DIECI FACCE DA MONDIALE

MONDIALI | 30/09/2018 | 07:47
di Angelo Costa

Non c’è bisogno di troppi paragoni per capire che il Mondiale di Innsbruck è tra i più duri degli ultimi quarant’anni: percorsi così si sono visti solo a Sallanches in Francia (1980, vittoria di Hinault) e a Duitama in Colombia (1995, successo di Olano su Indurain e Pantani). Cinquemila metri di dislivello distribuiti su 260 chilometri, un circuito con una salita di 8 chilometri da ripetere sette volte, lo strappo che a otto chilometri dall’arrivo tocca pendenze da mulattiera (25 per cento) tanto da meritarsi il simpatico titolo di ‘Hell’ o Holl a seconda delle lingue, in ogni caso l’inferno: basta questo a descrivere quale sofferenza attenda il 30 settembre i pretendenti all’iride. Che anche in assenza di Geraint Thomas e Chris Froome, vincitori di Tour e Giro, restano abbondanti, oltre che ottimi: ecco le dieci facce candidate a salire in cima al podio.

Julian Alaphilippe. Vince perché è quello che quest’anno l’ha fatto più di tutti (dodici successi), perché è predisposto per le grandi corse in linea, perché c’è andato vicino un anno fa. E’ nel momento della carriera in cui gli riesce tutto: maturando ha guadagnato in sicurezza, deve solo non abusarne.

Michal Kwiatkowski. Vince perché è tutto l’anno che va forte, perché al mondiale lo ha già fatto, perché fa parte della ristretta cerchia dei vincitori di classiche che contano. Non si è negato nulla, correndo le due crono per team e individuale, dove ha chiuso quarto: se le pile reggono, occhio. 

Gianni Moscon. Vince perché è l’italiano che sta meglio, perché ha l’occasione per giocare da punta e non da mediano, perché vivendo a Innsbruck conosce meglio di tutti il percorso. Cinque settimane di stop per il gestaccio al Tour gli hanno tolto fondo: se compensa con la rabbia che ha dentro, se la gioca.

Vincenzo Nibali. Vince perché ama i tracciati duri, perché fra Olimpiade e Tour è in credito con la buona sorte, perché è tra i pochi che sa come si fa quando le distanze sono da grande classica. Anche se non al top, è pronto oltre che sereno: l’ispirazione può dargli ciò che gli manca, la Sanremo insegna.

Thibaut Pinot. Vince perché ama le salite, perché alla Vuelta si è risollevato alla grande, perché a forza di girarci intorno prima o poi un traguardo importante lo centra. Nella Francia che dovrà far convivere troppi galletti, la prima fatica sarà andar d’accordo con Alaphilippe e Bardet: nel caso, meglio marcarlo.

Primo Roglic. Vince perché da due mesi ha in testa soltanto a questa corsa, perchè non teme i salitoni, perché al Tour ha confermato di esser pronto per un grande risultato. Per non buttar via energie preziose, ha persino rinunciato alla crono: spesso si vince indovinando la scelta di tempo.

Peter Sagan. Vince perché ha conquistato gli ultimi tre mondiali, perché ama le missioni impossibili, perché negli ultimi due mesi si è allenato pensando a Innsbruck. Dicono tutti che il finale sia troppo duro per il folletto slovacco: il modo migliore per dargli una motivazione in più.

Rigoberto Uran. Vince perché si presenta tirato al punto giusto, perché è uomo di fondo, perché in una grande classica il muso davanti lo ha piazzato spesso. Fra quelli che hanno corso la Vuelta per allenarsi è stato il più bravo a far classifica: su un circuito da colombiani, è il colombiano più in palla.

Adam & Simon Yates. Vincono perché sullo strappo finale possono fare danni, perché sono bravi a programmarsi, perché da bravi gemelli uno è alleato dell’altro. Dei due, Simon è quello che per vincere la Vuelta ha speso più energie: aiutandolo, Adam ha finito per fare il miglior allenamento per il mondiale.

Alejandro Valverde. Vince perché a 38 anni non gli restano tante altre occasioni, perché il percorso sembra averlo disegnato lui, perché ha un palmares che parla da solo. Per quanto apparso in calo nel finale della Vuelta, resta tra i pochi che sanno cosa diventi la corsa dal chilometro 220 in poi.


 

 


Copyright © TBW
COMMENTI
L’undicesima faccia
30 settembre 2018 10:30 canepari
è quella di Domenico Pozzovivo. Vince perché fin da dilettante non è considerato un vincente e quindi nessuno lo considera; perché la salita finale è fatta apposta per lui e, se starà bene, attaccherà. Vince perché la discesa finale non lo spaventa; perché può tenere nel piano finale; perché i compagni di squadra, dietro, correranno per lui. Vince perché finalmente deve lasciare il segno in quello sport che ha onorato con una carriera onesta, irreprensibile e ricca di passione.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Samuel Leroux, trentenne francese che difende i colori della TotalEnergies, ha vinto la terza tappa del Tour Poitou-Charentes en Nouvelle-Aquitaine, una crono di 27, 3 km disputata tra Chauvigny e Jardres. Alle sue spalle nell'ordine Nicolas Milesi (Arkéa-B&B Hôtels) e...


L'australiano Jay Vine è il vincitore della sesta tappa della Vuelta Espana che oggi ha impegnato il gruppo tra Olot e Pal, nel Principato di Andorra. L'atleta della UAE Team Emirates si è presentato sul traguardo alla conclusione dopo venti...


Elisa Longo Borghini torna ad alzare le braccia al cielo: la campionessa italiana si è imposta per distacco, alla sua maniera, nella Kreiz Breizh Elite Femmes, corsa disputata da Pontrieux a Callac sulla distanza di 137, 5 km. Sulle strade...


Arrivano le grandi montagne e i protagonisti più attesi non tradiscono: il belga Jarno Widar ha messo il suo sigillo sulla quinta tappa del Tour de l'Avenir, la Saint-Gervais Mont-Blanc - Tignes di 126 km. Da scalare il Col de...


Si arricchisce del talento polacco Filip Pasterski la campagna acquisti del Pool Cantù-GB Junior per la stagione 2026. Ad annunciare il decimo ingaggio è il manager Gianluca Bortolami che in Pasterski ha individuato l'atleta giusto per competere ad alti livelli...


Chris Froome è stato vittima di un incidente ieri mattina (mercoledì) mentre si allenava nella zona di Saint Raphael, nel dipartimento del Var. Il quarantenne corridore britannico, che non ha mai perso conoscenza e ha potuto parlare con membri del...


Si delineano i contorni della spedizione delle Nazionali di ciclismo ai Mondiali in Ruanda. L’elemento più evidente sarà la partecipazione piena, con il massimo numero consentito dai ranking UCI, delle Nazionali Elite e Donne Elite, con otto atleti. E’ stato...


Dopo la pausa estiva, torna su Raisport la rubrica di ciclismo Radiocorsa. Questa sera alle 20 con Fabio Aru per parlare di Vuelta 2025 e delle sue quattro tappe in Italia e con Dino Salvoldi, CT Pista azzurro, reduce dal...


È stato un brutto risveglio quello dello staff e degli atleti della Team TotalEnergies impegnati al Tour Poitou - Charentes en Nouvelle Aquitaine. Questa mattina la formazione francese ha di venti biciclette ma, come si legge in una nota postata...


L’estate ha cominciato il suo rush finale, l’autunno si avvicina e con lui le grandi classiche italiane di fine stagione. A Lissone fervono già i preparativi per la Coppa Agostoni - Giro delle Brianze 2025, giunta alla sua 78ª edizione...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024