
Ha fatto un giro della Madonna. Anzi, il giro della Madonna. Da Verona a Verona, andata direzione est, ritorno direzione nord, raggiungendo chiese e cappelle e sconfinando in Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro e Albania, totale 2880 chilometri in una ventina di giorni.
Fausto Righetti, temprato ciclista, veronese di Negrar, schiena diritta e sguardo profondo, fede dichiarata e resistenza collaudata, non è nuovo a pedalate di lunghissima distanza, dalle randonnée alle solitarie, dai peripli alle andata-e-ritorno, compresa la prestigiosa Parigi-Brest-Parigi. Stavolta Righetti, in pensione dopo aver lavorato come tecnico ospedaliero nei reparti di radiologia, ha scelto una formula tra il religioso e il sociale: da una parte le visite ai santuari mariani, con puntuale e rituale accensione di candela votiva, dall’altra una raccolta di fondi per la ricerca contro l’Atassia teleangectasia, una malattia che colpisce i muscoli dei bambini. Nella prima parte del viaggio Fausto ha condiviso la strada con Giorgio Munari, un altro veronese che divora i chilometri (c’è chi, scherzando, li ha affettuosamente definiti “i due dell’Ave Maria”), nella seconda parte con la moglie Doriana. E molte le emozioni, fra incontri e visite, benedizioni e – forse – perfino apparizioni.
La bicicletta regala vocazioni e detta ispirazioni, le moltiplica e le diffonde. Amatoriale e agonistica, meditativa e trascendentale, stradale e sentieristica, mistica e musicale, diurna e notturna, itinerante e surplace, commemorativa ed esplorativa, la bicicletta redime e sublima, piccole penitenze per grandi soddisfazioni. Il pellegrinaggio di Righetti – vado bene per la Madonna? - avrà magari commossa la Nostra Signora. Avrà pensato che forse vale ancora la pena di concederci qualche possibilità di sopravvivere a questo mondo.
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