Domani il processo a Riccò: rischia 20 mesi

| 01/10/2008 | 18:41
Si svolgerà domattina alle 11 l'udienza del Tribunale Nazionale Antidoping sul caso di Riccardo Riccò. Il dibattimento, presieduto da Francesco Plotino, sarà a porte chiuse: Riccò deve rispondere di due imputazioni, la prima relativa alle due distinte positività all'Epo di terza all Tour de France, mentre la seconda fa capo alla "frequentazione con un soggetto squalificato o inibito dall'ordinamento sportivo". La Procura Antidoping ha deferito Riccò con una richiesta di venti mesi di squalifica, dieci in meno rispetto al massimo della pena per la somma delle due violazioni al codice Wada, l'Agenzia Mondiale Antidoping. Lo sconto, secondo quanto si è appreso lunedì, è dovuto alla collaborazione dell'atleta, che a detta del suo avvocato, Alessandro Sivelli, ha fatto i nomi "di un suo ex compagno di squadra, licenziato come lui" e di un dirigente "che ha un ruolo marginale". L'identikit del compagno di squadra porta al nome di Leonardo Piepoli sul quale pende un probabile deferimento della Procura Antidoping del Coni. Riccò ha anche ammesso la frequentazione del "soggetto inibito", ovvero il controverso medico abruzzese Carlo Santuccione, personaggio chiave dell'inchiesta penale Oil for Drug, su cui indaga anche la Procura di Roma. L'avvocato Sivelli punterà ad ottenere il massimo dello sconto sui 30 mesi della pena base: la metà. Il traguardo è quello dei 15 mesi di stop, anche se l'approccio sarà comunque cauto perché la squadra dei legali di Riccò sa che il Tribunale di Plotino potrebbe anche inasprire la sanzione raccomandata da Torri. Il legale ha definito "illogico" l'articolo del codice Wada che consente una riduzione del periodo di squalifica solamente nel caso in cui l'atleta incolpato fornisca alle autorità sportive il nome di un tesserato coinvolto in faccende di doping.

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