allenamento con un corridore rwandese, notai che i suoi copertoni erano ormai consumati. Lo invitai a cambiare pneumatico ma il giorno dopo tornò nelle stesse condizioni del precedente: non aveva soldi per cambiare quel copertone».
GALEOTTO IL SECONDO POSTO NEL 2019
Taaramäe va prima alle origini del suo rapporto speciale con il Rwanda: «Era il 2019 e partecipai in maglia Direct Energie al Tour du Rwanda, concludendo secondo in classifica generale. L’anno dopo tornai e mi aggiudicai la maglia di leader degli scalatori, quindi, dopo la pandemia ho fatto nuovamente rotta verso questa nazione, scelta perchè mi fornisce condizioni d’allenamento ideali per clima, altitudine, varietà di percorsi. Non parliamo di Sierra Nevada, dove con certe temperature occorre scendere 30 km in riva al mare e poi rientrare in salita a fine sessione» aggiunge convinto il ciclista con all’attivo due tappe alla Vuelta (una nel 2011 e la seconda nel 2021) e il successo al Giro d’Italia nella frazione di Sant'Anna di Vinadio, nel 2016.
Musanze è una località strettamente connessa allo sviluppo ciclistico di questa nazione, sede infatti dell’African Rising Center dove di allenano i nazionali rwandesi. L’oggi portacolori della giapponese Kinan Racing Team non ha dubbi sull’affermazione di ciclisti africani ai massimi livelli, forse perchè ha avuto la ventura di correre insieme a Biniam Girmay: «Credo che esistano corridori per ogni tipo di corsa, dagli sprinter come Bini agli scalatori ed ai passisti. Questo Mondiale dovrà lasciare in eredità miglioramenti che posso riassumere nel motto “date loro più biciclette ed avrete più corridori”».
Senza farla facile, Taaramae riconosce il ruolo propulsivo del Tour du Rwanda ma allarga i contorni della sua riflessione: «Anche delle corse 2.2 possono andare bene, importante è garantire calendari più folti, perchè se non gareggi non puoi migliorarti. Biniam e gli altri eritrei, non solo loro, hanno sperimentato il beneficio del World Cycling Center e correre in Europa per loro è stato basilare. In generale queste nazioni necessitano di più risorse per emergere».
Una parentesi riguardo all’Eritrea la apre volentieri: «Appena fuori da Asmara ho pedalato senza incontrare traffico, percorrendo la lunga strada larga come una pista per aerei. Frequentatissima, in un Paese, mi spiegava Girmay, dove se vuoi una bicicletta usata ma risistemata la trovi senza svenarti».
A DICEMBRE CORRE ANCHE LA RWANDAN EPIC
In Rwanda, Rein è arrivato ormai da due settimane e del resto è solito trascorrervi molto tempo ogni l’anno, compreso dicembre, quando per la prima volta sarà ai nastri del trail Rwandan Epic: «Un’avventura diversa e stimolante, circondato da scene di grande entusiasmo nei villaggi rurali. Del resto pedalare a queste latitudini ha fatto nascere anche una curiosità in mia moglie, con cui abbiamo affrontato 700 km su strada in stile bikepacking» aggiunge sempre inorgoglito quando si imbatte in qualche ragazzino con indosso la maglia della Wanty-Intermarchè ricevuta in dono. Da perfetto conoscitore dei tracciati locali, compreso quello della prova Elite uomini di domenica prossima, Taaramäe prevede una forte selezione: «Vedrete che finiranno in trenta, io spero di essere tra di loro, sarebbe un sogno avverato, anche se per altri versi la concorrenza e la durezza della gara possono far pensare ad un incubo».
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