C'è anche l'Italia dietro al primo test contro il Gh
| 29/07/2008 | 19:08 C'è anche l'Italia dietro il primo test capace di scovare nelle urine la sostanza dopante più difficile da trovare, l'ormone della crescita. Il nuovo test, realizzato dalla George Mason University della Virginia, dall'industria privata Ceres nanoscience e da una ricercatricen italiana, è al momento allo studio delle autorità sportive americane per essere adottato. E appena validato potrà essere
un'arma efficace per la lotta alla sostanza principe del doping,
l'ormone della crescita.
L'ormone della crescita, detto Gh o anche Hgh (human groth hormon) favorisce il recupero e la crescita muscolare, e persino il test realizzato per l'esame del sangue non sempre riesce a trovarlo, al punto che in nessun atleta famoso è stato riscontrato. In passato la velocista Marion Jones e alcuni giocatori di baseball professionisti hanno ammesso l'uso di questa sostanza vietata. I ricercatori, fra cui l'italiana Alessandra Luchini (che ha ricevuto una borsa di studio
dell'Istituto superiore di sanità per questi studi) hanno sviluppato una particella delle dimensioni di un quinto di quelle dei globuli rossi (un millesimo di millimetro) in grado di attrarre, intrappolare e “proteggere” le molecole di Hgh nelle urine.
«Le nanoparticelle sono commercialmente già disponibili, noi abbiamo aggiunto soltanto un'esca, cioè una sostanza che permette loro di riconoscere l'ormone - spiega la Luchini - queste particelle, che sono fatte di un materiale simile a quello delle lenti a contatto, agiscono circondando l'ormone, e questi agglomerati possono essere rivelati con un equipaggiamento molto semplice e in pochi minuti».
«La ricerca è stata possibile grazie ad un accordo di cooperazione italo-americano finalizzato alla ricerca di test predittivi e markers tumorali - ha spiegato il presidente dell'Istituto superiore di sanità Enrico Garaci. La tecnica del nanotrap si è rivelata efficace anche per identificare piccole particelle difficili da scoprire perchè hanno una rapida degradazione come appunto l'ormone della crescita».
Secondo i ricercatori il nuovo test, che riesce a trovare l'ormone anche due settimane dopo l'assunzione, mentre quello nel sangue si ferma a 48 ore, potrebbe essere sul mercato entro pochi mesi, e le autorità sportive statunitensi si stanno già interessando della sua applicazione. La Ceres Nanoscience, di cui fa parte anche la ricercatrice italiana, ha già brevettato il metodo:«Mi trovo molto bene qui, e sono già rimasta più del previsto - afferma la Luchini - ma mi piacerebbe tornare a casa prima o poi».
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