
Neanche nella migliore delle favole ci si poteva aspettare un finale migliore per lo Swatt Club e Filippo Conca. Una squadra club, nemmeno Continental - con un budget di circa 100 mila euro e i corridori che non percepiscono compensi (se non le bici a fine anno) - è sul tetto d’Italia. L’obiettivo è chiaro, dare modo a quei corridori “dimenticati” dalle grandi squadre di rinascere e rimanere nell’ambiente in cui sono cresciuti.
Filippo Conca non ha bisogno di grandi presentazioni, a suo tempo è stato uno degli U23 italiani di maggiori speranze, ha corso con la Lotto, dove ha sfiorato una vittoria di tappa alla Vuelta a España, e poi con la Q36.5. Alla fine dell’anno scorso nessuno lo ha più voluto, lui si è reinventato e ha dimostrato che più di qualcuno aveva fatto male i conti.
«Sono stati mesi difficili dopo essermi ritrovato senza contratto alla fine dell’anno scorso, dopo anni di sacrifici per le squadre in cui ho corso - ha spiegato Conca, che intanto si stava studiando una strada alternativa gestendo un B&B e prendendo la patente nautica -. Aspettavo questo campionato italiano da ottobre, mi sono dedicato un po’ al gravel perché sarebbe stato difficile arrivare pronti senza competizioni. Ho avuto comunque degli intoppi, perché mi sono dovuto fermare 2-3 volte per infortuni e acciacchi, ma ho continuato a lottare per arrivare ad oggi. È stata dura, perché non ero il più forte, ma ad ogni giro stringevo i denti, rimanevo agganciato. Covi era il più forte, avrebbe meritato il titolo, ma sapevo che arrivando sul tratto di pavé finale con maggiore velocità me la sarei giocata bene».
Pur non supportato da una struttura come quelle del WorldTour, il lecchese ha saputo lavorare su sé stesso e fare un passo in avanti: «La situazione in cui mi sono ritrovato mi ha dato davvero tanta cattiveria agonistica, ho fatto uno step in avanti, e sapevo che questo era un periodo in cui potevo far bene, perché tanti corridori sono stanchi a forza di correre e chiudere buchi qua e là, senza mai arrivare al top, come successo a me negli anni da professionista. I corridori che sono usciti dal Giro erano spossati, l’ho avvertito, e questo perché il ciclismo va veloce e non aspetta nessuno. Io ho preparato questo appuntamento come fosse una maratona, con tanti mesi di dedizione dietro, e pur non avendo ritmo gara è andata benissimo».
Per forza di cose per lui si apriranno nuove prospettive di carriera, perché una maglia Tricolore non può passare inosservata, così come la sua prestazione oggi. In lacrime dopo l’arrivo, Conca si è lasciato andare a un “tutti zitti, dopo quello che mi ha fatto il ciclismo…”. È il segnale che qualcosa, in questo sport, non sempre funziona a dovere
«Non so cosa succederà ora, so che è un terremoto per il ciclismo italiano una vittoria di un club, ma io mi sento solo di ringraziare chi mi è stato affianco in questo periodo difficile. Il gesto dopo l’arrivo? Non c’è bisogno di specificare per chi era, mi son messo alle spalle un periodo tosto. Mi faccio i complimenti, son stato bravo a non mollare» ha concluso Conca.
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