IL PASTO IN VAL D'AOSTA. VAGNEUR, IL RIVOLUZIONARIO SAGGIO

STORIA | 12/07/2018 | 09:09
di Marco Pastonesi

Nel 1968 in Francia gli studenti gridavano “vietato vietare”, in Italia ripetevano “l’immaginazione al potere”, all’Olimpiade di Città del Messico Tommie “Jet” Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri ascoltarono l’inno americano con il pugno chiuso, alle gare di ciclocross Franco Vagneur si presentava con un casco su cui aveva scritto, davanti, “no all’antidoping” e, dietro, “sì alla pillola”.


“Così manifestavo il mio amore per la libertà e per le libere scelte, perfino quella di mettere a repentaglio la propria salute, dunque la propria vita, ricorrendo a pratiche chimiche illecite”. Proprio lui che si era visto superare da corridori naturalmente inferiori eppure non si era piegato a certe tentazioni né si era affidato a facili scorciatoie.


Franco Vagneur, sette volte campione italiano di ciclocross, più di 200 gare vinte dal 1961 al 1982, 12 anni in azzurro più altri 11 da tecnico, era considerato un pazzo. “Perché la prima volta che mi proposero di fare una gara di ciclocross dissi di no, mi sembrava stupido saltare nelle pozzanghere o calpestare le aiuole. Perché venivo da una regione in cui non solo non esisteva il ciclismo, ma si andava pochissimo anche in bicicletta. Perché ero diplomato e poi perché mi sarei laureato, forse il primo corridore a laurearsi. Perché poi ero un insegnante e lavoravo come supplente alle medie. Perché facevo il corridore ma avevo i capelli lunghi. Perché osavo esibire quelle scritte sul casco, rivendicando il diritto di decidere della mia esistenza”.

Ma un po’ pazzo, forse, lo era veramente. “Se penso a quando in Svizzera arrivai al traguardo piangendo per il freddo alle mani, a quando mi rifiutai di andare alla compagnia atleti per il ciclocross perché dichiarai di sentirmi uno stradista, a quando andavo alle corse su una 500 con moglie, meccanico e un amico corridore con quattro bici sul tetto e una volta, al ritorno, legando sul tetto anche due materassi che ci erano stati dati in premio, a tutte quelle volte che mi domandavo se avessi ancora qualcosa da dare o da dire e decidevo di piantarla lì e poi per passione o per incoscienza o per orgoglio ricominciavo, allora forse sì, un po’ pazzo lo era veramente”.

Ha 74 anni, Vagneur, e qui al Giro della Valle d’Aosta è mito e memoria, testimonianza e rito, coscienza e traguardo. “Papà Arturo, contadino, figlio di contadini, tanto che ‘vagneur’ significa seminatore, dissodatore, agricoltore. Mamma Elvira, che emigrò a Chambery per fare la serva a un medico che morì in guerra sotto le bombe mentre cercava di salvare i suoi concittadini, e da allora aveva sempre voluto che mio fratello Pierino e io studiassimo fino a raggiungere quello che lei chiamava ‘un pezzo di carta’, ed era un diploma o una laurea. Pierino seguì studi da tecnico elettricista, io feci le magistrali, poi mi iscrissi alla Bocconi. Così andai ad abitare a Milano, anzi, a Corsico, dormivo nei bagni della sede della società ciclistica, mangiavo in trattoria, studiavo e mi allenavo, studiavo e correvo, studiavo e vincevo, mi laureai in lingue e letterature straniere con una tesi su Jean-Baptiste Cerlogne, poeta dialettale di Saint-Nicolas, il villaggio dei miei genitori”.

Non era una vita facile. “Volevo fare lo stradista, e invece mi ritrovai ciclocrossista. Avevo le doti per dedicarmi alle corse a tappe, e invece concentravo tutto in un’ora di corsa. Ma amavo troppo la libertà, forse ero un individualista, correvo da isolato, da indipendente, una volta conquistai il titolo italiano senza neanche appartenere a un gruppo ciclistico, indossavo la maglia di campione valdostano”. Però, che fenomeno. “Trentaquattro battiti al minuto, otto litri di capacità polmonare, più passavano i giorni e meglio stavo, ma in salita preferivo andare con i rapporti lunghi piuttosto che con quelli agili, e tutti mi criticavano”. Finché si verificò un miracolo. “Mia madre tornò da casa con un ciuffo di insalata avvolto in un foglio di giornale. Su quel foglio c’era un articolo di Gian Paolo Ormezzano in cui si raccontava come Jacques Anquetil prediligesse i rapporti lunghi anche in salita. Fu un’illuminazione. Allora non sono matto, mi dissi, se lo fa un campione come Anquetil, non deve essere del tutto sbagliato. Fu la mia salvezza”.

Nella foto, Franco Vagneur con il valdostano Laurent Rigollet
Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Un grave lutto ha colpito Stefano Di Santo, apprezzato cartografo – e non solo – del Giro d’Italia e delle altre corse di RCS Sport. È improvvisamente e serenamente scomparsa oggi, a quasi 99 anni, sua mamma, la signora Teresa Iaracitano....


Le tradizioni restano, questo è chiaro, ma nel mondo del ciclismo, come nell’automotive in generale, è sempre importante attualizzare anche i concetti che fanno da sempre parte del DNA di un marchio. Questo è quello che accade oggi in casa Passoni...


Era l’inizio della stagione 2025 e Q36.5 insieme al suo team professionistico Q36.5 Pro Cycling Team si è posta l’obiettivo di sviluppare un kit da gara tecnico e performante, un kit di valore assoluto pensato per affrontare freddo e pioggia e...


C’è una novità in arrivo per quanto riguarda l’ultima settimana del Giro d’Italia, la cui presentazione è prevista per lunedì 1° dicembre a Roma. La novità, come scrive L’Adige, riguarda la sede di arrivo della tappa che dovrebbe partire, probabilmente,...


Samuele Zoccarato sarà un nuovo corridore del team MBH Ballan CSB Colpack e si aggiunge al roster 2026, che ormai è stato per gran parte svelato. Il potente passista di San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova, nato il 9...


La trasformazione di Filippo Fiorelli in calabrone è cominciata. Ancora qualche settimana di attesa e il 1° gennaio lo vedremo sfoggiare la maglia giallo-nera della Visma | Lease a Bike, che sancisce il suo passaggio nel WorldTour dopo 6 stagioni...


Quarto agli Europei dopo essere stato prezioso scudiero di Finn ai Mondiali Under 23, dopo due stagioni nel vivaio Intermarché, Simone Gualdi è pronto a passare nel World Tour all'interno della nuova struttura scaturita dalla fusione con la Lotto. In...


L’anno del messicano nel ciclismo (al secolo Isaac Del Toro) si è trasformato nel mese del ciclismo messicano. E ci spieghiamo. Congiunzione astrale favorevole oppure no, vuoi mettere un campionato nazionale tornato a disputarsi proprio ad Ensenada, città natale del...


La Milano-Mantova racchiude una storia insolita che si lega soprattutto alle gare dei Professionisti ma che coinvolge anche la categoria dei dilettanti. La classica delle due città lombarde si svolse per la prima volta il 20 maggio 1906 con la...


La sinergia tra Santini Cycling e Polartec®, punto di riferimento globale nei tessuti performanti per l’abbigliamento tecnico, continua a ridefinire gli standard di eccellenza nel ciclismo. Una partnership fondata su valori condivisi di innovazione e ricerca, che dà vita a capi capaci...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024