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GIRO D'ITALIA | 25/05/2018 | 07:22
Ieri, finalmente, per la prima volta in questo Giro, la fuga centra l’obiettivo e arriva al traguardo esprimendo il vincitore, il giovane e promettente tedesco Maximilian Schachmann che regala alla Quick-Step il quinto successo parziale della corsa rosa dopo il poker di Viviani. I posti d’onore sono occupati a 10” Plaza e a 16” un bravo Mattia Cattaneo e a seguire, con distacchi maggiori, Pfingester, Marcato, Morkov, Kuznetsov, Van Emden, Turrin, Davide Ballerini. Risucchiati dal gruppo Boy Van Poppel e Fonzi che hanno fatto parte della fuga dei dodici.
La parte finale dell’ascesa a Prato Nevoso ha visto i big proporre diverse azioni con la maglia rosa Simon Yates che ha manifestato evidenti difficoltà con Dumoulin, Pozzovivo e Froome che lo anticipano nettamente, 28” per la precisione.
Classifica sempre più corta e oggi tappa importantissima con il Colle delle Finestre, la Cima Coppi del Giro 2018 e che assegnerà pure il Trofeo Vincenzo Torriani, il Sestriere e l’arrivo in salita a Bordonecchia, in località Jafferau.
Tappa da seguire e gustare. La resa dei conti è sempre più vicina.

La partenza è prevista a Venaria Reale, popolosa cittadina confinante con il capoluogo piemontese, ricca di attrattive, con il Parco naturale La Mandria, istituito nel 1978 dalla Regione Piemonte, il primo parco regionale in Italia, con un muro di cinta fatto costruire a metà ’800 da re Vittorio Emanuele II (Torino 1820-Roma 1878), lungo circa ventisette chilometri. All’interno sorge l’omonimo ottocentesco castello sabaudo di Borgo Castello con gli appartamenti reali, dove Vittorio Emanuele visse con Rosa Vercellana (Nizza Marittima 1833-Pisa 1855), nota come la “Bela Rosin”, poi sua moglie morganatica. E’ il secondo parco cintato d’Europa per estensione e al suo interno, con variata flora e fauna, si possono svolgere molteplici attività.
Altra particolarità di Venaria Reale è che con Ceresole Reale, sono gli unici due comuni che presentano nella denominazione il termine ”reale”.
La Reggia di Venaria Reale è una residenza sabauda inserita, con altre, nel 1997, nell’elenco dei patrimoni  dell’umanità UNESCO, costruita nella seconda metà del 1600, che ha vissuto diversi periodi di splendore e decadenza. Il recupero della reggia, abbinato a quello urbanistico di Venaria, con il suo centro storico, le infrastrutture e il Borgo Castello della Mandria, iniziò nel 1978 con progetti messi in opera nel 1988, con ingenti investimenti, per giungere all’attuale stato con inaugurazione nell’ottobre 2007.
La partenza del Giro d’Italia 2011 che ricordava il 150^ anniversario dell’Unità d’Italia avvenne con la cronometro a squadre Venaria Reale-Torino vinta dalla statunitense HTC-Highroad con la prima maglia rosa indossata dal bergamasco Marco Pinotti.

La corsa si avvia dal Parco della Mandria e s’indirizza per Robassomero, comune con varie attività della cintura torinese, quindi Lanzo Torinese, il centro più popoloso delle valli di Lanzo, sul fiume Stura con uno spettacolare ponte del Diavolo e le formazioni geologiche delle Marmitte dei Giganti, la torre civica di Aymone di Challant e altri motivi d’interesse architettonico.
La cittadina ricorda con una targa l’invenzione del “grissino” della fine del 1600 da parte del medico di Lanzo Teobaldo Pecchio, in collaborazione con il fornaio di corte Antonio Brunero, per stimolare l’appetito di giovani principi. Un’invenzione che è diventata nota distintiva della gastronomia piemontese, diffusa ovunque nel mondo co molteplici varianti.
Nativo di Lanzo Torinese era pure Gianluigi Marianini (1918-Vicoforte 2009), eccentrico uomo di cultura, raffinato esteta, con tre lauree, personaggio televisivo con grande popolarità al quiz “Lascia o raddoppia?” condotto da Mike Bongiorno.

COLLE DEL LYS. Si prospetta subito la lunga ascesa al primo GPM di giornata, 1^ categoria, quota m. 1311, del Colle del Lys con pendenza media del 3,3% e la massima12%, nella parte centrale. E’ un’ascesa lunga che, dal ponte sulla Stura di Lanzo, misura km. 28,100 e supera un dislivello di m.915, in uno splendido paesaggio naturale, fra castagni e faggi, fino alla cima. Si supera Viù, comune con territorio assai esteso e numerose frazioni come Col San Giovanni, dove passa la corsa, con la bella e antica chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista del 1614 e il suo campanile del 1100, il più antico delle valli di Lanzo. Vi hanno soggiornato personaggi famosi.

VAL DI SUSA. Dopo lo scollinamento segue la veloce discesa su Rubiana, nella val di Susa, in una conca circondata da cime alpine, quindi Villar Dora, alla sinistra del fiume Dora Riparia, con il castello situato su una piccola collina rocciosa nel centro del paese. Si giunge a Sant’Ambrogio di Torino che segna il termine della discesa, all’imbocco della Val di Susa, ai piedi del monte Pirchiriano, alto m. 962, alla cui sommità si staglia la Sacra di San Michele, nota anche come Abbazia della Chiusa. E’ un complesso di articolati fabbricati che fa corpo con la vetta del monte, in posizione panoramica, con la chiesa che, all’interno, ha forme gotiche nelle navate e romaniche nelle absidi con antichi affreschi e dipinti. E’ un luogo ricco di storia che richiama molti visitatori nella struttura ora affidata alla cura dei padri rosminiani e che è uno dei monumenti più interessanti e simbolici del Piemonte. Pure il centro abitato ha origini antiche ed è sempre stato nella storia un centro di rilevante importanza strategica. Poco sopra l’abitato, ricco di torri medievali, fontane e tipici edifici, sorge il medievale Palazzo Abbaziale.
Carlo Giorda (1946-Grandes Jorasses 1985) alpinista e scialpinista era nativo di qui. Si passa per Sant’Antonino di Susa, già sede dell’importante complesso cotoniero Vallesusa, San Giorio, già luogo di transito lungo la via Francigena, per giungere poi, dopo la sua frazione di Coldimosso, a Susa. E’ lo storico centro di riferimento della zona, dove confluiscono gli itinerari transalpini del Moncenisio e del Monginevro, dominata dalle cime del Rocciamelone alto m. 3538 che, nel medioevo era ritenuto il monte più alto delle Alpi. Per la sua importante, strategica, posizione, Susa era definita “la chiave d’Italia”. Conserva numerosi e importanti monumenti dell’epoca romana e medievale come la Cattedrale dedicata a S. Giusto con il romanico e caratteristico campanile, accanto alla romana Porta Savoia, contiene varie opere di rilievo al suo interno, l’Arco di Augusto dell’anno 8 a.C., nella parte alta di una spianata con diversi reperti romani. D’interesse sono pure le mura romane ben conservate, il Castello della Contessa Adelaide, il Forte della Brunetta, scavato nella roccia nel XVIII secolo.
Dopo Susa si prospetta Meana di Susa, con estesa superficie nel verde, comune composto di ventuno borgate caratteristiche. E’ nativo di qui Aldo Garosci (1907-Roma 2000), storico e politico.

COLLE DELLE FINESTRE. Si è già lungo la salita del Colle delle Finestre fra le Alpi Cozie e le Alpi Graie, che collega la valle di Susa con la Val Chisone. E’ un nome subito entrato nell’aristocrazia della speciale geografia delle “salite sacre” – ciclisticamente parlando –, per diverse peculiarità, sia tecniche, sia paesaggistiche. Fu percorso per la prima volta nell’edizione del Giro d’Italia 2005, 19^ tappa, Savigliano-Sestriere, km. 190, vinta dal venezuelano José Rujano con Simoni a 26” e Di Luca a 1’37”. La maglia rosa Paolo Savoldelli seppe gestire il suo vantaggio rispetto agli avversari che figurano nell’ordine d’arrivo in palpitanti e serrati testa a testa sulla spettacolare salita, lungo la discesa e poi fino al traguardo del Sestriere. Era l’esordio del Colle delle Finestre nella corsa rosa, progetto lungamente vagheggiato da Carmine Castellano e reso possibile da importanti lavori di riqualificazione di quella che era poco più di una mulattiera grazie alla sinergia di vari enti piemontesi stimolati con forza e capacità da Enzo Ghigo, allora presidente della Giunta Regionale, cicloamatore assiduo ed evoluto, attuale presidente della Lega Ciclismo Professionistico della Federazione Ciclistica Italiana. E’ stato un intervento cospicuo, compiuto nel rispetto ambientale, nello scenario naturale che vede la strada svilupparsi in continua, pressochè costante, ascesa per km. 18,500, dal bivio di Susa allo scollinamento, a fianco del forte militare omonimo edificato nel 1891, ora abbandonato. La prima parte della salita, nata come strada militare, subito dopo Meana di Susa, raggruppa ventotto tornanti in rapida successione dei trentatré complessivi che conta la salita, in un folto bosco di castagni e pini. Dopo circa undici chilometri, in località il Colletto (m.1456), termina l’asfalto con la vallata che si amplia fra pascoli con vaste prospettive, e il fondo sterrato accompagna i circa otto chilometri finali allo scoperto, senza vegetazione, con i fianchi della montagna solcati dalla strada che, in occasione della gara, rende perfettamente, quasi didascalicamente, quello che si è soliti indicare, in gergo ciclistico, ripreso dai film western, come “paesaggio con gli indiani” per gli appassionati che disegnano l’intero sviluppo della strada.

I numeri condensano così il Colle delle Finestre: lunghezza km 18,500 con un dislivello di m. 1694 e pendenza media, quasi costante, del 9,2% con uno scalino di massima, nella parte introduttiva, al 14%. E’ a quota m. 2178, la più alta dell’edizione 2018, e pertanto “Cima Coppi” del Giro n. 101 che assegnerà anche al primo in vetta il Trofeo Torriani, nel ricordo dello storico “patron”. E’ la seconda volta che questo accade, dopo il 2015, quando passò in testa Mikel Landa e la tappa con traguardo al Sestriere fu vinta da Fabio Aru. Un altro passaggio al Colle delle Finestre fu nel 2011 con la Verbania-Sestriere, dove il bielorusso Vassili Kiryenka esibì uno dei suoi assolo.

PRAGELATO. La vista che si gode dalla vetta è eccezionale con la discesa, fra prati e pascoli, verso Pourrières, frazione del comune di Usseaux, nella Val Chisone. Da qui inizia la salita verso Sestriere, passando prima da Pragelato, comune sparso che comprende nel suo territorio l’intatta natura del parco naturale della Val Trocea con esempi d’architettura tradizionale occitana. Pragelato è una nota stazione sciistica, sede delle gare di sci nordico per i Giochi olimpici di Torino 2006, dove è stato realizzato anche lo Stadio del Trampolino per il salto con gli sci. Il suo comprensorio sciistico è collegato con quello della Via Lattea. Frequentata villeggiatura anche estiva, presenta una buona produzione casearia.

SESTRIERE. Sestriere, quota m. 2035, GPM di 3^ categoria, ascesa lunga km. 16,200 con pendenza media del 3,8%, la massima al 9% per un dislivello di m. 623, nella sua splendida collocazione fra la Val Chisone e la Val di Susa, creata agli inizi degli anni 1930 dalla famiglia Agnelli quale affermata meta turistica, soprattutto sciistica, con l’attrezzato e moderno comprensorio sciistico della Via Lattea che comprende pure le località di Clavière, Sauze d’Oulx, Cesana, San Sicario, Pragelato. Presenta caratteristiche costruzioni e diversi impianti sportivi, è pure una tradizionale sede di traguardi importanti del ciclismo, Giro e Tour, oltre che di grandi eventi dello sci alpino come le Olimpiadi del 2006 e, sempre per lo sci alpino, i mondiali del 1997 e varie edizioni della Coppa del Mondo.

La corsa rosa ha stabilito qui traguardi nel 1991 con il successo dello spagnolo Eduardo Chozas, 1993 Miguel Indurain, 1994 lo svizzero Pascal Richard, 2000 il polacco Jan Hruska, 2005 il venezuelano Josè Rujano, il bielorusso Vasil Kiryenka nel 2011 e Fabio Aru nel 2015. Il Tour de France già nel 1952 con il successo firmato da Fausto Coppi, nel 1992 un’impresa di Claudio Chiappucci, 1996 Bjarne Riis con una tappa accorciata di soli km. 46 per il maltempo e infine nel 1999 con la casella del vincitore vuota; il primo a passare il traguardo fu Lance Armstrong.

Segue la discesa su Cesana Torinese, con territorio caratterizzato da vari laghetti, luogo di rinomata villeggiatura, soprattutto invernale, con varie manifestazioni. E’ stata la partenza della 15^ tappa del Giro d’Italia 2013 con arrivo in Francia, sul Galibier, vinta da Giovanni Visconti per distacco. Si prosegue, ancora in discesa, verso Oulx, centro dell’alta val di Susa, su un pianoro, con caratteristiche costruzioni e quindi la sua frazione di Savoulx.

BARDONECCHIA. Si giunge infine a Bardonecchia, comune dove è situato l’arrivo di questa dura frazione. E’ il comune più occidentale d’Italia, importante centro turistico sia estivo con caratterizzazione di bike-park, sia invernale – ha ospitato prove delle Olimpiadi invernali 2006 e altre manifestazioni di primo rilievo -, in una conca fra quattro valloni che qui convergono fra i monti delle Alpi Cozie, attraversata da vari torrenti alpini e, fra questi, il Rochemolles, con  l’omonimo lago artificiale originato da uno sbarramento  a quota m. 1978, nella frazione che ha il medesimo nome. E’ importante nodo di comunicazioni con la Francia con il traforo ferroviario del Fréjus sulla linea Torino-Modane, inaugurato il 17 settembre 1871. Nei pressi dell’imbocco del tunnel sorge, su uno sperone, il forte Bramafam, a quota m. 1447, fortificazione realizzata verso la fine del 1800, ora museo. Dal luglio 1980 è affiancato dal tunnel autostradale lungo quasi km. 13. Il Palazzo delle Feste, dell’inizio del 1900, in stile liberty, la parrocchiale di Sant’Ippolito con il pregevole campanile romanico in pietra del XIII secolo, la centralissima via Medail, sono motivi di spicco del comune.

Il traguardo è però più in alto, ai m. 1980 dello Jafferau, salita di 1^ categoria lunga km. 7,200 con un dislivello di m. 654 e pendenza media del 9% e punta di massima al 14%, nella parte iniziale, dopo il ponte di Bardonecchia, che si snoda alle falde dell’omonimo monte con vari impianti di risalita.

L’esordio di questa salita al Giro d’Italia risale al 1972 quando, nella 14^ tappa partente da Savona, Eddy Merckx in maglia rosa, recuperò e staccò lungo la salita, lo scalatore spagnolo Josè Manuel Fuente in avanscoperta solitaria da tempo, vincendo la tappa con 26” su Panizza e 47” sullo stesso Fuente. La tappa è ricordata anche perché nella salita finale alcuni corridori – e fra questi anche nomi di rilievo – fecero ricorso all’aiutino dell’ammiraglia, attaccandosi, ma furono poi squalificati e messi fuori corsa. Altro arrivo a Bardonecchia nel 1984 con il successo del norvegese Dag-Erik Pedersen e, nel 2013 la vittoria fu assegnata a Vincenzo Nibali, già in maglia rosa, per la squalifica di Mauro Santambrogio, primo a passare il traguardo, in una giornata fredda con pioggia e pure neve.

Giuseppe Figini
(dal TV Roadbook del Giro d'Italia)

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