Corsi e ricorsi storici che fanno rabbrividire. A Capodanno del 1960 Antonio Agosti, all'epoca infermiere di 23 anni, venne richiamato in servizio all'Ospedale di Tortona per assistere Fausto Coppi che stava morendo a causa di un virus misterioso. Sessant'anni dopo, un altro virus maledetto è stato fatale ad Agosti, stroncato dal Covid-19 all'Ospedale di Alessandria. La moglie Bruna, anch'essa positiva al coronavirus, è ancora ricoverata, ma senza sintomi gravi, nel nosocomio alessandrino. "Circa quindici giorni fa - racconta la nipote Sara - il nonno aveva cominciato a non stare bene, ma i sintomi sembravano quelli di una normale influenza intestinale. Del resto lui era stato infermiere per 40 anni e ci rassicurava tutti. Quando le sue condizioni si sono aggravate e abbiamo chiamato il 118 la situazione era già compromessa: positivo al tampone e broncopolmonite in stadio avanzato. I medici e gli infermieri dell'ospedale sono stati esemplari, ma ci angoscia il pensiero che il nonno sia morto senza il conforto della famiglia".
Antonio Agosti era nato a Fabbrica Curone il 26 maggio 1936 e nel 1952 era stato assunto presso l'Ospedale di Tortona. Sapendo che era un grande appassionato di ciclismo, il 1° gennaio 1960 proprio lui venne richiamato in servizio al reparto di Medicina, dove, nella stanza numero 4, si stava consumando il dramma del Campionissimo.
"Era arrivato all'ospedale in condizioni gravissime - ricordava Agosti - con 180 battiti cardiaci al minuto e i valori ematici tutti sballati. Solo in tarda serata i medici compresero che nel sangue di Coppi c'era un virus, che tuttavia i laboratori dell'ospedale non erano riusciti ad identificare". Solo dopo la morte di Fausto venne appurato che si trattava della malaria... Nonostante il dolore per la morte del suo idolo, la passione per il ciclismo non lo aveva mai abbandonato. Dopo aver fatto parte per anni dello staff della Tortonese Serse Coppi, era tuttora un valido collaboratore nelle gare del "Bassa Valle Scrivia", come assistente dello speaker e addetto al contagiri. Incarichi umili ma preziosi. Per questo non solo la sua famiglia, ma tutto il mondo del ciclismo oggi ne piange la scomparsa.
da "La Stampa" edizione Piemonte a firma di Franco Bocca
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