È davvero una lettera toccante, che merita di essere letta, quella che Tomas Colbrelli ha scritto a suo fratello Sonny pubblicandola su Facebook.
«Penso sia arrivato il momento di dedicarti qualche parola, visto che non te né ho dedicate molte specialmente via social, dove sono sempre rimasto nel mio piccolo o meglio nel mio nulla (visto che non sono molto social), per farti capire l’importanza.
Beh che dire Sonny… inizia un nuovo libro ora, il precedente è già stato editato, con nuovi capitoli tutti da scrivere e che saprai sicuramente riempire. L’unico capitolo che lascerai vuoto credo sia il primo, sarà anche il più lungo, ma non infinito, quello dedicato al tempo per accettare tutto quello che ti è accaduto, anche se sarà difficile, quasi impossibile, ma non hai altre opzioni e devi passare a scrivere il secondo capitolo.
Descrivere le tue vittorie più importanti sarebbe uno spreco di parole e a quelle ci hanno già pensato i giornalisti e tutto il mondo che gira attorno al ciclismo a suo tempo. Quello che posso descriverti, rimanendo in tema, è quella parte del cuore morta, che non pomperà più emozioni nel sangue di noi famigliari e dei tuoi fans, perchè respirarle sarà impossibile, nessun altro ce le darà.
In questi giorni, o meglio mesi, solo tu realmente sai cosa provi, esclusivamente tu, in quella tua testa così tanto contorta e dura, che non ci provo nemmeno ad entrare per la paura (la rima mi è uscita spontanea me ne sono accorto nel rileggere). Quella stessa testa che una volta trovata la chiave, e aperta la serratura, ti ha fatto fare quel salto di qualità in cui solo tu non credevi in tutti questi anni, tanto che stavamo smettendo di crederci pure noi oramai. Adesso devi trovare una nuova chiave per aprire una nuova serratura, ecco non pensare di metterci di nuovo tutti questi anni eh! Adelina, Tomaso e Vittoria non possono aspettare così tanto hanno bisogno di TE.
Devi iniziare a cercare quella chiave e chiudere quella porta con data 21 Marzo, che porta con se quei pensieri ricorsivi che ti occupano la mente: “Perché a me? Perché proprio nel momento in cui ero arrivato alla cima di quella montagna che mi sembrava impossibile da scalare? E ora come e cosa nè sarà?” e tu rimani lì passivo, mentre loro scorrono, scorrono e riscorrono come un rullino fotografico infinito.
Certo Sonny, vivendoti penso che quella maledetta bici ti ha decisamente più tolto che dato, ma non sapremo mai se tutto quello che mancava te l’ha dato in una scossa unica nel momento in cui il tuo cuore ha smesso di battere. Ecco se così fosse ti ha dato quello che nessun’altra cosa a sto mondo potrebbe darti, una seconda vita. Credo che questa valga più di una Parigi-Roubaix, o qualunque cosa tu possa mai immaginare, il potersi alzare la mattina mettere i piedi a terra e... vivere, guardare negli occhi Adelina e i tuoi figli e crescere insieme a loro.
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