
Il giorno del suo funerale eravamo in tanti a porgergli l’ultimo saluto e in questo fine settimana, per volontà della FCI, le gare sono tutte segnate da un minuto di silenzio in suo omaggio. Per Piero, che se ne è andato mentre faceva la scorta ad una gara ciclistica, questo è stato il giusto che si potesse fare nell’immediato per ringraziarlo, per essergli riconoscenti, per dimostrare vicinanza alla sua famiglia ed al Gruppo Motociclisti Pistoiesi di cui faceva parte.
Ma se dopo il minuto di silenzio, facessimo pure cadere il silenzio, questo non sarebbe giusto. A parte la prudenza che sempre dovrebbe caratterizzare chi sta alla guida di un mezzo, Piero è morto perché ancora quasi nessuno conosce le regole di transito delle gare ciclistiche, e ancora troppi quelli che sottovalutando le ripetute segnalazioni della scorta procedono con azzardo fino a quando non scorgono loro stessi venire avanti i corridori occupando l’intera carreggiata.
Per noi del ciclismo quindi, la perdita di Piero, caduto mentre inverava il nostro sogno di rendere completamente sicure le gare ciclistiche, non può essere solo il dolore di aver perso un amico o un collega, il dolore intenso dei suoi cari, ma essere anche la sfortunata circostanza per riflettere che non stiamo facendo abbastanza per tutelare i ciclisti e il personale al seguito nelle competizioni. Non basta invocare misure, occorre operare, agire e anche lottare con determinazione perché certe ragioni siano recepite seriamente fino a produrre le dovute soluzioni.
Nel nostro caso, occorre avere la capacità di trasformare un lutto in qualcosa di vivo: l’impegno perché ciò non accada mai più. L’impegno a trasformare i buoni propositi in atti veri. Più di quello che comunque abbiamo saputo fare e anche positivamente.
Serve una campagna informativa ad opera della Presidenza del Consiglio o dei ministeri competenti, per informare come comportarsi quando si incrocia una gara ciclistica; serve che la materia venga inserita nei quiz per gli esami di abilitazione alla guida; servono frequenze radio dedicate alla sicurezza delle gare e quindi alle comunicazioni tra gli operatori delle scorte, ASA, forze di polizia e direzione corsa.
Esattamente l’essenza dell’auspicio della famiglia di Piero, come quando la moglie Roberta e le figlie Valentina ed Eleonora, con grande compostezza nella gestione del loro dolore, dicono: «almeno che questa morte possa servire a far capire cosa si deve fare per evitare che questo accada ancora, che altri ne debbano ancora soffrire». Parole di speranza di una famiglia tutta per il ciclismo: chi ha corso, chi fa l’ASA e Piero che faceva la scorta tecnica. Straordinario!
Ora spetta a noi della grande famiglia del ciclismo, essere tutti un po’ straordinari. Ognuno nel proprio compito, più o meno grande che sia, s’impegni ad esserlo!
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