SOFFI AL CUORE. SONNY E IL DEFIBRILLATORE DISEGUALE

NEWS | 04/11/2022 | 08:08
di Gian Paolo Porreca

Sonny Colbrelli, il ciclista italiano campione di Italia, campione di Europa e vincitore indimenticabile della Parigi-Roubaix nello stesso anno di grazia 2021, ha annunciato nei giorni scorsi il suo ufficiale addio all'attività agonistica.


Dolorosamente, a soli 32 anni, per questo talento ultimo del nostro ciclismo vigente, dopo Vincenzo Nibali, il congedo è stato reso obbligato a causa dell'impianto di un defibrillatore cardiaco, trattamento categorico dopo la crisi aritmica con tachicardia ventricolare insorta all'arrivo della prima tappa del Giro di Catalogna, ad inizio di questa stagione.


L'essere portatore di un dispositivo elettromedicale salvavita come un defibrillatore sottocutaneo rende infatti, secondo la legislazione medico-sportiva vigente in Italia, NON IDONEO l'atleta professionista alla prosecuzione della pratica agonistica. E questo in accordo ad una visione saggiamente cautelativa, ed estremamente difforme da altre nazioni, e dall'ambito ad esempio del pianeta calcio: si pensi alla Gran Bretagna che ha concesso a Christian Eriksen, il centrocampista danese già in forza all'Inter di continuare a giocare nel Manchester United, o all'Olanda che permette a Daley Blind, un figlio d'arte, di proseguire nel suo ruolo di cursore di fascia nell'Ajax. Ambedue lecitamente in campo con il supporto di un device elettromedicale di siffatta ragguardevole delicatezza.

Si è detto, a motivazione di tale permissività, che un ulteriore accidente cardiaco sarebbe meno rischioso nel rettangolo protetto di uno stadio per una partita di calcio, che non sotto il cielo aperto en plein air di una strada per una corsa ciclistica. E che di fatto gli eventuali tempi di soccorso cardiologici sarebbero, in assoluto, drammaticamente diversi... Sarà. Ognuno ha il suo ‘habeas corpus’.

Ma al gentile Sonny Colbrelli, da chirurgo cardiovascolare e narratore di sport vita natural durante, sentiamo lecito dedicare la nostra carezza (clinicamente) paterna. Che sia stata allora davvero vittoriosa quella sua sconfitta - secondo in volata, dietro l'australiano Michael Matthews - nella prima tappa del Giro della Catalogna 2022. Era il 21 marzo. Ma per la vita a venire di un giovane uomo già campione di ciclismo, chissà, era davvero un fortunato primo giorno di tante altre primavere.

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